Non si placano le polemiche sui presunti casi di pedofilia coperti dalla Chiesa. Padre Lombardi: "Una montatura". Il Vaticano frena dopo i paragoni con l'antisemitismo
Il paragone tra gli attacchi al Papa per i preti pedofili e l'antisemitismo non rappresenta la linea della Santa Sede. Questa la precisazione di padre Federico Lombardi, portavoce della sala stampa vaticana, all'indomani delle dichiarazioni di padre Raniero Cantalamessa che nell'omelia per la celebrazione del Venerdì santo presieduta da Benedetto XVI, ha letto una lettera ricevuta da un amico ebreo il quale ha scritto che "l'uso dello stereotipo, il passaggio dalla responsabilità e colpa personale a quella collettiva mi ricordano gli aspetti più vergognosi dell'antisemitismo".
"Avvicinare gli attacchi al Papa per lo scandalo pedofilia all'antisemitismo non è la linea seguita dalla Santa Sede", ha detto il portavoce a Radio Vaticana.
Ma le polemiche e la bufera che hanno investito la Chiesa non sembrano placarsi.
Scoppia, infatti, nel sabato santo l'ennesimo caso legato allo scandalo pedofilia.
Secondo dei documenti ottenuti dell'Associated Press, il Vaticano avrebbe aspettato oltre dieci anni per sconsacrare - nel 2004 - un prete americano dell'Arizona riconosciuto colpevole di abusi sessuali su minori, nonostante sin dai primi anni Novanta l'allora vescovo di Tucson, Manuel Moreno, avesse segnalato il caso al cardinale Joseph Ratzinger - il futuro papa Benedetto XVI - all'epoca a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede.
"Anche se il processo canonico ha avuto tempi lunghi, il sacerdote incriminato era stato sospeso a divinis e non poteva più nuocere". Lo afferma il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, per il quale "la presentazione fatta recentemente da alcune testate del “caso Teta”, un caso drammatico di abusi da parte di un sacerdote della Diocesi di Tucson negli anni 70, è fuorviante".
"Dalla documentazione - spiega Lombardi - risulta infatti con chiarezza e certezza che i responsabili della Congregazione per la Dottrina della Fede, a cui la diocesi si era rivolta trattandosi di un caso che riguardava il crimine di “sollecitazione” nel sacramento della penitenza, si sono più volte interessati attivamente nel corso degli anni 90 perché il processo canonico in corso nella Diocesi di Tucson fosse portato a termine debitamente: ciò che avvenne nel 1997, con sentenza di riduzione allo stato laicale".
Padre Lombardi fa notare in proposito che tutto è stato già ampiamente chiarito "con precisione in risposta alle domande della stampa locale dal vescovo di Tucson, mons. Gerald Kicanas, anche tramite la pubblicazione delle lettere provenienti dalla stessa Congregazione".
"Il reverendo Teta - aggiunge il religioso – presentò però appello contro la sentenza e il suo ricorso pervenne al Tribunale della Congregazione quando era stata gia' avviata la revisione delle norme canoniche precedentemente in vigore. Gli appelli rimasero perciò pendenti fino all'entrata in vigore della nuova legislazione nel 2001, che porta tutti i casi di “delitti più gravi” sotto la competenza della Congregazione per la Dottrina della Fede per una trattazione più sicura e rapida. Dal 2001 tutti gli appelli pendenti furono tempestivamente trattati, e quello del caso Teta fu uno dei primi ad essere discusso. Ciò richiese del tempo, anche perché la documentazione prodotta era particolarmente voluminosa. In ogni caso, la sentenza di primo grado venne confermata “in toto”, con la conseguente riduzione a stato laicale nel 2004".
In proposito, padre Lombardi sottolinea che "non si deve dimenticare che anche quando gli appelli rimangono pendenti e la sentenza è sospesa, sono in vigore le misure cautelative imposta dal vescovo all'imputato. Infatti il Teta era sospeso dal 1990".
Un altro caso emerge sempre dagli Stati Uniti e sempre da documenti della Associated Press. Nel 2006, in una deposizione in tribunale, l'ex arcivescovo di Portland (Oregon) William Levada, ora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, difendeva la sua scelta di reintegrare un prete accusato di abusi, senza dire nulla ai suoi parrocchiani. Levada fu arcivescovo di Portland dal 1986 al 1995. Oggi è al posto che fu di Joseph Ratzinger, a capo dell'ufficio che si occupa dei casi di pedofilia. La sua deposizione, sinora segreta, è stata resa nota da Erin Olson, uno degli avvocati delle vittime di abusi. E sugli scandali torna oggi anche il New York Times: padre Lawrence C. Murphy, il sacerdote sospettato di aver abusato sessualmente di almeno 200 giovani sordomuti quando lavorava alla St. John School di Milwaukee, avrebbe continuato a molestare ragazzini anche dopo essere stato allontanato dall'istituto e “esiliato” in un cottage nel Wisconsin.
Il fuoco di fila continua in Europa: arriva sul quotidiano di Londra The Times la denuncia di Rowan Williams. Per l'arcivescovo di Canterbury, massimo primate della Chiesa Anglicana che fa capo alla regina, la Chiesa Cattolica Romana in Irlanda "ha perso tutta la sua credibilità" a seguito dello scandalo pedofilia.
Parole che addensano nuove nubi sulle relazioni tra la Chiesa Anglicana e il Vaticano, in attesa dell'arrivo di Benedetto XVI in Gran Bretagna nel prossimo mese di settembre. Più di 10.000 persone, riferisce oggi il Times, hanno sottoscritto delle petizioni di protesta contro il Papa, pubblicate sul sito di Downing Street.
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"Avvicinare gli attacchi al Papa per lo scandalo pedofilia all'antisemitismo non è la linea seguita dalla Santa Sede", ha detto il portavoce a Radio Vaticana.
Ma le polemiche e la bufera che hanno investito la Chiesa non sembrano placarsi.
Scoppia, infatti, nel sabato santo l'ennesimo caso legato allo scandalo pedofilia.
Secondo dei documenti ottenuti dell'Associated Press, il Vaticano avrebbe aspettato oltre dieci anni per sconsacrare - nel 2004 - un prete americano dell'Arizona riconosciuto colpevole di abusi sessuali su minori, nonostante sin dai primi anni Novanta l'allora vescovo di Tucson, Manuel Moreno, avesse segnalato il caso al cardinale Joseph Ratzinger - il futuro papa Benedetto XVI - all'epoca a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede.
"Anche se il processo canonico ha avuto tempi lunghi, il sacerdote incriminato era stato sospeso a divinis e non poteva più nuocere". Lo afferma il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, per il quale "la presentazione fatta recentemente da alcune testate del “caso Teta”, un caso drammatico di abusi da parte di un sacerdote della Diocesi di Tucson negli anni 70, è fuorviante".
"Dalla documentazione - spiega Lombardi - risulta infatti con chiarezza e certezza che i responsabili della Congregazione per la Dottrina della Fede, a cui la diocesi si era rivolta trattandosi di un caso che riguardava il crimine di “sollecitazione” nel sacramento della penitenza, si sono più volte interessati attivamente nel corso degli anni 90 perché il processo canonico in corso nella Diocesi di Tucson fosse portato a termine debitamente: ciò che avvenne nel 1997, con sentenza di riduzione allo stato laicale".
Padre Lombardi fa notare in proposito che tutto è stato già ampiamente chiarito "con precisione in risposta alle domande della stampa locale dal vescovo di Tucson, mons. Gerald Kicanas, anche tramite la pubblicazione delle lettere provenienti dalla stessa Congregazione".
"Il reverendo Teta - aggiunge il religioso – presentò però appello contro la sentenza e il suo ricorso pervenne al Tribunale della Congregazione quando era stata gia' avviata la revisione delle norme canoniche precedentemente in vigore. Gli appelli rimasero perciò pendenti fino all'entrata in vigore della nuova legislazione nel 2001, che porta tutti i casi di “delitti più gravi” sotto la competenza della Congregazione per la Dottrina della Fede per una trattazione più sicura e rapida. Dal 2001 tutti gli appelli pendenti furono tempestivamente trattati, e quello del caso Teta fu uno dei primi ad essere discusso. Ciò richiese del tempo, anche perché la documentazione prodotta era particolarmente voluminosa. In ogni caso, la sentenza di primo grado venne confermata “in toto”, con la conseguente riduzione a stato laicale nel 2004".
In proposito, padre Lombardi sottolinea che "non si deve dimenticare che anche quando gli appelli rimangono pendenti e la sentenza è sospesa, sono in vigore le misure cautelative imposta dal vescovo all'imputato. Infatti il Teta era sospeso dal 1990".
Un altro caso emerge sempre dagli Stati Uniti e sempre da documenti della Associated Press. Nel 2006, in una deposizione in tribunale, l'ex arcivescovo di Portland (Oregon) William Levada, ora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, difendeva la sua scelta di reintegrare un prete accusato di abusi, senza dire nulla ai suoi parrocchiani. Levada fu arcivescovo di Portland dal 1986 al 1995. Oggi è al posto che fu di Joseph Ratzinger, a capo dell'ufficio che si occupa dei casi di pedofilia. La sua deposizione, sinora segreta, è stata resa nota da Erin Olson, uno degli avvocati delle vittime di abusi. E sugli scandali torna oggi anche il New York Times: padre Lawrence C. Murphy, il sacerdote sospettato di aver abusato sessualmente di almeno 200 giovani sordomuti quando lavorava alla St. John School di Milwaukee, avrebbe continuato a molestare ragazzini anche dopo essere stato allontanato dall'istituto e “esiliato” in un cottage nel Wisconsin.
Il fuoco di fila continua in Europa: arriva sul quotidiano di Londra The Times la denuncia di Rowan Williams. Per l'arcivescovo di Canterbury, massimo primate della Chiesa Anglicana che fa capo alla regina, la Chiesa Cattolica Romana in Irlanda "ha perso tutta la sua credibilità" a seguito dello scandalo pedofilia.
Parole che addensano nuove nubi sulle relazioni tra la Chiesa Anglicana e il Vaticano, in attesa dell'arrivo di Benedetto XVI in Gran Bretagna nel prossimo mese di settembre. Più di 10.000 persone, riferisce oggi il Times, hanno sottoscritto delle petizioni di protesta contro il Papa, pubblicate sul sito di Downing Street.
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