Ablyazov fermato in Francia, rischia estradizione in Ucraina

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Il dissidente kazako Mukhtar Ablyazov

Il dissidente kazako è stato arrestato in Costa azzurra su mandato di Kiev, dove è ricercato per frode finanziaria. Interrogato ad Aix-en-Provence, potrebbe essere estradato in autunno. Intanto è stato posto in detenzione provvisoria

Il dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, arrestato ieri 31 luglio a Cannes e ricercato per frode finanziaria in Kazakistan, Ucraina e Russia, è stato interrogato e posto in detenzione provvisoria dal tribunale di Aix en Provence, dove è stato portato dopo il sua arresto in Costa Azzurra. Ablyazov è stato arrestato su mandato di Kiev e, come ha fatto sapere un portavoce della corte di appello del tribunale di Aix-en-Provence, "il giudice gli notificherà che è oggetto di una richiesta di estradizione". La decisione sull'estradizione, secondo il portavoce, sarà presa "in autunno, probabilmente settembre o ottobre".

Il Kazakistan intanto ha fatto sapere di essere stato informato dall'Interpol dell'arresto dell'oligarca e l'ufficio del procuratore generale kazako ha precisato che Ablyazov è accusato in Kazakistan di "aver creato un gruppo criminale che ha defraudato la Bta Bank di oltre 5 miliardi di dollari e ha riciclato illegalmente i proventi ottenuti". Ablyazov - critico nei confronti del presidente Nursultan Nazarbayev - ha sempre negato le accuse che gli sono state mosse, sostenendo che siano state pensate per eliminarlo come rivale del presidente.

Secondo il quotidiano russo Kommersan, gli avvocati francesi dell'ex banchiere e oppositore kazako, Mukhtar Ablyazov  hanno intenzione di proporre al giudice il rilascio del loro assistito dietro il pagamento di una "consistente" cauzione. Sempre secondo il giornale, il blitz di ieri nella casa privata dove si era rifugiato l'uomo è stato condotto dalla Guardia di finanza francese, con l'appoggio delle forze speciali "armate fino ai denti".    

La moglie dell'uomo, Alma Shalabayeva, e sua figlia Alua, sono state espulse dall'Italia a fine maggio e rimandate in Kazakistan, creando un caso imbarazzante per il governo - i cui vertici dichiarano di non essere stati informati dell'operazione - che è costata il posto al capo di gabinetto del Viminale, Giuseppe Procaccini, e ad altri dirigenti del Ministero dell'Interno.

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