Attentato in Turchia: alta tensione tra Ankara e Damasco

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Duro scambio di accuse tra i due Paesi dopo l'esplosione a Reyhanli che ha provocato 46 morti. Nove persone sono state arrestate. Il regime di Assad nega ogni responsabilità. Intanto una Ong denuncia: dall'inizio della rivolta 80 mila vittime

Tensione alle stelle e duro scambio di accuse fra Turchia e Damasco dopo la strage di Reyhanli, la cittadina turca di confine (MAPPA), provocata da un duplice attentato che ha fatto sabato 11 maggio 46 morti. Nove già gli arresti. Ankara ha subito puntato il dito contro Damasco, che però ha replicato negando seccamente ogni responsabilità e accusando a sua volta il premier turco Recep Tayyip Erdogan di "fabbricare prove" per cercare di provocare un intervento militare internazionale e fare deragliare gli sforzi diplomatici di Usa e Russia per una soluzione politica.
Intanto l'Osservatorio siriano per i diritti umani, basato a Londra, denuncia: i morti dall'inizio della rivolta sono 80 mila. Tra questi 4.788 sono i bambini e 3.048 le donne.

Arrestate nove persone -
Il ministro degli interni di Ankara Muammer Guler ha annunciato domenica 12 l'arresto di nove persone definite "sostenitori del regime di Damasco e dei suoi servizi segreti". Si tratta di cittadini turchi. Alcuni avrebbero già "confessato" secondo Guler. Stando a alcuni giornali farebbero parte di un gruppuscolo marxista, Acilciler. Erdogan, schierato con i ribelli anti-Assad, ha fatto salire ulteriormente la tensione evocando implicite ipotesi di guerra: ha accusato Damasco di volere trascinare la Turchia verso uno "scenario catastrofico". Ma ha invitato la popolazione a mantenere "sangue freddo" per evitare di scivolare "nel pantano siriano".

La Siria respinge le accuse -
Il premier turco da tempo preme per un intervento internazionale in Siria. Vedrà giovedì Barack Obama. La strage di Reyhanli potrebbe dare ulteriore peso ai suoi argomenti. A Damasco il ministro dell'informazione Omran al-Zoubi ha però respinto ogni addebito. "La Siria non ha commesso ne commetterà mai un tale atto, non accettabile dai nostri valori": "i martiri" di Reyhanli, ha detto, "sono nostri fratelli". Zoubi ha accusato Erdogan di "fabbricare prove" per accusare Damasco e fare deragliare il piano di Usa e Russia per una conferenza di pace: il premier turco "deve dimettersi".

L'opposizione turca attacca Erdogan -
Dopo il massacro di Reyhanli, l'opposizione turca ha accusato la politica muscolare di Erdogan, che ha bruciato tutti i ponti con un vicino con il quale la Turchia ha 900 km di frontiera, di essere responsabile del progressivo 'contagio siriano' del Paese. Per il leader nazionalista Mhp Devlet Bahceli "il discorso di odio contro Assad e le provocazioni contro Damasco si volgono contro di noi sotto forma di attacchi e provocazioni", e il socialdemocratico Kemal Kilicadaroglu ha chiesto al governo di "rivedere le sue politiche interne ed esterne". Kilicdaroglu ha più volte duramente criticato la politica siriana di Erdogan e accusato Ankara di offrire il proprio appoggio ai gruppi jihadisti vicini ad al Qaida in Siria. C'é preoccupazione per quanto può succedere ora. Secondo la stampa turca, Ankara ha inviato rinforzi al confine. Diversi dirigenti turchi hanno avvertito che i responsabili "pagheranno".

Giovedì 16 Erdogan incontra Obama - Già in ottobre i due paesi sono stati sul bordo della guerra, dopo che un colpo di mortaio proveniente dalla Siria aveva fatto cinque morti nella cittadina turca di Akcakale. E giovedi 16 c'è il cruciale appuntamento di Erdogan con Obama. Cresce intanto la tensione anche nella provincia di Hatay, di cui fa parte Reyhanli, la cui popolazione è per buona parte alawita come Assad, che ospita più di 25mila profughi, in maggioranza sunniti, e disertori siriani. La coabitazione è difficile. Ci sono stati spesso incidenti con i siriani. Molti abitanti chiedono la chiusura dei campi profughi, accusati di essere basi arretrate dei ribelli. Dopo l'attentato è iniziata la 'caccia' ai siriani. Le auto con targa siriana sono state prese a sassate, ci sono stati incidenti fra gruppi di giovani turchi e siriani. La polizia ha sparato per aria per separarli. Oggi ai funerali delle vittime sono volate parole di fuoco. "Nessuno li vuole" ha detto il cugino di una vittima "devono andarsene".

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