Il premier, leader del partito conservatore e islamico moderato Akp, ha vinto la consultazione parlamentare: "E ora riforma della Costituzione condivisa dall'opposizione"
Il partito del premier Recep Tayyip Erdogan ha vinto le elezioni parlamentari in Turchia sfiorando per la prima volta la maggioranza assoluta dei voti che assicura al suo leader un terzo mandato consecutivo alla guida del grande paese in bilico tra Europa e Medio oriente, per il quale costituisce un modello di democrazia e sviluppo.
Trionfo per Erdogan - "Un elettore su due ha votato per l'Akp", ha esultato Erdogan godendo un trionfo dal balcone della sede del suo partito ad Ankara e assicurandosi così altri quattro anni di governo. La vittoria consente a Erdogan di formare per la terza volta un esecutivo monocolore. Queste elezioni assegnano alla sua formazione "Giustizia e Sviluppo (Akp) però 'solo' 325 deputati, cinque in meno del numero che avrebbe consentito al premier conservatore di varare riforme costituzionali senza concordarle con altri partiti ma soltanto sottoponendole a referendum. Nonostante la netta affermazione, che migliora il già ottimo 46,6% del 2007, modifiche nell'assegnazione dei seggi per complessi motivi demografici fanno sì che l'Akp possa contare su meno deputati di quanti vantati attualmente (341): è poi ancora più lontana quindi la supermaggioranza dei due terzi dei 550 seggi del parlamento monocamerale turco, i 'mitici' 367 seggi, con la quale Erdogan avrebbe voluto compiere riforme costituzionali evitando anche la consultazione referendaria.
Per rendere più democratica - come auspicato anche dall'Ue - la Costituzione scritta dopo il colpo di stato militare del 1980, il premier islamico moderato ha annunciato che lavorerà a una riforma condivisa dalle altre tre forze entrate nella Grande Assemblea Nazionale della Turchia: "La nazione ci ha detto di fare la Costituzione attraverso il consenso e i negoziati", ha detto Erdogan, e "faremo la nuova Costituzione con i partiti di opposizione".
Riforme condivise - Nel suo discorso di terza investitura, accanto alla moglie e a una figlia entrambe velate, Erdogan ha assicurato che la nuova costituzione rispetterà tutte le religioni e gli stili di vita laici, aumentando le libertà dei turchi: la democrazia "in Turchia è ormai inattaccabile", ha sottolineato replicando indirettamente alle preoccupazioni del Chp e di qualche osservatore internazionale che paventa tendenze accentratrici e 'presidenzialiste' di Erdogan. Forte di una crescita economica con ritmi 'cinesi' (+8,9% il Pil 2010) e di una stabilità politica assicurata per otto anni a questo colosso musulmano da 74 milioni di abitanti che resta candidato all'ingresso nell'Ue, Erdogan ha ribadito che Ankara ambisce a essere un modello per il Medio oriente: "Hanno vinto i Turchi", ha detto, ma anche "gli arabi, tutti i miei fratelli, Gerusalemme, Gaza, Baghdad, i Balcani".
All'opposizione il partito socialdemocratico - Principale forza che gli si oppone si conferma il partito socialdemocratico e di ispirazione laico-ataturkista Chp: il suo nuovo leader Kemal Kilicdaroglu ha fatto aumentare i consensi dal 20,9% al 25,9, con seggi in crescita da 112 a 135 e ha rilasciato dichiarazioni che suonano come 'non faremo sconti".
Ma c'è già qualche commentatore che preconizza una fronda interna ai suoi danni. A sottrarre seggi al partito di Erdogan è stata anche la formazione dei nazionalisti dell' Mhp: sebbene colpiti da scandali a sfondo sessuale scatenati da intercettazioni video illegali 'a luci rosse', hanno superato l'altissima soglia di sbarramento turca del 10% con un 13,0% dei voti e 54 seggi.
Dieci deputati in più per gli indipendentisti - Netta affermazione degli indipendentisti curdi del Bdp con 36 deputati, dieci in più del 2007, interlocutori principali di modifiche costituzionali che vengono incontro alla bellicosa minoranza del sud protagonista di un'annosa insurrezione da decine di miglia di morti.
Trionfo per Erdogan - "Un elettore su due ha votato per l'Akp", ha esultato Erdogan godendo un trionfo dal balcone della sede del suo partito ad Ankara e assicurandosi così altri quattro anni di governo. La vittoria consente a Erdogan di formare per la terza volta un esecutivo monocolore. Queste elezioni assegnano alla sua formazione "Giustizia e Sviluppo (Akp) però 'solo' 325 deputati, cinque in meno del numero che avrebbe consentito al premier conservatore di varare riforme costituzionali senza concordarle con altri partiti ma soltanto sottoponendole a referendum. Nonostante la netta affermazione, che migliora il già ottimo 46,6% del 2007, modifiche nell'assegnazione dei seggi per complessi motivi demografici fanno sì che l'Akp possa contare su meno deputati di quanti vantati attualmente (341): è poi ancora più lontana quindi la supermaggioranza dei due terzi dei 550 seggi del parlamento monocamerale turco, i 'mitici' 367 seggi, con la quale Erdogan avrebbe voluto compiere riforme costituzionali evitando anche la consultazione referendaria.
Per rendere più democratica - come auspicato anche dall'Ue - la Costituzione scritta dopo il colpo di stato militare del 1980, il premier islamico moderato ha annunciato che lavorerà a una riforma condivisa dalle altre tre forze entrate nella Grande Assemblea Nazionale della Turchia: "La nazione ci ha detto di fare la Costituzione attraverso il consenso e i negoziati", ha detto Erdogan, e "faremo la nuova Costituzione con i partiti di opposizione".
Riforme condivise - Nel suo discorso di terza investitura, accanto alla moglie e a una figlia entrambe velate, Erdogan ha assicurato che la nuova costituzione rispetterà tutte le religioni e gli stili di vita laici, aumentando le libertà dei turchi: la democrazia "in Turchia è ormai inattaccabile", ha sottolineato replicando indirettamente alle preoccupazioni del Chp e di qualche osservatore internazionale che paventa tendenze accentratrici e 'presidenzialiste' di Erdogan. Forte di una crescita economica con ritmi 'cinesi' (+8,9% il Pil 2010) e di una stabilità politica assicurata per otto anni a questo colosso musulmano da 74 milioni di abitanti che resta candidato all'ingresso nell'Ue, Erdogan ha ribadito che Ankara ambisce a essere un modello per il Medio oriente: "Hanno vinto i Turchi", ha detto, ma anche "gli arabi, tutti i miei fratelli, Gerusalemme, Gaza, Baghdad, i Balcani".
All'opposizione il partito socialdemocratico - Principale forza che gli si oppone si conferma il partito socialdemocratico e di ispirazione laico-ataturkista Chp: il suo nuovo leader Kemal Kilicdaroglu ha fatto aumentare i consensi dal 20,9% al 25,9, con seggi in crescita da 112 a 135 e ha rilasciato dichiarazioni che suonano come 'non faremo sconti".
Ma c'è già qualche commentatore che preconizza una fronda interna ai suoi danni. A sottrarre seggi al partito di Erdogan è stata anche la formazione dei nazionalisti dell' Mhp: sebbene colpiti da scandali a sfondo sessuale scatenati da intercettazioni video illegali 'a luci rosse', hanno superato l'altissima soglia di sbarramento turca del 10% con un 13,0% dei voti e 54 seggi.
Dieci deputati in più per gli indipendentisti - Netta affermazione degli indipendentisti curdi del Bdp con 36 deputati, dieci in più del 2007, interlocutori principali di modifiche costituzionali che vengono incontro alla bellicosa minoranza del sud protagonista di un'annosa insurrezione da decine di miglia di morti.