La nuova destra europea ai raggi X. Grazie a Facebook

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La pagina Facebook di Casa Pound Italia.
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Un importante studio analizza i nuovi partiti populisti del Vecchio Continente – Italia compresa - a partire dal loro seguito sul social network. E mette in luce l'importanza della rete per la crescita del fenomeno

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di Raffaele Mastrolonardo

La nuova destra radicale europea? E' un fenomeno anche digitale. Già le indagini sulla personalità e i riferimenti ideologici di Anders Breivik , il giovane responsabile degli attentati in Norvegia nel luglio scorso, lo avevano dimostrato. Ora la conferma arriva da un importante studio realizzato dal centro studi britannico Demos che ha elaborato una radiografia senza precedenti dei simpatizzanti di questi movimenti, proprio a partire dal seguito che raccolgono su Facebook. I “partiti populisti”, come li definiscono gli autori della ricerca, sono infatti molto “abili nell'usare i media sociali per amplificare i loro messaggi” e, nello stesso tempo, Facebook si rivela uno strumento fondamentale per conoscere meglio questo fenomeno in ascesa.

LA RICERCA - Titolata “The new face of digital populism”, l'indagine si basa sulle risposte ad oltre 10 mila questionari online somministrati ad utenti del social network che supportano quattordici gruppi della nuova destra di 11 paesi europei (qui una mappa interattiva). La definizione tiene insieme soggetti politici che hanno già raggiunto i parlamenti nazionali e altri che seguono strade di mobilitazione solo fuori dal palazzo. Si va da movimenti diversi come Bloc identitaire in Francia e il British National Party nel Regno Unito, fino alla Lega Nord e Casa Pound per l'Italia. Nel complesso il seguito che hanno questi partiti sul social network supera i 430 mila utenti. Per contattarli, Demos ha utilizzato inserzioni pubblicitarie mirate.

GIOVANI, MASCHI E OCCUPATI
– Ma chi sono i simpatizzanti di questa nuova destra radciale (e neofascista in alcuni casi) svelati grazie Facebook? Secondo quanto emerge dallo studio, i supporter online dei “partiti populisti” sono per lo più giovani e maschi. Nel complesso il 63 % ha meno di 30 anni, un'età media bassa anche per gli standard di Facebook dove la percentuale di utenti che rientra in questa fascia si ferma al 51%. Il primato della gioventù va ai Democratici Svedesi: ben il 63 % dei fan online della formazione politica scandinava ha meno di 21 anni. Quanto alle distinzioni di sesso, il 75 per cento dei supporter virtuali del nuovo populismo risulta di sesso maschile, un dato che stride con la sostanziale parità dei sessi tra gli utenti del social network. Il più basso numero di donne che simpatizzano online lo si riscontra nell'italiana Casa Pound (per la formazione tricolore solo il 13 per cento di Like sono da parte di donne), mentre il più rosa del lotto è il Partito del Popolo danese (36%). Dal punto di vista della conduzione socio-economica, il 54 % degli intervistati si definisce lavoratore dipendente e un terzo afferma di essere studente. La percentuale di disoccupati risulta più alta rispetto ai dati nazionali aggregati (14% contro il 7%) ma, precisano i ricercatori, si tratta di una differenza non significativa dal punto di vista statistico vista la giovane età dei rispondenti.

LE RAGIONI DELL'ADESIONE – Tra le motivazioni che i supporter virtuali dei partiti della nuova destra europea adducono per spiegare il loro coinvolgimento ci sono quelle note: diffidenza verso il multiculturalismo, paura dell'immigrazione e timore del radicalismo islamico. Tuttavia, non mancano sorprese una volta che i dati siano letti un po' più in profondità. La paura dell'immigrazione, per esempio, è una ragione di affiliazione per il 17% degli intervistati. Ma è più forte (il doppio) tra i giovani che tra i vecchi: è citata dal 20% di coloro che hanno un età compresa tra i 16 e i 20 anni, mentre sopra i 50 anni raggiunge solo il 10%. Il dato, secondo i ricercatori di Demos, “è contrario alla percezione comune secondo la quale persone più anziane tendono ad essere maggiormente contrarie all'immigrazione”. Nel complesso le spiegazioni più gettonate per giustificare la simpatia verso i partiti populisti riguardano una generale sintonia con i valori e i principi di questi partiti (38%) e questioni identitarie (17%). Sorprendentemente poco citate sono la situazione economica e l'anti-europeismo, ovvero due delle motivazioni più spesso addotte dai commentatori per spiegare l'avanzata di questi partiti. Solo il 4 % dei rispondenti ha menzionato l'economia e solo il 3 % ha indicato l'Unione europea.

DALL'ONLINE ALL'OFFLINE E RITORNO
– Internet, afferma lo studio, è “profondamente inserita” nelle strategie e nelle identità di questi movimenti. Serve per informare ma anche per indurre all'azione. L'attivismo di coloro che seguono la nuova destra sul social network non resta infatti confinato dentro lo schermo del Pc. Nel caso dei gruppi populisti che si sono presentati alle elezioni, il 67% dei supporter virtuali afferma di avere votato per il partito alle ultime consultazioni, anche se solo il 32% si definisce iscritto. Questi simpatizzanti della nuova destra rivelano un tasso di partecipazione politica più alto rispetto ai cittadini in generale. Un quarto di coloro che hanno risposto al questionario di Demos, infatti, ha partecipato a manifestazioni pubbliche contro il 10% dei loro connazionali. Il passaggio dal virtuale al reale dipende poi da motivazioni differenti. Decidono di mettere la “x” sul simbolo dei partiti populisti in massima parte coloro che affermano di essere preoccupati per l'immigrazione: costoro - dicono i ricercatori - hanno il 109% in più di probabilità di esprimere consenso nell'urna al partito di coloro che non mettono gli immigrati tra i loro crucci politici. Altra molla importante per il voto si rivela la paura dell'estremismo islamico: chi afferma di temerlo ha l'85% di possibilità in più di votare per il partito di riferimento rispetto a chi non teme gli islamisti. Diversamente, l'iscrizione al partito è preferita da coloro che sono preoccupati del multiculturalismo verso cui si muovono le società europee, mentre la protesta in strada è la via di partecipazione scelta in maggioranza da chi pensa che uno dei problemi più grossi delle democrazie europee sia la corruzione.

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