Gaffe della Gelmini, l'esperto: il tunnel c'è, ma è di un km

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Il professor Antonio Ereditato, responsabile dell’esperimento Opera del Gran Sasso
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Dopo le polemiche che hanno colpito il ministro dell'Istruzione il professor Antonio Ereditato, responsabile dell’esperimento Opera del Gran Sasso chiarisce: "Il viaggio dei neutrini avviene sotto la crosta terrestre e attraverso la materia"

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di Giulia Floris

Un "tunnel tra il Cern e i laboratori del Gran Sasso". No, un tunnel "nel quale circolano i protoni dalle cui collisioni ha origine il fascio di neutrini che attraversando la terra raggiunge il Gran Sasso". Usa parole molto diverse il Miur, in due comunicati distinti, per parlare dell’esperimento Cngs (Cern Neutrino to Gran Sasso), secondo cui i neutrini avrebbero superato la velocità della luce.

La prima nota (in cui il ministro esprimeva la sua soddisfazione per l’esperimento) ha scatenato l'ilarità del web: sono stati in molti infatti a insinuare che per il ministro Gelmini esista un collegamento sotterraneo di 730 chilometri che congiunge i due laboratori. Da qui, il secondo comunicato più preciso.
Sky.it ha chiesto al professor Antonio Ereditato, responsabile dell’esperimento Opera del Gran Sasso (dove ‘approda’ il fascio di neutrini che parte dal Cern), e docente all’Università di Berna, di fare chiarezza.

Il primo comunicato parla di "costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l'esperimento" non le sembra un’espressione ambigua?
Deve essersi trattato di un lapsus, sicuramente.

Di che tunnel stiamo parlando dunque?
Innanzitutto bisogna chiarire che per un esperimento con fasci di neutrini è necessario un acceleratore di particelle. In questo caso si tratta del Super Proton Synchrotron (SPS). Qui vengono accelerati i protoni, che poi vengono estratti per farli collidere contro un bersaglio di grafite con un diametro di 2 millimetri e due metri di lunghezza. I protoni interagiscono con la grafite e producono altre  particelle che si chiamano mesoni. Questi ultimi vengono fatti decadere in un tunnel lungo un chilometro che va sotto terra e che è orientato verso il Gran Sasso. Qui comincia il viaggio dei neutrini sotto la crosta terrestre e attraverso la materia, a una profondità che raggiunge i 10 chilometri. Il tunnel di cui si parla è questo.

E i 45 milioni di stanziamento cui fa riferimento il ministero sono serviti alla costruzione di questa struttura?
Sì, è uno stanziamento per permettere la costruzione delle infrastrutture necessarie al fascio di neutrini.

Pensa che il governo faccia abbastanza per sostenere la ricerca?

Io oggi sono un docente "svizzero", parlo da svizzero e posso dire di essere molto soddisfatto di come la Svizzera sostiene l’attività di ricerca. Al nostro esperimento ci sono anche 50 italiani che fanno un lavoro eccellente e l’Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare) è un istituto di finanziamento tra i migliori al mondo. Certo sarebbe auspicabile che i fondi per la ricerca fondamentale e in particolare per l'INFN non solo non diminuissero, ma che aumentassero in prospettiva, tenuto conto dell'eccellenza dei ricercatori e delle ricerche portate avanti.

E il fatto che lei lavori all'estero, così come tanti altri ricercatori italiani, non è di per sé significativo?
Nel mio caso non si tratta di "fuga di cervelli", ma di una scelta consapevole nell'ambito della auspicabile mobilità delle competenze scientifiche nel mondo globale. Dispiace constatare che non vi è un apprezzabile analogo flusso di stranieri, e quindi anche di rientri, verso l'Italia.

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