Obama, c'era una volta il il candidato 2.0

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Il presidente Obama ha vinto la carica di Presidente degli Stati Uniti anche grazie ad una incisiva campagna elettorale 2.0.
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La base democratica non si entusiasma per la strategia online con cui il Presidente ha annunciato di voler correre per un secondo mandato. Tra critiche e app su Facebook che funzionano male ecco spuntare le prime video-parodie dei Repubblicani

di Nicola Bruno

“You in yet?” (Ci sei ancora?). Per la nuova campagna elettorale 2012, Barack Obama ricomincia dal basso. O meglio, da quei social network online (Facebook, YouTube, Twitter) che nel 2008 gli consentirono di fare la differenza rispetto ai più ingessati Repubblicani. All’epoca gli slogan “Change” e “Yes, you can” si dimostrarono fin troppo efficaci per un candidato giovane, volutamente outsider e senza grossi finanziamenti alle spalle. E il passaparola online si rivelò determinante: Obama riuscì a reclutare in rete migliaia di volontari e, soprattutto, a raccogliere oltre 500 milioni di dollari di finanziamenti (a fronte dei circa 380 milioni del candidato repubblicano John McCain).

Continuità vs cambiamento -
Tre anni dopo, Barack Obama deve fare i conti con un bilancio politico non proprio all’altezza delle aspettative suscitate nella campagna 2008 (secondo il sito di fact-checking Politifact, su oltre 500 promesse elettorali ne ha mantenute solo 134). Ma soprattutto si ritrova in una posizione molto più scomoda per spingere sul pedale del cambiamento. Se la linea da far passare è quella della continuità istituzionale, ecco allora Obama puntare su valori tutt’altro che rivoluzionari. Come sottolinea la webzine Slate, nel video di lancio della campagna 2012, le prime tre immagini sono alquanto emblematiche di questa nuova strategia: una fabbrica, una chiesa, una bandiera statunitense. Come dire, uno stile molto più compassato e tradizionale rispetto ai video virali del 2008. Questo inversione di rotta non sembra entusiasmare più di tanto lo zoccolo duro degli elettori democratici: “[il video] poteva andare benissimo per McCain” ha notato un deluso commentatore di Daily Kos (noto blog progressista).

Un presidente poco wired? - Lo stesso Obama, tra l’altro, non sembra più di tanto interessato a puntare sull’immagine messianica del 2008. “Negli ultimi due anni sono invecchiato un bel po’, mi sono spuntati i capelli bianchi e le borse sotto gli occhi. E parte di quell’appeal giovanile potrebbe essersi affievolito”, ha dichiarato pochi giorni fa. Sarà pure una strategia per dimostrarsi all’altezza delle pesanti sfide che ancora l’attendono (crisi economica e instabilità in Medio Oriente), fatto sta che anche su testate solitamente vicine ai democratici la passione sembra scemare: “Ci sto, ma senza nessun entusiasmo”, scrive un blogger dell’ultra-obamiano Huffington Post.
A rovinare l’immagine di un Barack Obama non proprio al passo con i tempi, ci si è poi messa anche l’applicazione “I’m in” lanciata su Facebook. Secondo le prime recensioni online è tutt’altro che “wired” (e cioè per nulla innovativa): al momento del lancio, il processo di registrazione risultava troppo macchinoso e, per di più, violava anche le impostazioni di privacy del social network. Poco hi-tech anche il sito web ufficiale della campagna 2012: una semplice pagina web integrata con Facebook e poco altro.

Repubblicani all'attacco –
Di fronte a questa mancanza di innovazione, le prime critiche non si fanno attendere: “Benvenuto nel nuovo mondo selvaggio del Web”, scrive l’influente testata Politico.com, secondo cui “Quattro anni sono l’equivalente di un millennio nel mondo dei social media e il ricco, dinamico web del 2012 assomiglia ben poco con la noiosa era del web 2.0 del 2008”. Durante la corsa per il primo mandato era fin troppo facile giocare a fare il presidente 2.0: intorno erano tutti concentrati sulla tv e i giornali. Ora che anche i Repubblicani hanno capito quanto sia importante investire sui social media, il gioco si fa molto più duro. Come dimostra questa efficace video-parodia che i senatori repubblicani hanno iniziato a far circolare su YouTube. L’obiettivo? Attirare più visite del video ufficiale di Obama, anche grazie ad un titolo volutamente ambiguo.

Guarda la parodia

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