Siria, trionfa Bashar al Assad. Usa: "Una vergogna"

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Presidenziali in Siria: vittoria scontata per il regime di Assad (Credits: Getty)
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Il presidente è stato rieletto con l'88% dei voti. Sullo sfondo un Paese ancora in piena guerra civile che il regime controlla solo in parte. L'opposizione e vari Paesi stranieri parlano di "farsa"

Bashar al Assad è stato rieletto con l'88,07% dei voti. Lo ha annunciato il presidente del parlamento di Damasco. L'uomo forte siriano, al potere dal 2000, conquista così il terzo mandato. Ha voluto le elezioni nonostante il Paese sia dilaniato da una sanguinosa guerra civile che in tre anni ha provocato più di 162 mila morti e 9 milioni di sfollati di cui 3 sono profughi.

Gli sconfitti - Bashar el-Assad era sicuro di vincere nel confronto con due candidati pressocché sconosciuti: Maher al-Hajjar, un deputato dell'opposizione tollerata da Damasco, e Hassan al-Nuri, un ex ministro per la pubblica amministrazione che ha perfino dichiarato di non sentirsi in competizione con Assad.
Alle urne (guarda le foto) sono stati chiamati quasi 16 milioni di elettori, ma le elezioni sono state liquidate come una "farsa" dalle opposizioni.
A garantire la regolarità del voto sono intervenuti gli osservatori dei paesi amici del regime: Iran, Uganda, Mozambico, Bolivia, Filippine, Venezuela e Tagikistan.
Le forze di Assad, sostenute dagli alleati, tra cui il governo di Teheran ed Hezbollah, controllano la Siria centrale, mentre i ribelli e i jihadisti arrivati anche dall'estero hanno preso il dominio di vaste aree nel nord e nel settore orientale.

La reazione degli Usa - Intanto, è arrivata la dura reazione degli Stati Uniti, che tramite la portavoce del Dipartimento di stato americano Marie Harf, giudicano le elezioni "una vergogna".
Il presidente Bashar al-Assad, dice Harf, è un "brutale dittatore", che "non ha più credibilità oggi di quanta ne avesse ieri". Quanto al regime di Damasco, aggiunge, ha "intenzionalmente negato a milioni di siriani il diritto di voto e continua a massacrare quell'elettorato che sostiene di voler rappresentare e difendere". Gli Stati Uniti hanno definito le elezioni messe in scena dal regime come "distaccate dalla realtà e prive di partecipazione politica".

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