Egitto nel caos: centinaia di morti e stato d'emergenza

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Egitto nel caos (Credits: GettyImages)

Soldati aprono il fuoco sui manifestanti. Per i Fratelli Musulmani le vittime sono oltre 2000, mentre per il Ministero della Salute sarebbero 278. Bruciate chiese. Si dimette El Baradei. Farnesina: evitare viaggi e escursioni. Dura condanna da Usa e Ue

L'Egitto precipita nel caos. Centinaia di morti, chiese bruciate, scontri tra forze dell'ordine e manifestanti. Le forze di sicurezza hanno sgomberato i presidi dei sostenitori del presidente deposto Mohamed Morsi (FOTO - VIDEO). Il blitz dei militari, che il 12 agosto, allo scadere dell'ultimatum, avevano annunciato la rimozione dei sit-in contro la destituzione del presidente, è finito in un bagno di sangue. Il bilancio è da guerra civile: 278 morti dichiara il governo, oltre 2000 denunciano i Fratelli Musulmani. Con due reporter internazionali e le figlie di massimi esponenti della Fratellanza uccisi (VIDEO), migliaia di feriti, centinaia di arresti, accuse di uso di gas letali, posti di polizia attaccati e chiese copte date alle fiamme per rappresaglia (la cronaca della giornata).
Sulle principali città è stato imposto il coprifuoco e su tutto l'Egitto un mese di stato d'Emergenza. In vigore per 30 anni sotto Hosni Mubarak, era stato tolto solo l'anno scorso. La Farnesina, intanto, invita gli italiani a non fare viaggi in Egitto con "destinazioni diverse dai resort in Mar Rosso (Sharm el Sheikh, Marsa Alam, Berenice, Hurghada) e nella costa nord (Marsa Matrouh, El Alamein)", dove per ora non ci sono elementi di criticità. 

Si dimette El Baradei - Unanime la preoccupazione per l'eccidio da parte delle cancellerie di tutto l'Occidente - in cui spicca il monito della Casa Bianca (che chiede di rimuovere lo stato di emergenza) e quello del ministro degli esteri italiano, Emma Bonino - dell'Onu, della Nato e dei Paesi arabi e musulmani, con ripercussioni anche nei vertici egiziani, da cui si è dimesso il vicepresidente, il "laico" Nobel per la Pace Mohamed El Baradei. In una lettera l'ex capo dell'Aiea scrive: "Mi è diventato difficile continuare ad assumere la responsabilità di decisioni con le quali non sono d'accordo". Anche l'università Al-Azhar, massima istituzione religiosa dell'Islam sunnita che nei giorni scorsi aveva invitato le parti a un tavolo di pace, ha preso le distanze dall'azione dei militari. La Banca Centrale ha annunciato la sospensione delle operazioni bancarie e la Borsa è chiusa.

L'Egitto sprofonda nel caos - Il giorno del sangue è iniziato all'alba di mercoledì 14 agosto. Giorni dopo la scadenza dell'ultimatum dei militari ai manifestanti, che da un mese e mezzo chiedono nelle piazze la liberazione e il ripristino del presidente Morsi, alle ore 7 le forze di sicurezza, appoggiate dai soldati e con l'ausilio di elicotteri, mezzi blindati e bulldozer militari, hanno iniziato lo sgombero a forza dei due presidi-accampamenti dei dimostranti (FOTO): quello minore di piazza Nahda e quello maggiore attorno alla moschea di riferimento della Fratellanza, Rabaa al-Adawiya. La prima viene sgomberata già alle 9, mentre per prendere il controllo di piazza Rabaa la battaglia dura fino alle 14 e oltre. Le tv mostrano agenti in tenuta antisommossa armati e con maschere antigas che si avvicinano a piazza Rabaa proteggendosi dietro mezzi blindati, dimostranti mascherati che danno alle fiamme copertoni e un camion mentre nell'aria volano candelotti lacrimogeni e nugoli di sassi in un fumo denso. Un'immagine iconica che ha fatto il giro del mondo mostra i manifestanti che spingono un blindato giù da un viadotto. Alcune riprese tv riferite da testimoni mostrano quelli che sembrerebbero gli effetti di gas letali contro donne e bambini, mentre al contrario la tv pubblica manda in onda immagini di quelli che vengono definiti "terroristi" che sparano con armi automatiche contro i poliziotti. Il bilancio appare subito pesante: in ospedali e obitori improvvisati si accumulano decine di cadaveri, anche di ragazzini, con ferite da armi da fuoco.

Scontri in tutto il Paese - E malgrado il regime tenti di bloccare le piazze fermando treni e trasporti pubblici, il fuoco si espande subito in tutto l'Egitto: scontri violenti fra forze di sicurezza e manifestanti pro-Morsi e fra opposte fazioni scuotono altre città: si parla di 10 morti ad Alessandria, dove viene attaccata anche la storica Biblioteca, 15 ad Ismailya, 17 in provincia di Fayum, 5 a Suez, con scontri anche a Minya, Assiut e nelle province di Buhayra e Beni Suef. Al Cairo la tv annuncia un attacco armato a un posto di polizia con quattro poliziotti uccisi che si sommano a due uccisi in mattinata, mentre i dimostranti per vendetta attaccano ventidue chiese copte.

Coprifuoco e stato d'emergenza - Il bilancio ufficiale e provvisorio del governo annuncia la morte di 278 persone, tra cui 43 poliziotti, mentre la Fratellanza grida che i morti sono oltre 2.000 e i feriti oltre 10.000. Fra i morti vi sarebbero anche le figlie adolescenti del segretario di Giustizia e Libertà, il partito della Fratellanza, Mohamed el Betagui, e del numero due del movimento, Khairaht Shater. "Giuro su Dio che (il capo delle forze armate) Abdel Fatah al-Sissi spingerà questo Paese alla guerra civile", ha tuonato el Beltagui. Centinaia di manifestanti sono stati fermati in tutto l'Egitto. E fra i morti vi sono anche due reporter: il cameraman di Sky News, Mick Deane, e la giovane reporter del gruppo emiratino Gulf News, Habiba Ahmed Abd Elaziz.
In serata viene proclamato lo stato d'Emergenza per la durata di un mese e il coprifuoco notturno dalle 19 alle 6 di mattina sulle principali città, eccetto mercoledì 14, con inizio alle 21, che sarà mantenuto dai militari in appoggio alla polizia.

Reazioni politiche - Reazioni unanimi di preoccupazione da tutto il mondo. Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, si è detta "profondamente addolorata per le vittime" lanciando un appello a tutte le forze in campo perchè facciano di tutto per "fermare immediatamente la violenza ed evitare un bagno di sangue". L'Unione Europea definisce le notizie dei morti durante gli sgomberi "estremamente preoccupanti" e il capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton, ha condannato "le violenze" e ha chiesto al governo ad interim di "porre fine allo stato di emergenza il prima possibile". Per il segretario di Stato Usa, John Kerry: "La violenza non può mai essere considerata una roadmap per la riconciliazione: è tempo che ambedue le parti evitino la violenza e cerchino assieme la strada verso una soluzione politica".

Durissimo il commento del governo turco secondo cui l'intervento armato dell'esercito è "completamente inaccettabile". Il premier Recep Tayyip Erdogan arriva a chiedere l'intervento immediato dell'Onu e della Lega Araba per far cessare il massacro. Allarme anche nel Palazzo di Vetro, dove il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon condanna fermamente il ricorso della violenza per liberare le strade dai manifestanti. Interviene anche la Casa Bianca che esprime la sua "ferma condanna" sulla scelta di imporre lo stato d'emergenza e chiede il rispetto dei "basilari diritti umani".

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