Iraq nel caos: rischio golpe, mentre Isis avanza

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I miliziani conquistano Jalawla, situata a soli 115 chilometri a nord-est di Baghdad. La maggioranza sciita scarica al-Maliki e indica il numero due del Parlamento. Sostenitori del primo ministro scendono in piazza per protestare

E' caos a Baghdad, dove il presidente della Repubblica, Fuad Masum, ha incaricato un esponente sciita, Haidar al-Abadi, di formare un nuovo governo che favorisca una riconciliazione con la comunità sunnita. Decisione, questa, che non piace al premier in carica Nuri al-Maliki che non dà segno di volersi dimettere. "Porremo rimedio all'errore" ha affermato denunciando che la designazione a premier di Abadi rappresenta una "pericolosa violazione" della costituzione.

La maggioranza sciita scarica al-Maliki - Dopo aver ricevuto l'incarico, al-Abadi, che ha una fama di pragmatico e abile tessitore di alleanze, ha fatto appello a tutti gli iracheni perché mostrino "unità contro la selvaggia offensiva dello Stato islamico". Ma un deputato vicino ad Al Maliki, Hanan al Fatlawi, ha affermato che la nomina del nuovo primo ministro "non ha valore legale". Al Abadi, ha detto Al Fatlawi, "non rappresenta la formazione dello Stato del Diritto", la coalizione dello stesso Al Maliki, che fa parte della più grande coalizione sciita Alleanza Nazionale. E sono centinaia i sostenitori di al-Maliki scesi in piazza a Baghdad per chiedere che gli venisse conferito un nuovo incarico.

Onu e Usa appoggiano la scelta del presidente Masum

Lo Stato Islamico espugna la città di Jalawla - In uno scenario così esplosivo, la minaccia rappresentata dallo Stato Islamico non solo resta in primo piano, ma s'ingigantisce: anche perché, nonostante i raid aerei Usa sulle postazioni degli ultra-integralisti, questi hanno messo a segno un nuovo successo strappando ai peshmerga, i combattenti curdi, la strategica Jalawla, situata soli 115 chilometri a nord-est di Baghdad, più due villaggi vicini. Intanto, continua il dramma di decine di migliaia di profughi della minoranza Yazidi, fuggiti nei giorni scorsi dalla città di Sinjar conquistata dai jihadisti (LE FOTO). Secondo la deputata Vian Dakhil, appartenente a questa comunità, "50 bambini al giorno" muoiono sulle montagne intorno a Sinjar, dove molti sfollati sono bloccati senza viveri ed acqua. Altre migliaia, invece, affrontano in condizioni difficilissime il viaggio verso la frontiera siriana, distante decine di chilometri, per mettersi in salvo.

Italia studia piano per inviare armi ai curdi - Usa a parte, la palla passa adesso all'Unione Europea: la titolare della Farnesina, Federica Mogherini, ha chiesto la convocazione di un Consiglio straordinario degli Affari Esteri e, pur escludendo la partecipazione dell'Italia a un vero e proprio intervento militare nel Paese arabo, ha ammesso che "verifiche tecniche" sono in corso, anche da parte della Difesa, per un eventuale "sostegno all'azione militare" del governo autonomo del Kurdistan: in sostanza fornire armi e munizioni ai peshmerga, come auspicato direttamente dal presidente curdo Massud Barzani nelle sue molteplici richieste di aiuto.

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