Nulla di fatto dagli incontri a Ginevra tra il regime di Assad e le opposizioni. L'inviato Onu Brahimi si scusa con il popolo siriano. Gli attivisti intanto denunciano: dall'inizio del conflitto migliaia di vittime, oltre 7mila sono minori
Un nulla di fatto ha segnato il secondo round di colloqui internazionali a Ginevra tra regime e opposizioni in esilio, tanto che il mediatore Onu Lakhdar Brahimi si è per questo scusato pubblicamente "con il popolo siriano", mentre il presidente americano Barack Obama ha evocato l'aumento di non meglio precisate pressioni sul regime di Damasco. Un fallimento, rivela il Wall Street Journal, che potrebbe portare l'Arabia Saudita a fornire ai ribelli anti-Assad le armi più moderne e letali: i missili antiaerei portatili. Una decisione vista di cattivo occhio da Washington il cui timore è che queste armi possano finire alle frange più estremiste e usati anche contro gli aerei di linea occidentali.
E intanto l'Osservatorio nazionale per i diritti umani aggiorna il tragico bilancio dei morti. In tre anni di violenze il conflitto siriano è costato la vita a oltre 140mila persone. Circa 50mila sono civili e di questi oltre 7mila minori e circa 5mila donne.
Dal terreno, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha chiesto alle autorità siriane e ai ribelli di potere rientrare nel campo profughi palestinese di Yarmuk a Damasco per ridistribuire aiuti umanitari. Mentre per il quarto giorno consecutivo è proseguita l'offensiva di terra e di aria da parte del regime di Damasco contro Yabrud, una località ribelle a nord della capitale e a ridosso del confine libanese. All'offensiva partecipano anche miliziani sciiti libanesi di Hezbollah e correligionari iracheni, giunti in sostegno delle forze lealiste.
Sul piano diplomatico, Brahimi ha affermato che ci potrà essere un terzo round di colloqui tra le parti ma che nessuna data à stata fissata. "Penso sia meglio che ogni parte torni a casa, rifletta e assuma la responsabilità di sapere se vuole che questo processo di pace si svolga o no", ha detto Brahimi, in partenza per New York dove incontrerà il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon.
Al termine del secondo giro dei colloqui le parti si sono dette d'accordo sui punti da affrontare nel prossimo round (lotta alla violenza e al terrorismo, organo esecutivo di transizione), ma la delegazione del governo di Damasco ha rifiutato la proposta del mediatore di cominciare alternando il tema della "lotta al terrorismo" e quello del futuro governo di transizione, ritenuto prioritario dall'opposizione.
Questo rifiuto, ha "alimentato il sospetto dell'opposizione che il governo non voglia discutere affatto dell'organo esecutivo di transizione", ha detto Brahimi, che ha inoltre auspicato un nuovo incontro ad alti livelli tra Russia e Stati Uniti, sponsor della conferenza di Ginevra.
E mentre Francia e Gran Bretagna accusano il regime siriano di aver fatto fallire i colloqui, Obama ha detto che "ci saranno passi intermedi che dovremo prendere per l'assistenza umanitaria" nel Paese, e che "ci sono passi intermedi che possiamo prendere per aumentare la pressione sul regime di Assad". Il presidente siriano deve dimettersi, ha ribadito Obama.
E intanto l'Osservatorio nazionale per i diritti umani aggiorna il tragico bilancio dei morti. In tre anni di violenze il conflitto siriano è costato la vita a oltre 140mila persone. Circa 50mila sono civili e di questi oltre 7mila minori e circa 5mila donne.
Dal terreno, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha chiesto alle autorità siriane e ai ribelli di potere rientrare nel campo profughi palestinese di Yarmuk a Damasco per ridistribuire aiuti umanitari. Mentre per il quarto giorno consecutivo è proseguita l'offensiva di terra e di aria da parte del regime di Damasco contro Yabrud, una località ribelle a nord della capitale e a ridosso del confine libanese. All'offensiva partecipano anche miliziani sciiti libanesi di Hezbollah e correligionari iracheni, giunti in sostegno delle forze lealiste.
Sul piano diplomatico, Brahimi ha affermato che ci potrà essere un terzo round di colloqui tra le parti ma che nessuna data à stata fissata. "Penso sia meglio che ogni parte torni a casa, rifletta e assuma la responsabilità di sapere se vuole che questo processo di pace si svolga o no", ha detto Brahimi, in partenza per New York dove incontrerà il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon.
Al termine del secondo giro dei colloqui le parti si sono dette d'accordo sui punti da affrontare nel prossimo round (lotta alla violenza e al terrorismo, organo esecutivo di transizione), ma la delegazione del governo di Damasco ha rifiutato la proposta del mediatore di cominciare alternando il tema della "lotta al terrorismo" e quello del futuro governo di transizione, ritenuto prioritario dall'opposizione.
Questo rifiuto, ha "alimentato il sospetto dell'opposizione che il governo non voglia discutere affatto dell'organo esecutivo di transizione", ha detto Brahimi, che ha inoltre auspicato un nuovo incontro ad alti livelli tra Russia e Stati Uniti, sponsor della conferenza di Ginevra.
E mentre Francia e Gran Bretagna accusano il regime siriano di aver fatto fallire i colloqui, Obama ha detto che "ci saranno passi intermedi che dovremo prendere per l'assistenza umanitaria" nel Paese, e che "ci sono passi intermedi che possiamo prendere per aumentare la pressione sul regime di Assad". Il presidente siriano deve dimettersi, ha ribadito Obama.