Si tratta della più grande municipalità americana ad essere mai andata in bancarotta. A pesare sulle casse pubbliche la diffusa corruzione e il calo demografico dovuto alla crisi del settore automobilistico
La 'Motor City', il simbolo Usa dell'auto sede delle tre grandi case a stelle e strisce (Gm, Ford e Chrysler) non ce l'ha fatta a risanare i suoi conti. E ha dichiarato bancarotta, facendo segnare stasera la maggior richiesta di fallimento mai presentata da una città nella storia americana. Dopo mesi di tentativi per scongiurare il passo arrivato oggi e dopo che la sua industria, quella automobilistica si è invece ripresa, invertendo tendenza, la città del Michigan da anni era alle prese con un dissesto finanziario che l'ha vista più volte ricorrere a prestiti per finanziare operazioni che non hanno prodotto i risultati sperati sul fronte delle entrate.
Saranno liquidati gli asset della città - La richiesta al giudice federale di accedere al Chapter 9 - che regola la bancarotta delle municipalità che possono chiedere assistenza per ristrutturare i propri debiti - è stata avanzata dal commissario straordinario di Detroit, Kevyn Orr, che ha dichiarato lo stato di insolvenza della città. Ed è stata approvata dal governatore del Michigan, Rick Snyder. Se riceverà l'ok, la domanda permetterà al commissario straordinario di liquidare gli asset della città per soddisfare i creditori.
Moody's aveva visto al ribasso il rating - A pesare c'è stata una cattiva gestione delle finanze pubbliche dovuta alla corruzione politica. Ma anche il duro colpo subito dal mercato immobiliare e l'enorme calo della popolazione legato alla crisi economica che ha penalizzato anche il mercato dell'auto e l'immenso indotto che hanno fatto di Detroit la 'Motor City'americana. Eppure mesi fa con un accordo firmato con le autorità statali si era sperato in un'azione efficace per rimettere in sesto le dissestate finanze della città. Dopo che recenti stime avevano rivisto al rialzo le prospettive di deficit, passato dai 62 milioni di dollari attesi a fine giugno 2013 ad oltre 120 milioni di dollari. E con l'agenzia Moody's che già nei mesi scorsi aveva rivisto al ribasso il rating della città, preannunciando la possibilità della procedura fallimentare.
A pesare corruzione e calo demografico - La città dei Big Three dell'auto aveva imboccato la strada del commissariamento nel dicembre scorso, dando il via alla verifica delle proprie finanze da parte dell'amministrazione dello Stato del Michigan. Ufficializzati così i problemi di liquidità dell'ex metropoli, era stata così ufficializzata l'emergenza fiscale, mettendo la situazione in mano a un commissario straordinario. Il susseguirsi di deficit colossali viene attribuito alla corruzione politica e agli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici. Ma a pesare c'è stata anche e forse soprattutto l'emergenza demografica (dai 7 milioni di abitanti degli anni '50 ai 714 mila attuali): un vero e proprio 'spopolamento', in particolare tra il 2000 e il 2010, che ha ridotto la base dei 'contribuenti' al bilancio delle casse municipali senza che, contemporaneamente, si riducessero le spese pubbliche.
Saranno liquidati gli asset della città - La richiesta al giudice federale di accedere al Chapter 9 - che regola la bancarotta delle municipalità che possono chiedere assistenza per ristrutturare i propri debiti - è stata avanzata dal commissario straordinario di Detroit, Kevyn Orr, che ha dichiarato lo stato di insolvenza della città. Ed è stata approvata dal governatore del Michigan, Rick Snyder. Se riceverà l'ok, la domanda permetterà al commissario straordinario di liquidare gli asset della città per soddisfare i creditori.
Moody's aveva visto al ribasso il rating - A pesare c'è stata una cattiva gestione delle finanze pubbliche dovuta alla corruzione politica. Ma anche il duro colpo subito dal mercato immobiliare e l'enorme calo della popolazione legato alla crisi economica che ha penalizzato anche il mercato dell'auto e l'immenso indotto che hanno fatto di Detroit la 'Motor City'americana. Eppure mesi fa con un accordo firmato con le autorità statali si era sperato in un'azione efficace per rimettere in sesto le dissestate finanze della città. Dopo che recenti stime avevano rivisto al rialzo le prospettive di deficit, passato dai 62 milioni di dollari attesi a fine giugno 2013 ad oltre 120 milioni di dollari. E con l'agenzia Moody's che già nei mesi scorsi aveva rivisto al ribasso il rating della città, preannunciando la possibilità della procedura fallimentare.
A pesare corruzione e calo demografico - La città dei Big Three dell'auto aveva imboccato la strada del commissariamento nel dicembre scorso, dando il via alla verifica delle proprie finanze da parte dell'amministrazione dello Stato del Michigan. Ufficializzati così i problemi di liquidità dell'ex metropoli, era stata così ufficializzata l'emergenza fiscale, mettendo la situazione in mano a un commissario straordinario. Il susseguirsi di deficit colossali viene attribuito alla corruzione politica e agli aumenti degli stipendi dei dipendenti pubblici. Ma a pesare c'è stata anche e forse soprattutto l'emergenza demografica (dai 7 milioni di abitanti degli anni '50 ai 714 mila attuali): un vero e proprio 'spopolamento', in particolare tra il 2000 e il 2010, che ha ridotto la base dei 'contribuenti' al bilancio delle casse municipali senza che, contemporaneamente, si riducessero le spese pubbliche.