WikiLeaks, Visa e Mastercard riaprono le donazioni. Anzi no

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I due circuiti di carte di credito, che avevano bloccato le transazioni al sito di soffiate, hanno riaperto i flussi dopo che l'organizzazione di Assange aveva minacciato di ricorrere a vie legali per violazione delle leggi Ue. Ma solo per qualche ora

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di Raffaele Mastrolonardo

Dopo sette mesi l'embargo portato avanti da Visa e Mastercard nei confronti di WikiLeaks sarebbe stato tolto e il progetto può ora di nuovo ricevere donazioni online attraverso due tra i circuiti più importanti del mondo. Lo ha annunciato il 7 luglio DataCell, l'operatore islandese che gestisce le transazioni online, per conto del sito ma l'annuncio ha creato subito un piccolo giallo. La fine del blocco sarebbe così avvenuta dopo che WikiLeaks e DataCell hanno minacciato il ricorso alle vie legali contro i due colossi finanziari per violazioni delle leggi sulla concorrenza dell'Unione Europea.

Sulla vicenda, comunque, il condizionale resta d'obbligo.
Visa, interpellata da The Atalntic Wire, ha infatti negato di avere autorizzato nuovamente i pagamenti al sito di Julian Assange. Da parte sua, DataCell ha ribadito su Twitter e direttamente a Sky.it che il servizio è di nuovo in funzione. Tuttavia, nostri ripetuti tentativi di donazione effettuati con carta di credito Mastercard nella mattina dell'8 luglio attraverso la pagina web predisposta da DataCell non hanno ricevuto conferma che le transazioni sono andate a buon fine. Nel frattempo, DataCell ha reso noto un nuovo blocco alle transazioni.

E' dunque ancora prematuro dire che la strategia messa in piedi da WikiLeaks per costringere Visa e Mastercard a porre fine all'embargo che dura da dicembre ha pagato. Qualche giorno fa WikiLeaks aveva comunicato ai due circuiti di carte di credito l'intenzione di avviare procedimenti giudiziari ai loro danni se non avessero rimosso il blocco in tempi brevi. Altrimenti, affermava un comunicato, avrebbero dovuto fronteggiare cause in Danimarca e al cospetto dell'Unione Europea per violazione delle leggi sulla concorrenza.

Che cosa c'entri WikiLeaks con la competizione tra aziende lo spiegava il reclamo destinato alla Ue preparato dagli avvocati di WikiLeaks e DataCell.
Secondo i legali, il comportamento di MasterCard e Visa avrebbe infatti danneggiato l'attività di DataCell producendo una “distorsione del mercato” e una “discriminazione dei clienti”, configurando un abuso di posizione dominante da parte dei due colossi.

Leggi il reclamo di WikiLeaks

Wiki Leaks Visa Master Card

Tutta la vicenda ebbe inizio il 7 dicembre scorso, quando MasterCard e Visa ordinarono a Teller, società danese che processa transazioni per conto delle due multinazionali, di sospendere l'accettazione di pagamenti attraverso carta di credito destinati a DataCell per via del suo rapporto con WikiLeaks. Con questa mossa dagli effetti prolungati, sostengono i legali di WikiLeaks, MasterCad e Visa avrebbero messo a punto un vero e proprio boicottaggio di DataCell grazie al loro dominio del mercato europeo (70% Visa, 25% Mastercard).

La società islandese avrebbe infatti provato a rivolgersi ad altri fornitori di servizi accreditati dal circuito ricevendone solo rifiuti. Il diktat, poi, non sarebbe caduto neanche dopo che un'indagine condotta dalla stessa Teller avrebbe dimostrato che DataCell non ha violato i termini dell'accordo di servizio. Giunti a questo punto, afferma WikiLeaks, “se il blocco non sarà rimosso [MasterCard, Visa e Teller] saranno citati in giudizio in Danimarca e davanti alla Commissione Europea”.

La speranza del sito degli informatori è che la pressione giudiziaria abbia indotto MasterCard e Visa a ritornare sui propri passi, autorizzando i pagamenti via carta di credito e dunque rendendo più agevole il flusso delle donazioni al progetto. Intanto, in attesa di vedere se effettivamente i due giganti della carta di credito hanno ceduto di fronte alla prospettiva dell'offensiva legale, WikiLeaks non rinuncia all'arma dell'ironia. Il sito ha pubblicato infatti un appello agli utenti della rete costruito che fa il verso ad un popolare spot proprio di MasterCard.

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