Gaza, Israele: no tregua di 7 giorni. Ma accetta stop 12 ore

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Netanyahu annuncia una pausa del conflitto a partire dalle 6 di sabato. In precedenza il gabinetto di sicurezza israeliano aveva rifiutato il cessate il fuoco di una settimana, che aveva incassato l'apertura di Hamas a certe condizioni, proposto da Kerry

Tregua di una settimana no, pausa di 12 ore del conflitto sì. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha annunciato uno stop, a partire dalle 7 di sabato (le 6 in Italia), dell'offensiva nella Striscia di Gaza. Poco prima il gabinetto di sicurezza dello Stato ebraico aveva respinto la proposta di cessate il fuoco di 7 giorni avanzata dal segretario di Stato Usa, John Kerry. Proposta che, a determinate condizioni (come il rilascio dei prigionieri palestinesi e l'allargamento dell'area di pesca davanti le coste di Gaza), era invece stata accettata da Hamas.

Il no alla proposta Kerry - "L'offerta di Kerry mette in risalto i vantaggi che Hamas sta cercando, più che dare priorità alle nostre domande di sicurezza. Era inaccettabile", era stato il commento israeliano trapelato su Haaretz. La decisione di respingere il piano, presa a quanto risulta all'unanimità, e di ripiegare su una tregua più breve sarebbe stata dettata dall'insoddisfazione per il contenuto della proposta. Il punto di contrasto - secondo la tv di Stato israeliana - sarebbe che lo Stato ebraico intende restare nella Striscia e continuare a distruggere i tunnel usati da Hamas per entrare in territorio israeliano.

I punti del cessate il fuoco Usa - La proposta avanzata alle parti da Kerry - secondo quanto confermato dallo stesso capo della diplomazia Usa in una conferenza stampa al Cairo con Ban ki-Moon - prevedeva come primo passo una tregua umanitaria temporanea, da sabato o al massimo da domenica, di una settimana. Durante questo lasso di tempo le parti, grazie alla mediazione internazionale, avrebbero cominciato a negoziare su punti di sicurezza, economici e politici, per un accordo duraturo. All'inizio tra i punti era previsto che durante la tregua le forze israeliane non avrebbero lasciato del tutto la Striscia: evidentemente, almeno a giudicare dalla risposta di Israele, questo punto non sarebbe poi passato nella parte conclusiva della possibile intesa. Sempre secondo le anticipazioni dei media, gli Usa, il segretario generale dell'Onu e l'Unione Europea si sarebbero fatti garanti con entrambe le parti che i negoziati, al Cairo, avrebbero riguardato temi come la demilitarizzazione della Striscia ma anche la fine del blocco e la ricostruzione dei danni subiti da Gaza durante le operazioni e altri temi economici.

Sabato vertice a Parigi - Kerry ha provato, insieme al segretario generale dell'Onu Ban ki-Moon e all'Egitto, a tirare le fila di un lavoro diplomatico complesso, che ha visto anche il ministro degli Esteri turco Ahmed Davutoglu andare in Qatar, dove c’è il leader di Hamas Khaled Meeshal, per favorire la tregua. Lavoro che proseguirà sabato, a Parigi, con la riunione alla quale parteciperanno, oltre a Kerry, il ministro degli Esteri Federica Mogherini e i capi della diplomazia francese Laurent Fabius, tedesca Frank-Walter Steinmeier, britannica Philip Hammond, turca Ahmet Davutoglu e i mediatori del Qatar.

Sale il bilancio delle vittime - Intanto, nel 18esimo giorno di conflitto, è salito a oltre 820 morti il bilancio delle vittime palestinesi dall'inizio dell'operazione israeliana nella Striscia di Gaza. A riferirlo sono state fonti mediche, dopo l'attacco alla scuola Onu costato 17 morti e 100 feriti. Mentre continua la pioggia di razzi sulle città israeliane, i combattimenti nella Striscia, alla vigilia della fine del Ramadan e dell'arrivo della “Notte del destino”, sono apparsi meno intensi di quelli dei giorni precedenti. I feriti in tutto sono più di 5.200. Oltre 30, invece, i caduti israeliani, tra cui 3 civili. La ong Oxfam, poi, fa sapere che sono 170 i bambini finora uccisi e 116 le scuole danneggiate dai bombardamenti nella Striscia, mentre la conta degli sfollati, ormai 170 mila - molti dei quali sono costretti a sopravvivere con soli 3 litri di acqua al giorno -, non si ferma.

Tensione anche in Cisgiordania - La situazione si è incendiata anche in Cisgiordania, dove in un'atmosfera di ritorno di Intifada 5 palestinesi sono rimasti uccisi nel corso di manifestazioni di solidarietà con la popolazione della Striscia e contro l'esercito israeliano. Tensione altissima anche nella città vecchia di Gerusalemme, presso la Spianata delle Moschee, dove è stata bruciata una stazione di polizia e dove i fedeli musulmani hanno forzato il blocco della polizia israeliana che impediva l'ingresso ai più giovani di 50 anni.

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