Dalai Lama “chatta” con i cinesi su Twitter

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Il social network in soccorso della causa tibetana. Il leader spirituale ha risposto a 250 domande degli utenti attraverso il sito di instant messaging. Pechino censura le parole del Dalai Lama, descritto dalle autorità come un terrorista

Il Dalai Lama, leader spirituale tibetano in esilio, tiene una chat online con gli internauti cinesi tramite Twitter. Per far conoscere le sue ragioni e aggirare la censura cinese.

Il Dalai Lama ha partecipato a un’ora di trasmissione sull’indirizzo di Twitter dello scrittore cinese Wang Lixiong, critico verso la politica cinese in Tibet e nello Xinjiang. E’ la prima volta che il Premio Nobel 1989 partecipa a un incontro di tale lunghezza. Ma lo strumento è sempre più usato da personaggi pubblici, come fa il presidente Usa Barack Obama, per raccogliere domande prima dei suoi incontri pubblici. In Cina Twitter è oscurato dalla metà del 2009, ma molti cinesi aggirano la censura e lo ricevono e ci scrivono. Wang ritiene che vi siano oltre 80mila abituali utenti di Twitter, in Cina.

Già ieri il moderatore aveva selezionato oltre 260 domande, per la gran parte provenienti dalla Cina e scritte in cinese, scelte tramite una votazione cui hanno partecipato 12mila persone. Wang porrà al leader spirituale alcune tra le domande più frequenti che interessano i cinesi. Tra queste, c’è l’incertezza circa il futuro del Tibet e la successione del Dalai Lama. Infatti il vero Panchen Lama, ovvero la persona poi deputata a riconoscere il nuovo Dalai Lama, è stato sequestrato da Pechino da anni e si ignora dove sia. In Cina il Dalai Lama è descritto come un pericoloso terrorista separatista e le sue parole sono censurate. Per cui egli spera, tramite Twitter, di potersi rivolgere direttamente ai cittadini cinesi per far loro conoscere le sue ragioni.

Wang, in una lettera caricata sul suo blog, ha spiegato che “da anni in Cina esiste solo lo scenario ufficiali del problema tibetano ed è innegabile che questo rende difficile conoscere la verità della questione”. Una delle domande rileva che “i dialoghi tra il governo tibetano in esilio e il Partito comunista cinese vanno avanti da 10 anni senza risultati. Quali sono le maggiori cause di contrasto?”

Il problema tibetano è riesploso agli occhi del mondo con le proteste del marzo 2008, represse dall’esercito nel sangue dei tibetani con oltre 200 morti. All’epoca generò proteste mondiali, specie in occasione del passaggio della torcia per le Olimpiadi di Pechino 2008. All’epoca il governo cinese, per far rientrare la proteste mondiale e la minaccia di boicottare i Giochi da parte di molti statisti, aprì un colloquio con rappresentanti del Dalai Lama, che Pechino ha deciso di chiudere senza risultati poco dopo la fine delle Olimpiadi.

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