Dalla Siria ai desaparecidos, il successo delle crowdmap

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Uno screenshot di Syria Tracker, la crowdmap che segue lo sviluppo della crisi in Siria
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Sul web se ne trovano migliaia, molte delle quali basate sulla piattaforma Ushahidi. Una miniera di dati georeferenziati raccolti da reporter, organizzazioni internazionali e semplici cittadini muniti di smartphone. Ecco alcune mappe

di Eliano Rossi

Puntini rossi e numeri su una mappa, dietro i quali si nascondono storie che spesso non arrivano alla ribalta della cronaca. Come quelle dei 26 mila “desaparecidos” messicani reclamati solo dai loro familiari, della sequela di atrocità che ogni giorno insanguinano la Siria, o delle crisi umanitarie causate dalle epidemie nel mondo. Si contano ormai diverse esempi di crowdmap, collezioni di dati georeferenziati raccolti da reporter, organizzazioni internazionali e cittadini muniti di smartphone. Mappe che restituiscono  realtà spesso complesse e le cui informazioni, sottolineano i promotori, vengono verificate con scrupolo.

La Guerra in Siria - È il caso di Syria Tracker una mappa basata su Crowdmap (la versione cloud di Ushahidi) lanciata nel 2011, subito dopo i primi scontri di piazza a Damasco. Il database è considerato uno delle fonti più autorevoli per tenere il conto dei crimini commessi in Siria: uccisioni, stupri, vendette, avvelenamenti da armi chimiche ed altre barbarie. Riceve informazioni da giornalisti fidati sul campo, report di Ong e cittadini. Secondo quanto affermato da Souraya, lo pseudonimo di una delle fondatrici del progetto, in una video-intervista al blog di Ushahidi, solo il 6% delle notizie apprese viene pubblicato per via dello scrupoloso processo di verifica delle fonti.
La mappa è una miniera di informazioni: i dati sono suddivisi in categorie che permettono di filtrare le ricerche. Oltre ai crimini segnalati, si può consultare un database di report che monitorano l'andamento della guerra mese per mese, consultare video e fotografie usati per verificare le notizie, oppure tracciare le crisi sanitarie che si sviluppano nel Paese.

La piattaforma Healtmap – I dati sulle emergenze sanitarie vengono forniti grazie alla partnership con un altro strumento altrettanto autorevole: Healthmap, un servizio basato su Google map, curato da un team di ricercatori del Boston Children's Hospital. Lanciata nel 2006, la piattaforma riceve aggiornamenti in tempo reale da decine di aggregatori di notizie, testimoni oculari e report ufficiali. Si rivolge tanto ai dipartimenti sanitari internazionali quanto ai viaggiatori. Cliccando sui bollini presenti nel mappamondo, si può scoprire quali malattie infettive stanno colpendo una determinata popolazione, verificarne le fonti e stilare grafici sull'andamento della crisi.

Gli scomparsi del Messico – Tra gli ultimi esempi disponibili di mappe ben riuscite c'è quella curata dal blogger attivista José Alberto Escorcia Gordiano, 33 anni di Città del Messico. In collaborazione con Anonymus Hispano ha creato #portodoslosdesaparecidos. Il progetto, lanciato a fine agosto, ha l'obiettivo di costruire un database delle 26 mila persone scomparse nello stato centroamericano, di cui non esiste una lista unica ufficiale. "Un fenomeno dalle dimensioni enormi – denuncia Gordiano – che è passato sottotraccia. In Messico scompaiono donne e bambini a causa delle reti criminali legate allo sfruttamento sessuale, persone dalle idee politiche “eversive” e gente che si trova invischiata nella guerra sporca del narcotraffico. Con questa mappa – spiega l'attivista – vogliamo renderci utili alle famiglie colpite, aprire un dibattito e far conoscere al resto del mondo cosa succede nel nostro Paese".
Il progetto ha raccolto l'interesse dei media e di molti utenti grazie a Twitter. Appena dopo il lancio sul social network la mappa è diventata trending topic in Messico e ha raccolto centinaia di collaborazioni volontarie. Prima di essere pubblicata nel database, stando a ciò che ci racconta Gordiano, ogni notizia viene verificata da lui e da un gruppo di attivisti volontari. Finora è riuscito a schedare più di 5mila profili, ognuno dei quali contiene le generalità della persona scomparsa, le informazioni riguardanti gli ultimi avvistamenti e i numeri utili da contattare per le segnalazioni.

Gli aquiloni intelligenti di Rio – A Rio de Janeiro un progetto coordinato dall'Unicef e da una Ong locale, la CEDAPS, raccoglie dati in tempo reale in cinque favelas della città: piccole fotocamere vengono inserite in bottiglie di plastica agganciate agli aquiloni che i bambini usano per giocare. I dispositivi, collegati agli smartphones con un sistema Gps, permettono di scattare immagini aeree in punti specifici dei quartieri poveri. Le foto georeferenziate vengono inserite in una mappa e usate per risolvere le criticità della favela: studiare i punti di accumulazione dell'immondizia (che attirano le zanzare del dengue), prevenire crolli di edifici pubblici e case, o riparare scarichi fognari danneggiati.


Tante mappe, ma poche sono valide - Le crowdmap sono ormai diventate strumenti d'informazione rilevanti, che in alcuni casi hanno catturato l'attenzione dei colossi del web. Lo scorso giugno Google ha speso circa un miliardo di dollari per acquistare Waze, il popolare navigatore satellitare che fornisce notizie sul traffico grazie al contributo degli utenti in strada. Ma tra le migliaia pubblicate, sono poche quelle aggiornate e accurate. Secondo l'unico report disponibile sull'uso di Ushahidi, realizzato da CrowdGlobe nel 2012 (su dati raccolti nel 2011), il 93% delle 12.795 mappe realizzate fino a quel momento (oggi superano le 30 mila), contenevano meno di 10 segnalazioni. Il 61% erano identiche alla mappa di default.

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