Il piano d’azione militare dell’Alleanza Atlantica è stato prolungato di tre mesi. Nella notte ancora raid su Tripoli. Intanto, il ministro del petrolio Shukri Ghanem lascia il raìs e si schiera con gli insorti
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Sono proseguiti incessantemente anche la notte tra mercoledì 1 giugno e giovedì 2 giugno i bombardamenti aerei della Nato su Tripoli: lo hanno riferito fonti giornalistiche presenti nella capitale della Libia , secondo cui poco dopo mezzanotte e mezza la città è stata teatro di almeno sei esplosioni in rapida successione, seguite qualche minuto più tardi da un'ulteriore serie di boati, ancora più frequenti e numerosi. I raid notturni degli alleati contro obiettivi strategici a Tripoli sono ormai in corso da oltre una dozzina di giorni consecutivi.
Nella serata del 1 giugno, una forte esplosione è stata avvertita a Bengasi, roccaforte degli insorti libici. Molto probabilmente è stata un'autobomba ad esplodere davanti l'Hotel Tibesti, uno degli alberghi più lussuosi della città, dove ha sede l'Ufficio di rappresentanza dell'Unione europea e dove alloggia in questi giorni anche l'ambasciatore italiano in Libia, Vincenzo Schioppa. E' infatti lo stesso albergo che appena ha ospitato gli incontri del ministro Frattini con i leader del Consiglio nazionale transitorio dei ribelli libici. Fortunatamente non ci sono stati feriti e nessuno ha rivendicato l'attentato, ma non è escluso un colpo di coda di agenti infiltrati del regime agonizzante per cercare vendetta contro i 'traditori' di Bengasi, la città della Cirenaica dalla quale è partita oltre tre mesi fa la rivolta che sta spazzando via 40 anni di Muammar Gheddafi al potere.
Malgrado dal terreno continuino ad arrivare notizie frammentarie, l'ennesima defezione del potente ministro libico del Petrolio Shukri Ghanem - annunciata a Roma mercoledì 1 giugno - restituisce l'immagine di un regime ormai allo sbando. “Ho provato a cambiare il regime dall'interno, ma dopo tutto questo spargimento di sangue non è più possibile lavorare" con Gheddafi, ha detto l’ex fedelissimo del raìs. E ancora: "In questa situazione non si può più lavorare: quindi ho lasciato il mio Paese e il mio lavoro per unirmi alla scelta dei giovani libici di combattere per una Libia democratica", ha detto l'ormai ex ministro, precisando di non lavorare "ancora" per il Consiglio nazionale transitorio dei ribelli (Cnt).
Guarda l'intervista a Shukri Ghanem di SkyTG24
La Nato, intanto, ha prorogato ufficialmente la missione Unified Protector di altri 90 giorni, ma al quartier generale dell'Alleanza tutti si dicono che certi che serviranno meno di tre mesi concessi per completare la missione. L'uscita di scena di Gheddafi dalla Libia è solo questione di tempo, secondo il segretario generale Anders Fogh Rasmussen, e succederà presto.
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