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Incendio a Milano, pm: "Criticità nel sistema antincendio"

Lombardia

Al momento non è ancora possibile avere risposte precise sulle cause. Stando a quanto accertato finora, il rogo ha avuto una sorta di "effetto camino", con l’aria che, passando tra l'edificio e i pannelli di rivestimento, ha fatto correre le fiamme

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Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti sull'origine dell'incendio che ieri pomeriggio ha distrutto il grattacielo di via Antonini a Milano, sviluppatosi al 15esimo piano, c’è anche quella del cortocircuito. E' quanto emerge da un video realizzato da un residente della zona, ora agli atti dell’inchiesta aperta per disastro colposo (incendio colposo l'altra ipotesi di reato al vaglio) dal dipartimento guidato dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano. Al momento, comunque, non è possibile ancora avere risposte precise sulle cause dell’accaduto. Stando a quanto accertato finora, il rogo ha avuto una sorta di “effetto camino”, con l’aria che, passando tra l'edificio e i pannelli di rivestimento, ha fatto correre le fiamme, trasformando il grattacielo in una torcia. Intanto, per condurre le indagini sono giunti da Roma gli specialisti del Nucleo investigativo antincendi dei Vigili del Fuoco. (FOTO - I POMPIERI: "MAI VISTA UNA COSA COSì"MAHMOOD TRA GLI INQUILINI - LA TESTIMONIANZA DI MORGAN)

"Pannelli bruciavano come cartone"

Gli inquirenti dovranno acquisire tutta la documentazione relativa alle modalità di costruzione del grattacielo e ai materiali utilizzati. Nelle indagini, infatti, si dovrà verificare se il materiale che è stato usato per realizzare i pannelli di rivestimento del palazzo, ossia una sorta di 'cappotto termico', era indicato come ignifugo o meno. Intanto però fonti inquirenti sottolineano che i pannelli sono "bruciati come il cartone" e che dalle immagini e dai video delle fiamme finiti agli atti "è evidente - rilevano le stesse fonti - che il materiale con cui sono stati realizzati non era ignifugo". 

"I pannelli" di alluminio che rivestivano la facciata "abbiamo visto che hanno preso fuoco però bisogna esaminare il materiale e sono tutte cose che andranno fatte in laboratorio", ha aggiunto il magistrato, Tiziana Siciliano. "Poi bisognerà verificare la normativa dell'epoca perché questo palazzo ha 10 anni che sembrano molto pochi, ma in 10 anni tante normative sono cambiate ci sono anche nuove conoscenze sui materiali. Per cui tante cose da valutare ci sono che richiederanno tempo e grande accuratezza. Ho potuto avvicinarmi, ma all'interno al momento ci si può entrare con cure straordinarie perché il grande calore che si è sviluppato ha distrutto le solette. La struttura insieme regge ma le solette sono pericolanti. È molto pericoloso". 

Pm: "Criticità in sistema antincendio"

Il sistema antincendio della Torre dei Moro presentava diverse "criticità" e in particolare le "bocchette" dell'impianto da attivare manualmente funzionavano fino al quinto piano, non erano attive tra il quinto e il decimo, mentre hanno funzionato in parte tra il decimo e il diciottesimo piano. E' quanto hanno accertato al momento gli inquirenti milanesi. Le scale, invece, hanno consentito alle persone che stavano lasciando il palazzo di scendere in sicurezza, perché hanno un meccanismo che evita che il fumo possa entrare nelle scale stesse. Le porte che si trovano lungo le scale, infatti, hanno delle capsule tarate sulla presenza del fumo e quando scattano bloccano tutte le fessure impedendo al fumo stesso di entrare.

La dinamica al vaglio

Gli inquilini dell'appartamento al quindicesimo piano, dove si sarebbe innescato l'incendio, erano in vacanza da due settimane e l'ultimo ad entrare nell'abitazione prima del rogo sarebbe stato il portinaio per dare acqua alle piante cinque giorni fa. A detta degli inquirenti, al momento è praticamente impossibile sapere per quale motivo sia divampato l'incendio in quell'appartamento e saranno gli specialisti del Nucleo investigativo antincendi dei Vigili del Fuoco a poterlo chiarire, una volta che riusciranno ad entrare in sicurezza nella casa alla ricerca di tracce utili. Gli inquirenti stanno anche valutando la necessità o meno dell'affidamento di una consulenza ad esperti e ovviamente dopo la messa in sicurezza dell'edificio l'area sarà posta sotto sequestro. In Procura è attesa per i prossimi giorni la prima relazione degli investigatori. Viene anche chiarito che la normativa sulla sicurezza delle facciate degli edifici è "molto recente", perché "le facciate" di rivestimento, ossia i 'cappotti termici' come quello presente nella Torre dei Moro, sono state "molto sottovalutate fino a quando non è avvenuta la tragedia di Londra", ossia l'incendio della Grenfell Tower nel 2017. Le scale del grattacielo milanese, invece, a differenza di quelle della torre londinese, si sono dimostrate molto sicure e hanno consentito alle persone di scendere in sicurezza. 

Le testimonianze degli abitanti

In Procura intanto si continua a ribadire che "poteva andare molto peggio" anche perché, malgrado il vasto incendio, che si è propagato nel giro di poco tempo, non si sono registrate vittime o feriti. Gli abitanti descrivono la facciata del palazzo che prende fuoco come un "fiammifero", o "un fazzoletto imbevuto di alcol". "Abbiamo fatto le undici rampe di scale di corsa - racconta una coppia di inquilini -. Siamo scesi e abbiamo visto che c'erano delle fiamme al quindicesimo piano. In meno di mezz'ora anzi in pochi minuti c'è stato un effetto fiammifero. Io spero che la magistratura indaghi velocemente perché noi siamo rimasti senza casa. Un palazzo che ha dieci anni è finito così. Noi condomini vogliamo una sorta di giustizia". In Procura viene chiarito che è stata evitata una tragedia grazie anche al fatto che i primi inquilini che si sono accorti dell'incendio, sentendo l'odore del fumo, hanno avvisato gli altri presenti nel palazzo, bussando alle porte.

Il progetto edilizio

"Con la torre Antonini abbiamo esplicitamente sposato la filosofia del grande architetto Renzo Piano sulla commistione tra pubblico e privato": così, in un post su Facebook del novembre 2020, la milanese Moro Real Estate raccontava il progetto della torre dei Moro, andata in fiamme ieri. "Ci è molto caro il tema della rigenerazione urbana perché anche noi - si legge nel post - abbiamo costruito e venduto nuove costruzioni che hanno contribuito a riqualificare aree periferiche di Milano. È il caso della nostra Torre Antonini, edificio dal forte impatto sull'area sud est di Milano, costruito nel 2005 in via Antonini 32, in attuazione di un Piano di Recupero. 60 metri di altezza, 18 piani, 64 appartamenti e il piano terra destinato ad attività commerciale". "La torre - spiegavano i costruttori - stata progettata per essere utilizzata non solo dai privati ma grazie alla sua natura commerciale per essere anche luogo di incontro per le persone della zona, diventando un totem positivo per la città".

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