Siria, Obama valuta l'opzione militare: navi Usa mobilitate

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U.S. Navy E-2, C-2 - foto d'archivio

Il presidente americano pensa al possibile intervento ma solo con l'ok delle Nazioni Unite: "E' l'ora delle scelte". Si studia il precedente del Kosovo in caso di veto. Intanto le forze navali statunitensi intensificano la loro presenza nel Mediterraneo

Barack Obama rompe gli indugi e comincia a valutare l'ipotesi di un intervento militare in Siria. Il presidente americano incontrerà nel weekend i suoi consiglieri alla sicurezza per discutere sulle opzioni possibili. L'attacco contro il governo siriano, accusato di aver usato armi chimiche contro i civili, non è escluso, ma "solo con un mandato dell'Onu". In attesa di determinare se le armi sono state usate e attendere una conseguente decisione di Obama, gli Usa intensificano la loro presenza navale nel Mediterraneo per essere pronti a ogni evenienza.

Allo studio il precedente del Kossovo - "Il Dipartimento della Difesa ha la responsabilità di offrire al presidente opzioni per tutte le emergenze, e questo richiede il posizionamento delle forze e degli asset per attuare le differenti opzioni", ha affermato il segretario alla Difesa americano, Chuck Hagel. "L'uso di armi chimiche non è ancora stato stabilito con certezza anche se le indicazioni preliminari delle agenzie di intelligence sembrerebbero confermarne l'uso. I consiglieri alla sicurezza stanno esaminando, riporta il New York Times, il caso della guerra aerea in Kosovo, precedente che sembra somigliare a quello della Siria, nel caso in cui si optasse per un'azione senza il mandato dell'Onu. La Russia, infatti, probabilmente opporrebbe il proprio veto in consiglio di sicurezza sull'attacco e in quel caso Obama potrebbe valutare questa opzione alternativa.

La Francia: "Non potrà non esserci una reazione forte" - Intanto la Francia continua a fare pressione, ritendendo credibilie l'uso di armi chicmiche da parte di Assad. "Le nostre informazioni mostrano che Damasco ha compiuto un 'massacro chimico' di una tale gravità" che "non potrà non esserci una reazione forte" ha detto il ministro degli Esteri Laurent Fabius da Ramallah. Ma Mosca da parte sua insiste sulla tesi della "provocazione".
Il dialogo diplomatico comunque continua: il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov e il segretario di Stato Usa John Kerry si sono sentiti al telefono e entrambi condividono la necessità di una "inchiesta oggettiva".  Cosa per cui continua a spingere anche Ban ki-Moon. L'alto rappresentante Onu per il disarmo, Angela Kane, arriva oggi 24 agosto a Damasco per chiedere con forza al regime il libero accesso degli ispettori ai luoghi del presunto attacco.

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