Da Sony al Pdl, hacker all'attacco: ecco chi sono

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Il logo usato su Twitter dal gruppo LulzSec
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Mandano in tilt i siti governativi, rubano i dati delle carte di credito dei videogiocatori. Ma chi si nasconde dietro i pirati? Difficile dirlo: l'unica certezza è che negli ultimi mesi gli attacchi informatici sono diventati sempre più frequenti

di Alberto Giuffrè

L’infiltrato per conto dei servizi segreti, l’adolescente smanettone rinchiuso nella sua cameretta. Nell’immaginario collettivo la figura dell’hacker si colloca sempre tra due estremi. Ma nella realtà, quella dei cosiddetti pirati informatici è una materia scivolosa. Non esistono leader riconosciuti, né portavoce da mandare avanti. E ogni rivendicazione è sempre difficile da verificare. Lo dimostra uno degli ultimi casi che riguarda l’Italia: lo scorso 28 maggio su YouTube un account appena creato (anonymous543345) carica un video in cui manipolando le immagini di Silvio Berlusconi si dichiara “guerra virtuale” al governo italiano. Un messaggio che sembrerebbe ricollegarsi alle azioni di Anonymous, uno dei gruppi più attivi del momento. Ma che non trova conferme in Rete.

Dai videogiochi agli intrighi internazionali - L’unica certezza è che negli ultimi mesi si parla sempre di più di attacchi informatici. Colpa di casi eclatanti, come le azioni in difesa di Wikileaks (da cui Julian Assange si è dissociato) o il furto di carte di credito dal PlayStation Network della Sony. Fino a vicende da intrigo internazionale che hanno coinvolto Google: è il 2 giugno quando il motore di ricerca denuncia il tentativo di furto di password di diversi account Gmail, alcuni dei quali appartententi a importanti funzionari del governo Usa. L’attacco sarebbe arrivato da presunti hacker cinesi. Un fatto che molti osservatori hanno collegato a una decisione presa dal Pentagono poche ore prima. Cioè l’equiparazione dei sabotaggi informatici agli atti di guerra veri e propri.

Infiltrati? -
Un hacker americano su quattro è stato contattato dall’Fbi ed ha lavorato per loro. Lo sostiene il Guardian, che in un articolo racconta di come il Federal Bureau of Investigation frequenti i forum e le chat anche attraverso i consulenti esterni. L’interesse degli investigatori americani per i pirati informatici non sarebbe una novità. Lo ricordano diversi blogger come Dario Salvelli che in un post scrive: “Il mensile americano Wired aveva già pubblicato documenti sulla modalità di infiltrazione del corpo investigativo americano che usava degli spyware per monitorare alcuni utenti di Internet. Una modalità che non dovrebbe stupire se si considera il fatto che alcune organizzazioni criminali, come la mafia russa, in passato si sono serviti dei pirati informatici.

Anonymous: gli attivisti anonimi -
Sempre il Guardian ha provato a mettere un po' di ordine tra i gruppi hacker più attivi del momento. Una ricostruzione che parte proprio dagli Anonymous, collettivo nato nel 2003 su 4chan, una delle imageboard più grandi e frequentate dalla rete. Il battesimo sui media arriva con l’attacco alla Chiesa di Scientology ma si fanno conscere al grande pubblico soltanto nel 2010 con "Operation Payback", la serie di azioni in difesa di Wikileaks. Più che hacker si definiscono “attivisti digitali”: agiscono spesso con dei "Distribuited Denial of Service". Si tratta di operazioni piuttosto semplici che spingono un sito internet al limite delle prestazioni fino a mandarlo fuori uso. L’account su Twitter su cui rivendicano le azioni e lanciano nuove campagne ha quasi 30000 followers. Proprio su questo profilo Twitter è stato annunciato, il 21 giugno, l’attacco ad alcuni siti legati al Pdl.

LulzSec: pirati per ridere - Sono il gruppo del momento. Secondo le ricostruzioni degli esperti nascono da una costola degli Anonymous e tramite un sito web e un account su Twitter annunciano i “loro successi”. L’obiettivo? “Farsi una risata”, scrivono nel loro manifesto. Chi non ride sono le vittime: come il colosso Sony seriamente danneggiato dall’intrusione dei pirati. O la Cia, il cui sito internet è stato mandato in tilt. Il 21 giugno scorso, in Inghilterra, Scotland Yard ha arrestato un presunto appartenente al gruppo (guarda nel video in fondo una ricostruzione della loro storia).

The Jester: dalla parte dello Zio Sam - Poco conosciuti, ma non per questo meno attivi. Sono i Jester, un gruppo che secondo il Guardian parteggia per l’esercito americano. Non a caso tra le loro vittime ci sono diversi siti legati alla jihad. Ma ci sarebbero loro anche dietro i tentativi di mettere fuori uso la presenza online di Julian Assange e Wikileaks.

Guarda la parodia animata della storia di LulzSec

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