La bambina sarebbe stata rapita e costretta a indossare un giubbotto esplosivo. E' stata fermata in tempo dalla polizia: "Mi avevano ordinato di premere il bottone al posto di blocco - racconta - ma io ho gridato di paura"
Minuta, un po' rannicchiata sulla panca, il volto incorniciato da un hijab bianco, lo sguardo intenso, non come quello ingenuo di una bambina, ma da donna già fatta. E' Sohana, pachistana di 9 anni che, accanto al capo della polizia Salim Marwat racconta ai giornalisti la sua tragica storia di kamikaze in erba mancata. Una storia che però non è stato possibile confermare attraverso fonti indipendenti.
Ci sono stati esempi di attentatori suicidi di giovane età nella storia di questo cruento conflitto che contrappone da oltre dieci anni in Afghanistan i talebani alle forze di sicurezza governative e internazionali, e che ormai si è esteso oltre frontiera, nei territori tribali pachistani dove è accertato che gli insorti hanno le loro sicure retrovie.
E sono non tanto rari gli esempi di donne afghane che si incaricano di trasportare esplosivo per i militanti, come ha ricordato oggi a Kabul il portavoce della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf), Josef Blotz, secondo cui in un mese sono stati segnalati tre casi di kamikaze, reali o potenziali, femminili. "L'uso di donne combattenti da parte dei talebani - ha osservato - è un trend nuovo ed inquietante".
E se è inquietante che una donna possa sotto un burqa nascondere esplosivo ed attivarlo in nome della guerra all'Occidente, è sicuramente tragico che persone spregiudicate possano aver obbligato Sohana a vestire un giubbotto esplosivo e a dirigersi verso un posto di blocco della sicurezza pachistana.
Durante la conferenza stampa, trasmessa dai canali tv pachistani, si è sentita la bimba ricostruire, con l'aiuto di una registrazione, la storia del suo reclutamento forzato nel Pakistan nord-occidentale da parte di due donne e un uomo. "Mi hanno messo un fazzoletto sulla bocca - ha raccontato - e allora ho perso conoscenza. Mi hanno portato da qualche parte, ma non so dire dove. Quando mi sono ripresa, mi hanno offerto dei biscotti. Li ho mangiati e sono svenuta di nuovo".
Da parte sua il comandante Marwat ha indicato che la bambina è stata bloccata dagli agenti vicino a un posto di controllo a Islam Dara, nel distretto di Lower Dir nella provincia di Khyber Pashtunkhwa (GUARDA LA MAPPA), quando uno di essi ha notato sul suo corpo un rigonfiamento. Il controllo ha permesso di appurare che aveva indosso un giubbotto esplosivo pronto per essere attivato.
L'operazione di polizia, e l'età della piccola, sono stati confermati all'agenzia Ansa da un ufficiale della polizia. "Sohana - ha spiegato - viene dall'area di Hashtnagri vicino a Peshawar. Suo padre è handicappato e povero, mentre la madre sbarca il lunario come sarta".
Durante l'interrogatorio la bimba ha anche detto che i suoi rapitori l'hanno trasportata nella zona e le "hanno ordinato di premere il bottone al momento di passare all'altezza del posto di controllo. Ma io ad un certo punto ho gridato di paura - ha concluso - e la polizia mi ha fermato", impedendo la tragedia.
Ci sono stati esempi di attentatori suicidi di giovane età nella storia di questo cruento conflitto che contrappone da oltre dieci anni in Afghanistan i talebani alle forze di sicurezza governative e internazionali, e che ormai si è esteso oltre frontiera, nei territori tribali pachistani dove è accertato che gli insorti hanno le loro sicure retrovie.
E sono non tanto rari gli esempi di donne afghane che si incaricano di trasportare esplosivo per i militanti, come ha ricordato oggi a Kabul il portavoce della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf), Josef Blotz, secondo cui in un mese sono stati segnalati tre casi di kamikaze, reali o potenziali, femminili. "L'uso di donne combattenti da parte dei talebani - ha osservato - è un trend nuovo ed inquietante".
E se è inquietante che una donna possa sotto un burqa nascondere esplosivo ed attivarlo in nome della guerra all'Occidente, è sicuramente tragico che persone spregiudicate possano aver obbligato Sohana a vestire un giubbotto esplosivo e a dirigersi verso un posto di blocco della sicurezza pachistana.
Durante la conferenza stampa, trasmessa dai canali tv pachistani, si è sentita la bimba ricostruire, con l'aiuto di una registrazione, la storia del suo reclutamento forzato nel Pakistan nord-occidentale da parte di due donne e un uomo. "Mi hanno messo un fazzoletto sulla bocca - ha raccontato - e allora ho perso conoscenza. Mi hanno portato da qualche parte, ma non so dire dove. Quando mi sono ripresa, mi hanno offerto dei biscotti. Li ho mangiati e sono svenuta di nuovo".
Da parte sua il comandante Marwat ha indicato che la bambina è stata bloccata dagli agenti vicino a un posto di controllo a Islam Dara, nel distretto di Lower Dir nella provincia di Khyber Pashtunkhwa (GUARDA LA MAPPA), quando uno di essi ha notato sul suo corpo un rigonfiamento. Il controllo ha permesso di appurare che aveva indosso un giubbotto esplosivo pronto per essere attivato.
L'operazione di polizia, e l'età della piccola, sono stati confermati all'agenzia Ansa da un ufficiale della polizia. "Sohana - ha spiegato - viene dall'area di Hashtnagri vicino a Peshawar. Suo padre è handicappato e povero, mentre la madre sbarca il lunario come sarta".
Durante l'interrogatorio la bimba ha anche detto che i suoi rapitori l'hanno trasportata nella zona e le "hanno ordinato di premere il bottone al momento di passare all'altezza del posto di controllo. Ma io ad un certo punto ho gridato di paura - ha concluso - e la polizia mi ha fermato", impedendo la tragedia.