"Ci sono ancora mercenari che combattono, entrano nelle case e portano via tutto, ma la capitale è quasi interamente nelle mani dei ribelli" racconta Hussein, 28 anni. Il suo amico Riad, invece, si trova in Italia per chiedere asilo politico
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(in fondo al pezzo gli aggiornamenti video dalla Libia)
"Il 90% di Tripoli è stata conquistata dai ribelli -GUARDA LE FOTO - Ci sono ancora dei punti dove gli africani (mercenari di vari paesi al soldo del regime, ndr) combattono ancora, entrano nelle case e portano via tutto. Ma gli stanno dando la caccia. In quelle zone è un gran caos. Quasi tutta la gente è in strada armata". Al telefono dalla capitale libica une ex giovane ufficiale di complemento dell'esercito di Muammar Gheddafi parla con un amico che si trova di fronte all'ambasciata libica a Roma, insieme ad altri cinque giovani libici, per avere assistenza essendo richiedente asilo. Hussein ha 28 anni, e racconta in un inglese stentato quanto accade a Ben Ashura, nella parte occidentale di Tripoli. Il suo amico Riad si trova invece da oltre un mese e mezzo nel centro dei richiedenti asilo della Croce Rossa di Castelnuovo di Porto, vicino a Roma.
"Siamo a 3 chilometri circa a ovest del palazzo di Gheddafi - racconta Hussein al telefono -. Da qui riesco a vedere il palazzo. Ho sentito dire che tre figli del Colonnello sono stati arrestati e che lui è scappato in Algeria".
Riad invece viene da alcuni giorni assieme a pochi altri libici davanti all'ambasciata su via Nomentana nella speranza di avere un po' di soldi per ricaricare il cellulare e comprare del cibo in più. "A Castelnuovo ci danno poco da mangiare e da bere e le docce non funzionano - racconta Anis Huwaidi, 27 anni che dice di essere un ingegnere e di venire anche lui da Tripoli - Ho perso un fratello a marzo per la guerra e ieri ho saputo che anche un mio amico medico è stato ammazzato".
Il gruppetto di sei giovani libici non viene fatto entrare per ora dai funzionari dell'ambasciata per motivi di sicurezza. Sul posto sono presenti oltre alla camionetta dell'esercito che staziona davanti alla sede diplomatica, anche una pattuglia dei carabinieri e una della polizia.
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Riad invece viene da alcuni giorni assieme a pochi altri libici davanti all'ambasciata su via Nomentana nella speranza di avere un po' di soldi per ricaricare il cellulare e comprare del cibo in più. "A Castelnuovo ci danno poco da mangiare e da bere e le docce non funzionano - racconta Anis Huwaidi, 27 anni che dice di essere un ingegnere e di venire anche lui da Tripoli - Ho perso un fratello a marzo per la guerra e ieri ho saputo che anche un mio amico medico è stato ammazzato".
Il gruppetto di sei giovani libici non viene fatto entrare per ora dai funzionari dell'ambasciata per motivi di sicurezza. Sul posto sono presenti oltre alla camionetta dell'esercito che staziona davanti alla sede diplomatica, anche una pattuglia dei carabinieri e una della polizia.