Egitto, la piazza contro Mubarak

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A pochi giorni dalla prima marcia del milione, gli organizzatori della protesta popolare contro il rais Hosni Mubarak hanno bissato. Venerdì 4 febbraio in piazza Tahrir a Il Cairo i manifestanti erano che hanno partecipato alla Giornata della partenza sono stati due milioni e un milione ad Alessandria (GUARDA LE FOTO). Con la stessa rivendicazione di sempre: il rais lasci il potere e se ne vada.
Ma il post Mubarak per gli Usa è già iniziato e Washington vorrebbe che a guidarlo ci fosse Omar Suleiman. Dopo le anticipazioni del New York Times, che ha rivelato come tra Casa Bianca e governo egiziano siano in corso trattative per l'uscita "immediata" di Hosni Mubarak, nella 'Giornata della partenza', è emerso in modo chiaro che gli Usa premono affinché sia l'attuale vicepresidente, Omar Suleiman, l'uomo della transizione. E' stato lo steso presidente a confermare che per gli Stati Uniti il processo deve avvenire subito e che sono state gia' avviate "discussioni politiche" perché si completi in modo rapido.

La protesta di venerdì 4 febbraio aveva anche un sapore simbolico. Gli organizzatori l'avevano definita la Giornata della partenza, pensando che avrebbero visto la fine del regime del rais.
Così non è stato ma si è intensificato il lavorio politico per sbloccare la situazione, arrivata all'undicesimo giorno di proteste di piazza (LA SCHEDA DELLA RIVOLTA) e con l'annuncio di convocazioni di nuove manifestazioni oceaniche per domenica, martedì e venerdì prossimi.
Il cosiddetto 'Comitato dei saggi', la cui figura più prominente è l'attuale segretario generale della Lega araba Amr Mussa, ha messo sul tavolo del vicepresidente Omar Suleiman un pacchetto di proposte. La più significativa delle quali prevede un meccanismo, in base all'articolo 139 della Costituzione, per un passaggio di poteri effettivi dal presidente al suo numero due, di fatto trasformando Mubarak in un presidente pro forma.
Uno dei membri del Comitato dei saggi, Ahed Abdel Meghid, ha spiegato che Suleiman ha raccolto positivamente la proposta, che chiede anche lo scioglimento del Parlamento e l'abolizione della legge d'emergenza in vigore da 30 anni, e che sabato verrà esaminata dalle forze di opposizione.

Il pacchetto è stato però subito bocciato dalla piazza, che ha annunciato che la sua protesta andra' avanti ad oltranza. I manifestanti non si sono fatti impressionare dall'arrivo in piazza, per la prima volta dall'inizio della protesta, dello stato Mussa. Così come non hanno modificato le loro posizioni i Fratelli musulmani, che venerdì in mattinata hanno diffuso un comunicato nel quale chiarivano di non avere nessuna ambizione presidenziale.
Opposta la posizione di Mohammed El Baradei che ha smentito un'intervista ad un quotidiano austriaco nella quale affermava di non essere un candidato alla presidenza, preferendo essere un facilitatore delle riforme e del passaggio ad un sistema democratico. "Nulla ostacola una mia candidatura se il popolo lo vuole", ha corretto il tiro l'ex capo dell'Agenzia atomica internazionale in serata.

La giornata di venerdì ha fatto segnare un ritorno alla calma nella piazza e nelle strade della protesta, anche grazie al ruolo attivo dell'esercito nel tenere lontane le opposte fazioni. Migliaia di supporter del rais si sono presentati vicino alla piazza, ma i soldati gli hanno impedito di avvicinarsi ai manifestanti anti regime, evitando le violenze che hanno segnato la giornata di mercoledì, in cui 11 persone, secondo quanto annunciato dal Ministero della Sanità, sono rimaste uccise.
Arriva però nella tarda serata di venerdì la notizia della prima vittima tra i media.
Ahmad Mohamed Mahmoud è il primo giornalista morto al Cairo durante gli scontri iniziati il 25 gennaio scorso. Mahmoud, che lavorava per il quotidiano Al-Ta'awun, era stato colpito alla testa da un cecchino nella zona di Qasr al-Aini, nelle vicinanze di piazza Tahrir il 28
gennaio scorso.

La giornata si chiude con una impasse. Il primo ministro Ahmed Shafiq, nominato da Mubarak insieme a Suleiman per dare il segno di rinnovamento del potere, ha escluso che il presidente possa passare i suoi poteri presidenziali al suo vice. La piazza non molla e, oltre che al Cairo, centinaia di migliaia di dimostranti nel venerdì della grande mobilitazione sono scesi in piazza anche a Alessandria, Suez, Porto Said e altre città ma anche in questo caso senza incidenti di rilievo. Tant'è che la Tv pubblica stasera ha annunciato che da sabato 5 febbraio il coprifuoco notturno sarà ridotto di altre due ore: inizierà alle 19:00 e terminerà alle 06:00 del mattino successivo.

Le pressioni internazionali per una transizione da subito si rinnovano. Il 4 febbraio è stata la volta dei leader dei Ventisette in occasione del Consiglio europeo di Bruxelles. E anche gli Usa si sono fatti nuovamente sentire: la Casa Bianca continua a premere per "riforme concrete e immediate".

Fermati reporter italiani - E' ancora il caos, però, a governare la zona. Un gruppo di uomini armati di coltelli, probabili sostenitori pro Mubarak, ha infatti bloccato la troupe egiziana di Sky alla sua uscita da piazza Tahrir. Lo ha riferito l'inviato Renato Coen, spiegando che gli uomini hanno minacciato gli operatori, prima che un gruppo di soldati si avvicinasse per prendere la troupe in consegna. Gli operatori tv sono stati rilasciati ma il materiale filmato nella piazza è stato sequestrato.

Continua ad essere rigido, infatti, l'atteggiamento verso i giornalisti stranieri e verso gli stranieri in generale: molti vengono arrestati o bloccati in hotel. Giovanni Porzio di Panorama e Michele Giorgio del Manifesto, che si spostavano su un taxi insieme a un collega sloveno, sono stati fermati da giovani armati di coltelli e con fare aggressivo, ad un posto di blocco improvvisato vicino alla moschea di Sayeda Zenab, lontana alcuni chilometri da Piazza Tahrir, e sono stati fatti scendere dall'auto. Quindi i giovani hanno preso i passaporti dei tre giornalisti, più quello di una collega olandese, fatta scendere da un altro taxi. Sul posto è quindi arrivato un furgoncino, con il quale i giornalisti sono stati accompagnati in un edificio dove erano alcuni ufficiali dell'esercito che hanno rivolto loro numerose domande su che cosa facessero e dove fossero diretti. Dopo aver restituito ai quattro i passaporti, i militari li hanno quindi fatti salire su un altro taxi, fermato per strada, ed al cui autista hanno dato l'indirizzo di un albergo che i giornalisti avevano indicato.

La Croce Rossa Italiana attiva servizio per le ricerche - La Croce Rossa Italiana ha attivato uno sportello ad hoc, il Tracing Office, per dare un'immediata risposta a tutti i cittadini egiziani presenti in Italia che hanno perso i contatti con i propri familiari e conoscenti in
Egitto. Informazioni e ricerche possono essere richieste a: Italian Red Cross Tracing Service Tel +39.06.97844572 / 573 Fax +39.06.97844513 Mail: italcross.tracing@cri.it Oppure
attraverso il format on-line sul sito della Croce Rossa Italiana.

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