Obama smette di inseguire i Repubblicani e chiede di più
MondoDal 2009, il presidente non appariva così combattivo e visionario. Ormai libero da prove elettorali, nel discorso sullo Stato dell’Unione ha voluto rivolgersi direttamente al popolo con un progetto di riforme molto ambizioso
di Renato Coen, responsabile Esteri SkyTG24
Pieno di sfida, ambizioso, anche aggressivo. Sono solo alcuni dei modi con cui è stato descritto il discorso sullo Stato dell’Unione del Presidente degli Stati Uniti. Ormai libero da prove elettorali, all’inizio del suo secondo ed ultimo mandato da presidente, Barack Obama chiede di più, ha scelto di smettere di inseguire i repubblicani, di cercare accordi e compromessi ed ha voluto rivolgersi direttamente al popolo, proponendo leggi e riforme sulle quali è certo di avere almeno l’appoggio della maggioranza degli americani. Maggioranza che però il Presidente non ha in uno dei due rami del parlamento. Alla Camera dei Rappresentanti i Repubblicani contano su 241 membri su 435 e renderanno difficile l’approvazione di qualsiasi legge proposta dalla Casa Bianca.
Ma, forse scottato dalle passate esperienze di negoziato con il partito rivale, sulla riforma sanitaria o sulla riduzione del debito pubblico, Obama ha voluto disegnare un progetto di riforme che il Washington Post ha definito incredibilmente ambizioso. Il quotidiano americano ha immaginato per un momento che venga realizzato tutto ciò che ha proposto il Presidente. Verrebbero, ad esempio, limitate le emissioni di carbone, sviluppate enormemente le infrastrutture, alzate le tasse ai più ricchi e garantita la scuola infantile a tutti, sarebbe molto più difficile procurarsi un’arma e gli immigrati irregolari avrebbero garantita la cittadinanza.
Altro che "anatra zoppa", così si chiama un presidente vicino alla fine dei suo mandato, prima di diventarlo Obama si rappresenta come un potente felino, e prova, a scavalcare il muro della maggioranza repubblicana alla camera mettendola in un angolo, rappresentandola come difensore delle classi privilegiate o indifferente alle sofferenze delle vittime delle stragi di folli armati.
Dal suo primo discorso del 2009, Obama non appariva così combattivo e visionario, probabilmente non basterà a vincere tutte le battaglie parlamentari che lo attendono, ma così è riuscito a mandare due messaggi. Uno ai Repubblicani: basta con i troppi compromessi, ognuno si prenda le responsabilità delle proprie politiche, un altro a chi lo ha votato: non avete scelto il meno peggio, sono ancora quello del Yes we can... maybe…
Pieno di sfida, ambizioso, anche aggressivo. Sono solo alcuni dei modi con cui è stato descritto il discorso sullo Stato dell’Unione del Presidente degli Stati Uniti. Ormai libero da prove elettorali, all’inizio del suo secondo ed ultimo mandato da presidente, Barack Obama chiede di più, ha scelto di smettere di inseguire i repubblicani, di cercare accordi e compromessi ed ha voluto rivolgersi direttamente al popolo, proponendo leggi e riforme sulle quali è certo di avere almeno l’appoggio della maggioranza degli americani. Maggioranza che però il Presidente non ha in uno dei due rami del parlamento. Alla Camera dei Rappresentanti i Repubblicani contano su 241 membri su 435 e renderanno difficile l’approvazione di qualsiasi legge proposta dalla Casa Bianca.
Ma, forse scottato dalle passate esperienze di negoziato con il partito rivale, sulla riforma sanitaria o sulla riduzione del debito pubblico, Obama ha voluto disegnare un progetto di riforme che il Washington Post ha definito incredibilmente ambizioso. Il quotidiano americano ha immaginato per un momento che venga realizzato tutto ciò che ha proposto il Presidente. Verrebbero, ad esempio, limitate le emissioni di carbone, sviluppate enormemente le infrastrutture, alzate le tasse ai più ricchi e garantita la scuola infantile a tutti, sarebbe molto più difficile procurarsi un’arma e gli immigrati irregolari avrebbero garantita la cittadinanza.
Altro che "anatra zoppa", così si chiama un presidente vicino alla fine dei suo mandato, prima di diventarlo Obama si rappresenta come un potente felino, e prova, a scavalcare il muro della maggioranza repubblicana alla camera mettendola in un angolo, rappresentandola come difensore delle classi privilegiate o indifferente alle sofferenze delle vittime delle stragi di folli armati.
Dal suo primo discorso del 2009, Obama non appariva così combattivo e visionario, probabilmente non basterà a vincere tutte le battaglie parlamentari che lo attendono, ma così è riuscito a mandare due messaggi. Uno ai Repubblicani: basta con i troppi compromessi, ognuno si prenda le responsabilità delle proprie politiche, un altro a chi lo ha votato: non avete scelto il meno peggio, sono ancora quello del Yes we can... maybe…