Un maxi ingorgo nella Mongolia interna ha creato una fila di almeno 120 chilometri. Nei giorni scorsi, nei pressi di Pechino un ingorgo si è risolto dopo nove giorni
Sono oltre 10.000 i camion intrappolati in un maxi ingorgo nella Mongolia interna, che hanno formato una coda di almeno 120 chilometri.
La televisione cinese Cctv mostra immagini degli automezzi che trasportano carbone, incolonnati sulla stessa autostrada, la 110, già interessata da due maxi ingorghi nelle scorse settimane, tanto che in un primo momento alcune fonti ne avevano parlato come il prolungamento di uno di questi.
Normalmente, questa strada che da Pechino arriva in Mongolia toccando anche la provincia dell'Hebei, viene percorsa dai camion ad una velocità di 30 chilometri orari.
Ma sull'autostrada da mesi sono in corso lavori che dureranno fino alla fine di settembre e che limitano la percorribilità.
Gli accessi alla 110 sono bloccati anche dalle zone limitrofe, mentre solo qualche arteria di ingresso nell'Hebei è libera.
Gli autisti dei camion bloccati nelle code attribuiscono invece l'improvviso aumento del già intenso traffico sull'autostrada al boom del trasporto di carbone dalla Mongolia Interna verso la capitale.
Il fenomeno sarebbe esploso dopo la chiusura forzata di una serie di miniere illegali nella provincia dello Shanxi, più vicina a Pechino, ritenute troppo pericolose. Anche molte delle miniere che dalla Mongolia inviano oggi il loro carbone a Pechino sono illegali, secondo le testimonianze dei camionisti.
Le miniere di carbone cinesi sono spesso gestite da imprenditori improvvisati che trascurano le più elementari misure di sicurezza. Ogni anno migliaia di minatori perdono la vita in incidenti sul lavoro provocati da frane, esplosioni o inondazioni. Sulla stessa autostrada, nei pressi di Pechino, il 26 agosto terminò dopo nove giorni una coda di 100 chilometri, mentre il 28 se ne formò un'altra di 30 chilometri.
La televisione cinese Cctv mostra immagini degli automezzi che trasportano carbone, incolonnati sulla stessa autostrada, la 110, già interessata da due maxi ingorghi nelle scorse settimane, tanto che in un primo momento alcune fonti ne avevano parlato come il prolungamento di uno di questi.
Normalmente, questa strada che da Pechino arriva in Mongolia toccando anche la provincia dell'Hebei, viene percorsa dai camion ad una velocità di 30 chilometri orari.
Ma sull'autostrada da mesi sono in corso lavori che dureranno fino alla fine di settembre e che limitano la percorribilità.
Gli accessi alla 110 sono bloccati anche dalle zone limitrofe, mentre solo qualche arteria di ingresso nell'Hebei è libera.
Gli autisti dei camion bloccati nelle code attribuiscono invece l'improvviso aumento del già intenso traffico sull'autostrada al boom del trasporto di carbone dalla Mongolia Interna verso la capitale.
Il fenomeno sarebbe esploso dopo la chiusura forzata di una serie di miniere illegali nella provincia dello Shanxi, più vicina a Pechino, ritenute troppo pericolose. Anche molte delle miniere che dalla Mongolia inviano oggi il loro carbone a Pechino sono illegali, secondo le testimonianze dei camionisti.
Le miniere di carbone cinesi sono spesso gestite da imprenditori improvvisati che trascurano le più elementari misure di sicurezza. Ogni anno migliaia di minatori perdono la vita in incidenti sul lavoro provocati da frane, esplosioni o inondazioni. Sulla stessa autostrada, nei pressi di Pechino, il 26 agosto terminò dopo nove giorni una coda di 100 chilometri, mentre il 28 se ne formò un'altra di 30 chilometri.