Shanzai: quando la copia è uno stile di vita

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Il fenomeno delle copie in Cina è piuttosto noto. Meno conosciuto è un trend culturale che passa sotto il nome di Shanzhai

di Simone Pieranni

Cosa c'è in comune in Cina tra un monaco tibetano armato del palmare all'ultimo grido, tra un cellulare taroccato inserito all'interno di un pacchetto di sigarette, il gran gala televisivo di capodanno alternativo a quello della tv di stato, alcuni lavoratori migranti che, per tornare a casa, mettono insieme alcune mini vetture trasformandole in un camper e il sosia cinese di Obama?

Una parola: “shanzhai”. Letteralmente significa fortezza delle montagne: il termine compare nel celebre capolavoro cinese Outlaws of the Marsh, tradotto in Italia come I Briganti, in cui la parola shanzhai significava in primo luogo lotta contro il governo, le sue regole, il suo controllo. «E' una forma di opposizione verso le autorità locali e per autorità locali intendo i centri di potere, le autorità che esistono in una società, quelle più prevalenti, che rappresentano le idee più ortodosse e tradizionali, quelle autorizzate. Perciò shanzhai è ridicolizzare le autorità, imitare le correnti in voga, e prendere in giro e deridere tutto quanto viene imposto», spiega Zuo, 28 anni, pubblicitario.

E il fantastico mondo dell'ingegno, astuzia e detournament cinese si apre in tutta la sua complessità. Fenomeno ormai famoso ed in continua evoluzione in Cina, lo shanzhai è passato alle cronache come sinonimo di falso, tarocco, copia pirata. In realtà è molto di più: è ormai un'attitudine che avvicina i cinesi alle nostre più conosciute pratiche di subvertising e do it yourself, ma non solo, perché rappresenta oggi un modello di economia che si pone sostanzialmente tra il mainstream, copyright e l'open source. Preoccupando non poco, questi ultimi settori.  

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