Tornata amministrativa nel paese ellenico. I socialisti del Pasok arrivano primi in otto regioni su tredici. Per Papandreu si tratta di una conferma, ma l'opposizione di centrdestra riduce il distacco. Ottimo risultato per i comunisti
Uno degli effetti della crisi economica che lo scorso anno ha colpito la Grecia è stata una profonda riforma dell'organizzazione statale. Le 57 province sono state abolite e sostituite da 13 macroregioni e molti comuni sono stati accorpati, portando il numero dei municipi da 1034 a 325. Domenica 7 novembre si è votato per scegliere gli amministratori di tutti i nuovi livelli del potere locale, un appuntamento importante al quale il premier greco George Papandreu ha voluto dare anche un significato politico. Un appuntamento dal quale il suo partito, i socialisti del Pasok, sono usciti abbastanza soddisfatti, classificandosi primo in sette delle tredici mega-regioni. Secondo i dati ufficiali quasi definitivi, solo un candidato a governatore, nel Dodecaneso, e forse quello di Creta, passano al primo turno, mentre tutti gli altri vanno al ballottaggio il 14 novembre insieme ai sindaci delle principali città, da Atene a Salonicco.
Spazzata via l'ipotesi di elezioni politiche anticipate, il premier greco si è dichiarato soddisfatto: "Il popolo che ci portò al potere un anno fa ha confermato che vuole il cambiamento, e quindi proseguiremo per la nostra strada e i nostri obiettivi" ha detto ieri sera Papandreou. Ma l'opposizione sottolinea il magro risultato, che riduce dal 10% delle politiche al 2,5% il vantaggio del Pasok nei confronti del secondo partito Nuova Democrazia (ND, centrodestra) e, caso unico fra tutti, fa crescere sensibilmente il Partito comunista (Kke), che supera l'11% contro il 7,5% delle politiche in mezzo ad una forte astensione di circa il 40%. Ciò dimostrerebbe, secondo l'opposizione di destra e di sinistra, che "gli elettori hanno respinto la politica di austerità" varata dal governo insieme a Ue e Fmi.
Il Pasok conquista in particolare la regione cruciale dell'Attica, il Peloponneso, Creta e nel Dodecaneso dove il suo candidato è l'unico in tutta la Grecia che passa al primo turno col 50,7% dei voti. I socialisti perdono a vantaggio del centrodestra, come previsto, nell'importante Macedonia centrale e nelle due principali città, Atene e Salonicco. Quasi 10 milioni di Greci erano stati chiamati ieri alle urne.
Spazzata via l'ipotesi di elezioni politiche anticipate, il premier greco si è dichiarato soddisfatto: "Il popolo che ci portò al potere un anno fa ha confermato che vuole il cambiamento, e quindi proseguiremo per la nostra strada e i nostri obiettivi" ha detto ieri sera Papandreou. Ma l'opposizione sottolinea il magro risultato, che riduce dal 10% delle politiche al 2,5% il vantaggio del Pasok nei confronti del secondo partito Nuova Democrazia (ND, centrodestra) e, caso unico fra tutti, fa crescere sensibilmente il Partito comunista (Kke), che supera l'11% contro il 7,5% delle politiche in mezzo ad una forte astensione di circa il 40%. Ciò dimostrerebbe, secondo l'opposizione di destra e di sinistra, che "gli elettori hanno respinto la politica di austerità" varata dal governo insieme a Ue e Fmi.
Il Pasok conquista in particolare la regione cruciale dell'Attica, il Peloponneso, Creta e nel Dodecaneso dove il suo candidato è l'unico in tutta la Grecia che passa al primo turno col 50,7% dei voti. I socialisti perdono a vantaggio del centrodestra, come previsto, nell'importante Macedonia centrale e nelle due principali città, Atene e Salonicco. Quasi 10 milioni di Greci erano stati chiamati ieri alle urne.