Il dibattito sulla pistola in 3D, tra rischi e polemiche
MondoLe stampanti tridimensionali permettono di produrre armi in casa senza controlli? Dopo la provocazione di Cody Wilson, alcuni osservatori spiegano perché non è così semplice. E la Casa Bianca investe su questa tecnologia
di Nicola Bruno
"Click. Print. Gun". Ovvero: "Clicca. Stampa. Spara". Sembrava solo una provocazione e, invece, nelle scorse settimane Cody Wilson, il 25enne fondatore di Defense Distributed, ha dimostrato che è possibile costruirsi in casa una pistola funzionante grazie una stampante 3D da poche migliaia di dollari.
La notizia è arrivata proprio nel mezzo del dibattito sul controllo delle armi su cui l'amministrazione Obama sta spingendo da tempo e ha inevitabilmente acceso il confronto, politico e non solo. Alcuni senatori si sono mobilitati per mettere al bando la produzione di armi con le stampanti 3D, mentre il Dipartimento di Stato ha chiesto (e ottenuto) la rimozione dal sito di Defense Distributed dei file (che contengono tutte le istruzioni per stampare la pistola), in quanto la loro presenza viola i trattati internazionali. In realtà, l'intervento del Dipartimento è stato tardivo: in due giorni i file sono stati scaricati 100mila volte; anche dopo la rimozione, era possibile trovarli su molte altre piattaforme online.
Una battaglia politica - Insomma, alla fine Cody Wilson ha ottenuto quello che voleva: attenzione mediatica sulla battaglia politica che più gli sta a cuore. E cioè: "difendere la libertà di accesso alle armi, così come è garantito dalla Costituzione Statunitense e confermato dalla Corte Suprema", come ha spiegato a più testate.
Non si tratta, comunque, solo di una protesta contro le proposte di legge di Obama, ma anche di una battaglia più ampia: Wilson si definisce, infatti, un cripto-anarchista, movimento che utilizza le tecnologie informatiche per difendere la privacy e le libertà civili. "Credo che il futuro è all'insegna dell'apertura, anche per arrivare al punto in cui i governi vengono del tutto eliminati. Lo stato non dovrebbe avere il monopolio della violenza" ha detto al Guardian.
Non cambia nulla - Eppure, secondo diversi osservatori, la notizia della pistola stampata non ha molto a che vedere con il dibattito in corso sul controllo delle armi: "In termini di implicazioni sulla legge, si tratta di una questione incredibilmente esagerata" ha spiegato Ladd Everitt, direttore della comunicazione della Coalition to Stop Gun Violence. "Non credo che qualcuno che sta pensando di compiere un atto terroristico si prende la briga di comprare una stampante 3D, scaricare i file, e continuare tutto il processo per produrre una pistola". Everitt sottolinea, poi, lo scarso successo delle armi fai-da-te, nonostante da tempo si siano diffuse anche sul web le istruzioni per costruirsele in casa con pochissimi dollari o mettendo insieme pezzi di giardinaggio. "Queste pistole non vengono mai utilizzate nei crimini perché è molto più facile comprarne una". E proprio questo, secondo Everitt, resta il problema centrale: bisognerebbe introdurre leggi più severe per l'acquisto.
La prova - C'è stato però chi ha provato a replicare il processo di Cody Wilson per vedere se è davvero così facile costruirsi una pistola di plastica con le stappanti 3D. Si tratta di un giornalista di The Atlantic, Philip Bump che si è preso la briga di scaricare il progetto della pistola (passo abbastanza facile, nonostante il divieto del Dipartimento di Stato) e trovare qualcuno che la potesse "stampare". Questa seconda operazione si è però rivelata più complicata, in quanto se non di dispone di una stampante 3D in casa (il cui costo parte dai 1500 dollari in su) è molto difficile trovare qualcuno disposto a farlo. Le prime catene che offrono questi servizi a New York (come MakerBot) si sono rifiutate di produrla per motivi legali. Il quadro normativo su questo tema, infatti, non è molto chiaro: chi stampa un'arma, può essere considerato un produttore? Ha quindi bisogno di una licenza particolare? Per il momento non c'è nessuna risposta certa.
La Casa Bianca investe nella stampa 3D - Proprio mentre la pistola di Cody Wilson monopolizzava l'attenzione mediatica, dalla Casa Bianca è arrivato l'annuncio di un investimento di 200 milioni di dollari per incentivare le idee di business basate proprio sulla stampa 3D. Si tratta di una competizione lanciata da Barack Obama insieme ai dipartimenti della Difesa, Energia, Commercio e Nasa per invitare le università e le compagnie private a costruire le fabbriche del futuro. Già lo scorso anno in Ohio aveva aperto i battenti il National Additive Manufacturing Innovation Institute, istituto focalizzato proprio sulle tecnologie produzione in 3D. I nuovi investimenti costituiscono la riprova che, al di là delle polemiche delle ultime settimane, la stampa 3D resta centrale per quella "terza rivoluzione industriale" prossima ventura di cui ha parlato The Economist.
"Click. Print. Gun". Ovvero: "Clicca. Stampa. Spara". Sembrava solo una provocazione e, invece, nelle scorse settimane Cody Wilson, il 25enne fondatore di Defense Distributed, ha dimostrato che è possibile costruirsi in casa una pistola funzionante grazie una stampante 3D da poche migliaia di dollari.
La notizia è arrivata proprio nel mezzo del dibattito sul controllo delle armi su cui l'amministrazione Obama sta spingendo da tempo e ha inevitabilmente acceso il confronto, politico e non solo. Alcuni senatori si sono mobilitati per mettere al bando la produzione di armi con le stampanti 3D, mentre il Dipartimento di Stato ha chiesto (e ottenuto) la rimozione dal sito di Defense Distributed dei file (che contengono tutte le istruzioni per stampare la pistola), in quanto la loro presenza viola i trattati internazionali. In realtà, l'intervento del Dipartimento è stato tardivo: in due giorni i file sono stati scaricati 100mila volte; anche dopo la rimozione, era possibile trovarli su molte altre piattaforme online.
Una battaglia politica - Insomma, alla fine Cody Wilson ha ottenuto quello che voleva: attenzione mediatica sulla battaglia politica che più gli sta a cuore. E cioè: "difendere la libertà di accesso alle armi, così come è garantito dalla Costituzione Statunitense e confermato dalla Corte Suprema", come ha spiegato a più testate.
Non si tratta, comunque, solo di una protesta contro le proposte di legge di Obama, ma anche di una battaglia più ampia: Wilson si definisce, infatti, un cripto-anarchista, movimento che utilizza le tecnologie informatiche per difendere la privacy e le libertà civili. "Credo che il futuro è all'insegna dell'apertura, anche per arrivare al punto in cui i governi vengono del tutto eliminati. Lo stato non dovrebbe avere il monopolio della violenza" ha detto al Guardian.
Non cambia nulla - Eppure, secondo diversi osservatori, la notizia della pistola stampata non ha molto a che vedere con il dibattito in corso sul controllo delle armi: "In termini di implicazioni sulla legge, si tratta di una questione incredibilmente esagerata" ha spiegato Ladd Everitt, direttore della comunicazione della Coalition to Stop Gun Violence. "Non credo che qualcuno che sta pensando di compiere un atto terroristico si prende la briga di comprare una stampante 3D, scaricare i file, e continuare tutto il processo per produrre una pistola". Everitt sottolinea, poi, lo scarso successo delle armi fai-da-te, nonostante da tempo si siano diffuse anche sul web le istruzioni per costruirsele in casa con pochissimi dollari o mettendo insieme pezzi di giardinaggio. "Queste pistole non vengono mai utilizzate nei crimini perché è molto più facile comprarne una". E proprio questo, secondo Everitt, resta il problema centrale: bisognerebbe introdurre leggi più severe per l'acquisto.
La prova - C'è stato però chi ha provato a replicare il processo di Cody Wilson per vedere se è davvero così facile costruirsi una pistola di plastica con le stappanti 3D. Si tratta di un giornalista di The Atlantic, Philip Bump che si è preso la briga di scaricare il progetto della pistola (passo abbastanza facile, nonostante il divieto del Dipartimento di Stato) e trovare qualcuno che la potesse "stampare". Questa seconda operazione si è però rivelata più complicata, in quanto se non di dispone di una stampante 3D in casa (il cui costo parte dai 1500 dollari in su) è molto difficile trovare qualcuno disposto a farlo. Le prime catene che offrono questi servizi a New York (come MakerBot) si sono rifiutate di produrla per motivi legali. Il quadro normativo su questo tema, infatti, non è molto chiaro: chi stampa un'arma, può essere considerato un produttore? Ha quindi bisogno di una licenza particolare? Per il momento non c'è nessuna risposta certa.
La Casa Bianca investe nella stampa 3D - Proprio mentre la pistola di Cody Wilson monopolizzava l'attenzione mediatica, dalla Casa Bianca è arrivato l'annuncio di un investimento di 200 milioni di dollari per incentivare le idee di business basate proprio sulla stampa 3D. Si tratta di una competizione lanciata da Barack Obama insieme ai dipartimenti della Difesa, Energia, Commercio e Nasa per invitare le università e le compagnie private a costruire le fabbriche del futuro. Già lo scorso anno in Ohio aveva aperto i battenti il National Additive Manufacturing Innovation Institute, istituto focalizzato proprio sulle tecnologie produzione in 3D. I nuovi investimenti costituiscono la riprova che, al di là delle polemiche delle ultime settimane, la stampa 3D resta centrale per quella "terza rivoluzione industriale" prossima ventura di cui ha parlato The Economist.