Londra, in migliaia contro le proteste su Twitter e Flickr

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Un edificio distrutto nel corso degli scontri di Londra
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Non solo testimonianze: i social network sono utilizzati anche per identificare gli autori delle violenze e denunciarli alla polizia. Oltre 70mila utenti si stanno organizzando sul sito dei cinguettii per ripulire la capitale dalle macerie. VIDEO E FOTO

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di Nicola Bruno

Gruppi di utenti che si auto-organizzano su Twitter per ripulire la città dopo i violenti scontri di Lunedì. Blog che raccolgono le foto dei manifestanti per poterli poi identificare. La Polizia che a sua volta usa Flickr per chiedere agli utenti di riconoscere gli autori delle violenze. Dopo la terza notte di guerriglia a Londra, i social network non sono utilizzati solo per condividere testimonianze dalle strade devastate e per commentare gli eventi, ma anche per cercare di arginare gli effetti delle proteste e, in alcuni casi, prendere il posto delle autorità.

PRENDI UN SACCHEGGIATORE
- Catch A Looter è il titolo di un blog comparso online nella notte di Lunedì 8 Agosto. L’autore è Crime Stoppers, associazione no-profit che da tempo usa il web per identificare in maniera anonima i casi più diversi di criminalità. Per quanto nel profilo dichiari di non voler fare nessuna opera di sorveglianza dal basso, ma solo di raccogliere in un unico luogo le testimonianze diffuse online, l’organizzazione afferma di essere già riuscita a far arrestare alcune persone grazie alle segnalazioni anonime. Non è la prima volta che iniziative del genere compaiono online. Anche a Vancouver, dopo la guerriglia urbana dello scorso giugno era nato un blog (Vancouver 2011 Riot Criminal List) e una pagina Facebook con il sottotitolo eloquente: “Crimini anonimi nel mondo del web 2.0? Non penso proprio”. Anche qui diversi violenti erano stati identificati e poi arrestati.

POLIZIA IN CROWDSOURCING
- A cavalcare l’indignazione dei cittadini di Londra ora è la stessa Metropolitan Police che, oltre a una pagina web con i most-wanted, ha creato su Flickr il set “London Disorder - Operation Withern” dove ha pubblicato immagini riprese dalle telecamere a circuito chiuso con gli autori dei saccheggi nei quartieri di Croydon e Norwood Road. Per quanto col volto coperto, molti ragazzi sono facilmente riconoscibili. Nelle strade di Londra, tra l’altro, ieri era comparso un volantino dei manifestanti che diceva: niente panico, la polizia usa la minaccia del riconoscimento solo per intimidirci e fare pressione psicologica; butta tutti i vestiti, le foto non possono essere usate come prova se la polizia non riesce a dimostrare che in quel momento eri vestito così...

RICONOSCIMENTO FACCIALE
- Su Google Groups è poi sbucato un gruppo anti-proteste che vuole invece utilizzare le tecnologie di riconoscimento facciale per identificare gli autori delle violenze attraverso le foto pubblicate su Facebook, Flickr e Twitter. Il gruppo è ancora allo stadio embrionale, ma sembra voler fare le cose sul serio. Ha già stilato una dichiarazione di intenti etici e afferma di voler restare nell’ambito della legalità. In rete non mancano le critiche per questa nuova forma di vigilanza dal basso.

PULIAMO LONDRA
- Non solo ronde digitali, comunque. Su Twitter sta attirando sempre più follower il profilo @RiotCleanup, dove gli utenti si danno appuntamento per ripulire i quartieri devastati nelle scorse notti. Al momento sono oltre 71.000 i seguaci. Nelle foto si vedono tanti londinesi con una scopa in mano intenzionati a raccogliere i vetri e altri oggetti che si trovano ancora sulle strade. Anche il sindaco di Londra Boris Johnson ha raggiunto i riot-cleaners. Gli autori del profilo dicono di contattare la polizia prima di ogni intervento, per evitare di compromettere le scene del crimine. Al momento sono già riusciti a ripulire i quartieri di Hackney e Lewisham che nella terza notte di scontri sono state tra le zone più colpite della capitale. Il tutto con uno spirito multiculturale e collaborativo che vuole essere anche la dimostrazione che a Londra in questi giorni non è tutto razzismo e guerriglia.

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