A Kobane sventola la bandiera nera dell'Isis

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Continuano gli scontri per il controllo della città curda al confine con la Turchia. Intanto i genitori di Peter Kassig, giovane ostaggio americano, lanciano un appello per la sua liberazione, diffondendo parti di un suo messaggio: "Ho paura di morire"

Gli jihadisti sunniti dello Stato islamico (Isis) hanno issato la loro bandiera nera nei sobborghi orientali della città di Kobane, al confine tra Siria e Turchia (FOTO). La città è ormai da molti giorni teatro di violentissimi scontri tra i peshmerga curdi e i miliziani islamici. Da ore due bandiere di colore nero, come quelle del Califfato Islamico, sono visibili in cima a un edificio di quattro piani, in una zona vicinissima a quella dei combattimenti, a documentare l'avanzata dell'Isis verso il confine.
Oltre 2.000 abitanti di Kobane sono state evacuate dalla città per l'inarrestabile avanzata
di Isis.
Ieri notte almeno 20 jihadisti di Isis sono stati uccisi mentre con il buio cercavano di entrare in città, come ha riferito l'Osservatorio siriano per i diritti umani, specificando che i terroristi sono stati fermati dai peshmerga curdi dell'Ypg (Unità di Difesa del Popolo, il braccio armato del Comitato Supremo Curdo del Kurdistan siriano).
L'Ypg è la formazione cui apparteneva anche la donna curda kamikaze, Arin Mirkan, che si è fatta saltare ieri in aria vicino a una postazione di Isis, ed anche la 19enne curda, Ceylan Ozalp, che il 3 ottobre vicino a Kobane si era invece uccisa sparandosi alla testa con l'ultimo colpo piuttosto di finire prigioniera di Isis quando aveva esaurito le munizioni.

Attacchi aerei non fermano l'avanzata jihadista - Stamane invece almeno 30 peshmerga curdi sono morti a causa di due attentati suicidi nella città siriana di Hasakah, non nord-est del Paese, ad oltre 140 km da Kobane. La città è una delle tre principali aeree curde della Siria ed è ormai circondata sul lato orientale, occidentale e meridionale (al nord c'è la Turchia). Ma come si temeva, senza un adeguato sostegno militare sul terreno, gli attacchi aerei della coalizione anti-Isis non sono riusciti a fermare l'avanzata jihadista. I curdi lo dicono da tempo: non è sufficiente bombardare. E oggi l'ex capo del personale delle forze armate del Regno Unito, il generale Sir David Richards, ha definito "senza senso" la scelta di chi ha inviato i caccia Tornado in Iraq senza prevedere una "complementare" strategia di terra.

La lettera dell'ostaggio Kassig: "Ho paura di morire" - Intanto, i genitori di Peter Kassig, ostaggio americano nelle mani dei jihadisti dell'Isis, hanno diffuso alcune parti di una lettera che il figlio ha scritto dalla sua prigionia. Il giovane - un ex soldato americano divenuto operatore umanitario, rapito un anno fa e minacciato nell'ultimo video diffuso dall'Isis di essere il prossimo ostaggio decapitato - dice di aver "paura di morire", ma essere in pace con la sua fede (VIDEO).



Peter Kassig, che si è convertito all'Islam ed ora preferisce farsi chiamare Abdul Rahman, aggiunge che prega ogni giorno. Nell'accorato messaggio-video con il quale i genitori fanno un appello per il suo rilascio, la coppia spiega che la sua conversione è in linea con il cammino spirituale intrapreso dal giovane; e aggiungono di aver deciso di divulgare la lettera, inviata nel giugno scorso, perché "il mondo possa capire perché noi e così tante persone lo amiamo e lo ammiriamo".

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