Scontri a Bangkok, ancora morti. Le autorità: “Arrendetevi”

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Proseguono le violenze nella capitale della Thailandia. Camicie rosse pronte a negoziare con la mediazione dell'Onu ma il governo dice no. Almeno 30 morti, oltre 100 i feriti. I militari hanno autorizzato a evacuare anziani, donne e bambini. FOTO E VIDEO

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Altri tre civili uccisi, oltre a quattro feriti nei due giorni precedenti che non ce l’hanno fatta. La terza giornata di guerriglia urbana a Bangkok è stata meno cruenta delle prime due, ma la determinazione dei militari sta logorando la resistenza delle "camicie rosse", che ora - dopo 31 morti e oltre 230 feriti, per un totale rispettivamente di 61 e circa 1.300 dall’inizio della protesta - chiedono di fermare la violenza e tornare ai negoziati, magari con la mediazione dell’Onu.

La risposta del governo però è stata: “Arrendetevi”. All’esterno del bivacco dei "rossi", nelle stesse aree - Din Daeng e lo stradone Rama IV - dove si sono verificati i peggiori scontri venerdì e sabato, militari e manifestanti sono entrati in contatto sporadicamente, quando gruppi di dimostranti hanno cercato di far avanzare le loro barricate di pneumatici, lanciando petardi e razzi artigianali verso le linee dell’esercito. Rispetto ai primi due giorni, i militari sono sembrati più misurati nell’aprire il fuoco; tuttavia, non esitano a sparare non appena i dimostranti mostrano di volersi avvicinare. “Non vogliamo altri morti: chiediamo all’esercito di fermare le uccisioni”, ha detto Nattawut Saikua, uno dei leader.

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