Sarebbero almeno 35 (tra cui donne e bambini) gli immigrati che hanno perso la vita nel corso della taversata. Il camion su cui viaggiavano si è bloccato e i cadaveri sono stati individuati lungo la strada: "stavano cercando un'oasi per idratarsi"
E' di almeno 35 migranti nigeriani morti di sete il bilancio di una nuova tragedia dell'immigrazione, nel deserto tra Niger e Algeria. Per ora sono stati trovati i cadaveri di due donne e tre adolescenti, ha detto un ufficiale. Diciannove i superstiti.
Il camion su cui viaggiavano si è bloccato nel deserto. La gran parte dei migranti morti "erano donne e adolescenti" e i cadaveri "sono stati individuati lungo la strada" da diversi testimoni, ha detto il sindaco di Arlit, nel nord del Paese.
Il guasto e la ricerca di un'oasi - Una conferma arriva anche da un altro sindaco, Rhissa Feltou, di Agadez. Il 15 ottobre "una sessantina di migranti" erano partiti da Arlit a bordo di due camion. Un mezzo si è fermato per un guasto e l'altro, senza nessuno a bordo, è partito per cercare pezzi di ricambio e tentare una possibile riparazione dei guasti. I migranti rimasti a piedi si sono divisi in piccoli gruppi "alla ricerca di un'oasi" e "alcuni sono riusciti ad arrivare ad Arlit e avvisare l'esercito". Secondo il responsabile della Ong Synergie, Azaoua Mamane, tra i migranti "c'erano famiglie intere, per questo c'erano tante donne e bambini".
Il camion su cui viaggiavano si è bloccato nel deserto. La gran parte dei migranti morti "erano donne e adolescenti" e i cadaveri "sono stati individuati lungo la strada" da diversi testimoni, ha detto il sindaco di Arlit, nel nord del Paese.
Il guasto e la ricerca di un'oasi - Una conferma arriva anche da un altro sindaco, Rhissa Feltou, di Agadez. Il 15 ottobre "una sessantina di migranti" erano partiti da Arlit a bordo di due camion. Un mezzo si è fermato per un guasto e l'altro, senza nessuno a bordo, è partito per cercare pezzi di ricambio e tentare una possibile riparazione dei guasti. I migranti rimasti a piedi si sono divisi in piccoli gruppi "alla ricerca di un'oasi" e "alcuni sono riusciti ad arrivare ad Arlit e avvisare l'esercito". Secondo il responsabile della Ong Synergie, Azaoua Mamane, tra i migranti "c'erano famiglie intere, per questo c'erano tante donne e bambini".