Il presidente siriano, in un'intervista a Fox News, ammette che il suo esercito possiede un arsenale di gas tossici e conferma l'impegno assunto con Mosca: "Pronti a trasferirle a qualunque Paese disposto a prenderle in consegna"
La Siria possiede armi chimiche ma è decisa a distruggerle. Bashar al-Assad, in un'intervista video rilasciata alla tv americana Fox News, ammette esplicitamente il possesso di arsenali di gas tossici pur negando ancora una volta di essere stato lui a farli usare lo scorso 21 agosto. Il presidente siriano conferma l'impegno a "sbarazzarsene" e puntualizza che servirà "un anno o poco più" per portare a termine l'operazione.
L'intervista di Assad - Bashar al Assad non ha rinnegato gli obblighi previsti dal recente accordo russo-americano sul disarmo chimico del suo Paese, dopo la disponibilità manifestata attraverso l'intermediazione di Mosca. Il presidente siriano ha indicato in un miliardo di dollari la spesa prevista per lo smaltimento e si è detto pronto fin da subito a trasferire l'intero arsenale non convenzionale siriano in qualunque Paese disposto ad assumersi il rischio di prenderlo in consegna e stoccarlo.
Rivolgendosi al pubblico americano, il leader siriano ha invitato Barack Obama a prestare ascolto al "buon senso del suo popolo", in maggioranza contrario, secondo i sondaggi, all'ipotesi di nuove iniziative militari in Medio Oriente. Chiede poi in modo provocatorio se "gli Usa sono disposti a pagare la spesa per lo smaltimento o se vogliano prendersi in carico le armi".
Putin: "Uso gas provocazione dei ribelli" - Ci sono "tutti i motivi per supporre un'abile provocazione" dietro l'attacco con armi chimiche in Siria il 21 agosto, anche se è stata "primitiva la tecnica di esecuzione": lo ha ribadito Vladimir Putin, durante i lavori del club di Valdai. Il presidente russo ammette di non poter essere sicuro al 100% che il governo siriano rispetti l'accordo per la distruzione delle armi chimiche, ma a suo avviso gli ultimi sviluppi della situazione ispirano "fiducia" sulla volontà di Damasco di andare fino in fondo.
Intanto Mosca non esclude la possibilità di un contatto tra dirigenti siriani e rappresentanti dell'opposizione a margine della sessione dell'assemblea generale dell'Onu a New York. L'ipotesi è stata ventilata dal viceministro degli esteri Mikhail Bogdanov, citato dall'agenzia Itar-Tass. Fonti russe hanno anche quantificato in 10 mila i militari che saranno mobilitati mobilitati dalla comunità internazionale per smantellare l'arsenale chimico siriano.
Rasmussen: "Opzione militare deve restare" - Sulla Siria è intervenuto oggi, giovedì 19 settembre, il segretario generale della Nato Ander Fogh Rasmussen per il quale "è importante che resti sul tavolo un'opzione militare credibile". Rasmussen, che ha parlato al think tank Carnagie Europe, ha sottolineato l'importanza dell'accordo tra Washington e Mosca sul disarmo in Russia e ha poi spiegato di non avere dubbi che l'attacco con il gas del 21 agosto sia stato opera del regime e non dei ribelli. "I missili sono stati lanciati da aree controllate dal governo, non ha senso per l'opposizione attaccare la loro gente in aree che già controllano e inoltre riteniamo che non abbiano a disposizione i mezzi per un attacco di così vasta portata".
L'intervista di Assad - Bashar al Assad non ha rinnegato gli obblighi previsti dal recente accordo russo-americano sul disarmo chimico del suo Paese, dopo la disponibilità manifestata attraverso l'intermediazione di Mosca. Il presidente siriano ha indicato in un miliardo di dollari la spesa prevista per lo smaltimento e si è detto pronto fin da subito a trasferire l'intero arsenale non convenzionale siriano in qualunque Paese disposto ad assumersi il rischio di prenderlo in consegna e stoccarlo.
Rivolgendosi al pubblico americano, il leader siriano ha invitato Barack Obama a prestare ascolto al "buon senso del suo popolo", in maggioranza contrario, secondo i sondaggi, all'ipotesi di nuove iniziative militari in Medio Oriente. Chiede poi in modo provocatorio se "gli Usa sono disposti a pagare la spesa per lo smaltimento o se vogliano prendersi in carico le armi".
Putin: "Uso gas provocazione dei ribelli" - Ci sono "tutti i motivi per supporre un'abile provocazione" dietro l'attacco con armi chimiche in Siria il 21 agosto, anche se è stata "primitiva la tecnica di esecuzione": lo ha ribadito Vladimir Putin, durante i lavori del club di Valdai. Il presidente russo ammette di non poter essere sicuro al 100% che il governo siriano rispetti l'accordo per la distruzione delle armi chimiche, ma a suo avviso gli ultimi sviluppi della situazione ispirano "fiducia" sulla volontà di Damasco di andare fino in fondo.
Intanto Mosca non esclude la possibilità di un contatto tra dirigenti siriani e rappresentanti dell'opposizione a margine della sessione dell'assemblea generale dell'Onu a New York. L'ipotesi è stata ventilata dal viceministro degli esteri Mikhail Bogdanov, citato dall'agenzia Itar-Tass. Fonti russe hanno anche quantificato in 10 mila i militari che saranno mobilitati mobilitati dalla comunità internazionale per smantellare l'arsenale chimico siriano.
Rasmussen: "Opzione militare deve restare" - Sulla Siria è intervenuto oggi, giovedì 19 settembre, il segretario generale della Nato Ander Fogh Rasmussen per il quale "è importante che resti sul tavolo un'opzione militare credibile". Rasmussen, che ha parlato al think tank Carnagie Europe, ha sottolineato l'importanza dell'accordo tra Washington e Mosca sul disarmo in Russia e ha poi spiegato di non avere dubbi che l'attacco con il gas del 21 agosto sia stato opera del regime e non dei ribelli. "I missili sono stati lanciati da aree controllate dal governo, non ha senso per l'opposizione attaccare la loro gente in aree che già controllano e inoltre riteniamo che non abbiano a disposizione i mezzi per un attacco di così vasta portata".