Fukushima, il premier giapponese rinuncia allo stipendio

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Per fronteggiare la crisi nucleare, dopo lo tsunami che ha devastato il Paese, anche i dirigenti della Tepco decidono di non percepire compensi. La compagnia potrebbe essere chiamata a risarcire 80mila persone. LO SPECIALE

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La compagnia elettrica giapponese 'Tepco', che gestisce la disastrata centrale nucleare di Fukushima Daiichi 1, ha chiesto aiuti economici statali al governo di Tokyo, con i quali poter fare fronte ai pesantissimi indennizzi che dovrà versare per risarcire i danni provocati dalla fuoriuscita di radioattività dall'impianto, gravemente colpito dal terremoto di magnitudo 9,0 dell'11 marzo scorso, e dall'ancor più devastante 'tsunami' che ne fu generato. La richiesta formale è stata presentata dal presidente della società, Masataka Shimizu, nel corso di un incontro con il portavoce dell'esecutivo, Yukio Edano, e con il ministro per il Commercio e l'Industria, Banri Kaieda.

Il premier giapponese rinuncia allo stipendio - E la prima risposta arriva dal primo ministro in persona. Naoto Kan ha infatti annunciato che rinuncerà al suo stipendio fino alla conclusione della crisi nucleare di Fukushima.
"Continuerà a percepire la retribuzione di membro del parlamento ma non quella di primo ministro, né altri bonus" ha spiegato Naoto Kan.

Aiuti economici al governo - La 'Tepco', ha ammesso per iscritto lo stesso Shimizu, riconosce pienamente la propria responsabilità per le conseguenze del peggiore disastro atomico avvenuto nel mondo durante gli ultimi 25 anni, cioè dalla catastrofe di Chernobyl nel 1986: tuttavia, avverte il manager nella petizione, "ci troviamo a dover fronteggiare una situazione estremamente difficile per quanto concerne le fonti di reperimento dei fondi necessari, come l'accensione di prestiti con istituzioni finanziarie, per non parlare dell'emissione di obbligazioni".
Il presidente della compagnia e sette dei suoi massimi dirigenti rinunceranno "per il tempo necessario" ai rispettivi compensi, che metteranno a disposizione dei risarcimenti, così come saranno decurtati del 50 per cento gli stipendi dei consiglieri di amministrazione; inoltre la 'Tepco' venderà diverse proprietà, dal suo portafoglio titoli ai beni immobili che possiede, fino alle "attività collaterali", così da "creare quanti più fondi sarà possibile".

I risarcimenti - Un calcolo preciso della somma che sarà tenuta a pagare la compagnia, o comunque dell'ammontare complessivo dei danni, non è ancora stato tentato: alcuni esperti ipotizzano comunque un numero di aventi diritto pari ad almeno ottantamila persone, quanti cioè sono stati i soli sfollati, e una cifra conseguente superiore ai 60 miliardi di euro. Il governo del premier Naoto Kan ha ammonito che, per poter contare su finanziamenti pubblici, la società dovrà procedere a una ristrutturazione dei propri impianti ben più vasta e approfondita di quanto non abbia fatto finora. Al contempo, però, dopo il colloquio con Shimizu il ministro dell'Industria nipponico ha sottolineato che, se è la 'Tepco' a dover rispondere dei danni, d'altro lato le autorità sono tenute a garantire che chi vi ha diritto riceva le debite compensazioni.

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