A due giorni dalle esplosioni nelle stazioni di Lubyanka e Park Kulturi l'autoproclamato emiro della regione russa, Doku Umarov, afferma da un sito web d'aver personalmente ordinato il duplice attacco suicida. Intanto ancora atti kamikaze nel Daghestan
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A distanza di due giorni dagli attentati nella metropolitana di Mosca ne arriva la rivendicazione. Doku Umarov, l'autoproclamato emiro del Caucaso
del nord, ha dichiarato d'aver ordinato l'esplosioni nelle stazioni di Lubyanka e Park Kulturi. La rivendicazione è avvenuta con un video postato nel sito Kakvakcenter, ritenuto vicino alla guerriglia. Umarov ha anche minacciato che gli attentati in Russia continueranno, confermando il monito già lanciato il 14 febbraio scorso dallo stesso sito, quando aveva promesso di portare la guerra "nelle case dei russi".
Nel frattempo continua la scia di sangue e di terrore nel paese. Nella mattinata del 31 marzo un duplice attacco suicida nella città di Kizlyar, ubicata nella repubblica caucasica del Daghestan, ha causato la morte di 12 persone e il ferimento di altre 23. Avvenute a 300 metri di distanza dalla sede della polizia locale e dell'Fsb, le due esplosioni si sono verificate a distanza di 20 minuti l'una dall'altra. A seguito del primo attentato, compiuto con un'autobomba, sono morte due persone. Il secondo attacco suicida, invece, è stata effettuato da un uomo vestito da poliziotto, che s'è fatto esplodere in mezzo alla gente, provocando gli altri decessi. Tra le persone morte esponenti delle forze dell'ordine, un investigatore locale e un passante.
Sugli attentati gemelli di Kizlyar è intervenuto il primo ministro Vladimir Putin, che ha dichiarato: "E' stato commesso un altro crimine in Daghestan, un altro atto terroristico. Io non escludo che sia stata la stessa banda ad agire. Per noi non è importante in quale parte del nostro Paese sia stato commesso un crimine simile. Noi partiamo dal presupposto che questo è un crimine contro la Russia". Anche il presidente Dmitri Medvedev ha parlato degli attentati di Mosca e Kizlyar come "anelli della stessa catena".
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Sugli attentati gemelli di Kizlyar è intervenuto il primo ministro Vladimir Putin, che ha dichiarato: "E' stato commesso un altro crimine in Daghestan, un altro atto terroristico. Io non escludo che sia stata la stessa banda ad agire. Per noi non è importante in quale parte del nostro Paese sia stato commesso un crimine simile. Noi partiamo dal presupposto che questo è un crimine contro la Russia". Anche il presidente Dmitri Medvedev ha parlato degli attentati di Mosca e Kizlyar come "anelli della stessa catena".
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