Scontri tra i sostenitori del presidente Bashar al-Assad e le forze che sorvegliano le rappresentanze diplomatiche. Il 10 luglio l'esecutivo aveva protestato per la visita delle due delegazioni in uno dei luoghi simbolo delle manifestazioni. VIDEO
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Al grido "Dio, Siria e Bashar", una folla di sostenitori del presidente siriano Bashar al Assad ha dato l'assalto alle ambasciate di Stati Uniti e Francia a Damasco, e anche alla vicina residenza dell'ambasciatore Usa.
I marines e gli agenti della sicurezza francesi, aiutati da un tardivo intervento delle forze di sicurezza siriane, sono riusciti a respingere i dimostranti, mentre Washington ha già energicamente accusato il governo siriano di non aver protetto le rappresentanze diplomatiche.
Colpi di arma da fuoco - Alcuni dimostranti sono anche riusciti ad entrare nel compound americano, e tre o quattro di loro, secondo quanto hanno riferito testimoni, a raggiungere il tetto dell'edificio, mentre altri innalzavano bandiere siriane o scrivevano sugli alti muri di cinta graffiti contro l'ambasciatore, definendolo "cane", e lanciavano sassi contro le finestre e le auto dei diplomatici.
All'ambasciata francese l'assalto ha raggiunto momenti anche più drammatici, quando alcuni colpi d'arma da fuoco sono stati sparati dagli agenti della sicurezza francesi, tre dei quali sono peraltro rimasti feriti.
Gli attacchi sono andati avanti per ore e nella serata del 12 luglio erano ancora in corso.
La visita delle delegazioni ad Hama - Venerdì 8 luglio scorso, l'ambasciatore americano Robert Ford - che era nell'ambasciata al momento dell'assalto - e quello francese Eric Chevallier si sono recati in visita ad Hama, città nel centro della Siria e simbolo dal 1982 della repressione degli al-Assad contro la Fratellanza musulmana.
Nelle ultime settimane Hama è di nuovo divenuta epicentro e teatro di grandi manifestazioni contro il regime che, così come in altre città del Paese, da oltre quattro mesi stanno sconvolgendo la Siria e che, secondo varie fonti, hanno provocato finora la morte di almeno 1.500 civili e di 350 membri delle forze di sicurezza.
La reazione degli Usa - Damasco non ha affatto gradito le visite, e il ministro degli Esteri ha reso noto di aver convocato gli ambasciatori di Usa e Francia, ai quali "ha manifestato la sua viva condanna per la visita, che costituisce un'ingerenza flagrante negli affari interni della Siria".
Con Washington i toni sono stati ancora pù duri: "La presenza dell'ambasciatore americano a Hama senza autorizzazione - ha affermato il ministro - e' una chiara prova del coinvolgimento degli Stati Uniti negli avvenimenti in corso, e del loro tentativo di incitare" la tensione. Gli Usa a loro volta hanno reagito duramente: "Condanniamo con forza il rifiuto del governo siriano di proteggere la nostra ambasciata, e chiediamo un risarcimento dei danni. Nello stesso tempo, invitiamo il governo siriano a mantenere i suoi obblighi nei confronti dei suoi cittadini", ha affermato in un comunicato il Dipartimento di Stato, denunciando che "una tv pesantemente influenzata dalle autorit… siriane ha incoraggiato questa manifestazione violenta".
Convocato l'ambasciatore siriano - Concetti evidentemente ribaditi anche all'incaricato d'affari siriano a Washington, convocato al Dipartimento di Stato nel pomeriggio per protestate contro "l'inadeguata" risposta delle forze dell'ordine siriane a protezione dell'ambasciata.
Fonti di al Jazira, d'altra parte, hanno affermato che in una città come Damasco, fortemente presidiata dalle forze di sicurezza, i manifestanti non sarebbero di certo riusciti a raggiungere le due ambasciate "senza l'approvazione del governo".
Con una certa preveggenza, l'ambasciatore Ford di ritorno da Hama aveva peraltro scritto sulla sua pagina di Facebook che "è paradossale che il governo siriano consenta a una manifestazione anti-americana di muoversi liberamente mentre altrove le forze di sicurezza intervengono contro manifestanti pacifici che hanno con se' solo rami d'ulivo".
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Al grido "Dio, Siria e Bashar", una folla di sostenitori del presidente siriano Bashar al Assad ha dato l'assalto alle ambasciate di Stati Uniti e Francia a Damasco, e anche alla vicina residenza dell'ambasciatore Usa.
I marines e gli agenti della sicurezza francesi, aiutati da un tardivo intervento delle forze di sicurezza siriane, sono riusciti a respingere i dimostranti, mentre Washington ha già energicamente accusato il governo siriano di non aver protetto le rappresentanze diplomatiche.
Colpi di arma da fuoco - Alcuni dimostranti sono anche riusciti ad entrare nel compound americano, e tre o quattro di loro, secondo quanto hanno riferito testimoni, a raggiungere il tetto dell'edificio, mentre altri innalzavano bandiere siriane o scrivevano sugli alti muri di cinta graffiti contro l'ambasciatore, definendolo "cane", e lanciavano sassi contro le finestre e le auto dei diplomatici.
All'ambasciata francese l'assalto ha raggiunto momenti anche più drammatici, quando alcuni colpi d'arma da fuoco sono stati sparati dagli agenti della sicurezza francesi, tre dei quali sono peraltro rimasti feriti.
Gli attacchi sono andati avanti per ore e nella serata del 12 luglio erano ancora in corso.
La visita delle delegazioni ad Hama - Venerdì 8 luglio scorso, l'ambasciatore americano Robert Ford - che era nell'ambasciata al momento dell'assalto - e quello francese Eric Chevallier si sono recati in visita ad Hama, città nel centro della Siria e simbolo dal 1982 della repressione degli al-Assad contro la Fratellanza musulmana.
Nelle ultime settimane Hama è di nuovo divenuta epicentro e teatro di grandi manifestazioni contro il regime che, così come in altre città del Paese, da oltre quattro mesi stanno sconvolgendo la Siria e che, secondo varie fonti, hanno provocato finora la morte di almeno 1.500 civili e di 350 membri delle forze di sicurezza.
La reazione degli Usa - Damasco non ha affatto gradito le visite, e il ministro degli Esteri ha reso noto di aver convocato gli ambasciatori di Usa e Francia, ai quali "ha manifestato la sua viva condanna per la visita, che costituisce un'ingerenza flagrante negli affari interni della Siria".
Con Washington i toni sono stati ancora pù duri: "La presenza dell'ambasciatore americano a Hama senza autorizzazione - ha affermato il ministro - e' una chiara prova del coinvolgimento degli Stati Uniti negli avvenimenti in corso, e del loro tentativo di incitare" la tensione. Gli Usa a loro volta hanno reagito duramente: "Condanniamo con forza il rifiuto del governo siriano di proteggere la nostra ambasciata, e chiediamo un risarcimento dei danni. Nello stesso tempo, invitiamo il governo siriano a mantenere i suoi obblighi nei confronti dei suoi cittadini", ha affermato in un comunicato il Dipartimento di Stato, denunciando che "una tv pesantemente influenzata dalle autorit… siriane ha incoraggiato questa manifestazione violenta".
Convocato l'ambasciatore siriano - Concetti evidentemente ribaditi anche all'incaricato d'affari siriano a Washington, convocato al Dipartimento di Stato nel pomeriggio per protestate contro "l'inadeguata" risposta delle forze dell'ordine siriane a protezione dell'ambasciata.
Fonti di al Jazira, d'altra parte, hanno affermato che in una città come Damasco, fortemente presidiata dalle forze di sicurezza, i manifestanti non sarebbero di certo riusciti a raggiungere le due ambasciate "senza l'approvazione del governo".
Con una certa preveggenza, l'ambasciatore Ford di ritorno da Hama aveva peraltro scritto sulla sua pagina di Facebook che "è paradossale che il governo siriano consenta a una manifestazione anti-americana di muoversi liberamente mentre altrove le forze di sicurezza intervengono contro manifestanti pacifici che hanno con se' solo rami d'ulivo".