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ArcelorMittal, pm a fianco dei commissari: esiti indagini saranno portati nel ricorso

Lombardia

I pm hanno tempo fino al 25 novembre per depositare l'atto d’intervento, supportato, a quanto si apprende, anche da riscontri di perquisizioni, sequestri e audizioni effettuati in questi giorni. Indagini anche sulle comunicazioni dell'azienda rese al mercato azionario

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Gli inquirenti milanesi che indagano sul caso ArcelorMittal puntano a portare gli esiti degli accertamenti svolti in questi giorni nella causa civile, con udienza fissata per il 27 novembre, sul ricorso d'urgenza presentato dai commissari straordinari Ilva contro il recesso del contratto di affitto del polo siderurgico da parte del gruppo franco indiano ArcelorMittal.

Pm a fianco dei commissari Ilva

L’intervento nel procedimento civile, che si terrà davanti alla sezione specializzata in materia di impresa presieduta da Claudio Marangoni, è stato preannunciato venerdì scorso con un comunicato del procuratore di Milano Francesco Greco. Un atto dunque con cui gli inquirenti milanesi si affiancheranno ai commissari dell'Ilva. I pm hanno tempo fino al 25 novembre per depositare l'atto e, da quanto si è saputo, sono intenzionati a utilizzare per le loro richieste i primi riscontri di perquisizioni, sequestri di documenti e materiale informatico e audizioni di persone informate sui fatti effettuati in questi giorni.

Indagini sulle comunicazioni dell'azienda al mercato azionario

La Procura di Milano indaga anche sulle comunicazioni rese al mercato azionario da ArcelorMittal per tramite del suo amministratore delegato Lucia Morselli, e in particolare su quelle avvenute a partire dal 15 ottobre, quando l'ad si insediò, fino al 4 novembre, quando annunciò di voler sciogliere il contratto d'affitto. L'ipotesi è che con i comunicati ufficiali la filiale italiana del gruppo abbia manipolato il mercato con false informazioni, mentre sarebbe stato in corso, in realtà, un "depauperamento" dell'azienda in vista della sua uscita dall'Italia. Gli inquirenti analizzano, poi, anche alcune dichiarazioni pubbliche rilasciate da Morselli nello stesso breve periodo, oltre ad alcune comunicazioni precedenti dell'azienda, prima che si insediasse il nuovo ad. Nel frattempo, nel pomeriggio in Procura proseguirà l'audizione di testimoni e dovrebbero essere sentiti ancora alcuni dirigenti di ArcelorMittal, come accaduto ieri.

Le comunicazioni del gruppo

"Non esiste forse oggi in Italia una sfida industriale più grande e più complessa di quella degli impianti dell'ex Ilva - aveva dichiarato Morselli nel comunicato del 15 ottobre seguito al suo insediamento come presidente e ad di ArcelorMittal Italia -. Sono molto motivata dall'opportunità di poter guidare ArcelorMittal Italia, e farò del mio meglio - aveva aggiunto - per garantire il futuro dell'azienda e far sì che il suo contributo sia apprezzato da tutti gli stakeholder". Il 4 novembre la comunicazione del recesso e della risoluzione "relativa al contratto di affitto dei rami d'azienda Ilva", a causa, si leggeva nella comunicazione della società, di "una situazione di incertezza giuridica e operativa che ne ha ulteriormente e significativamente compromesso la capacità di effettuare necessari interventi presso Ilva e di gestire lo stabilimento di Taranto".

Le accuse

Nell'inchiesta, condotta dal Nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Milano e coordinata dall'aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Stefano Civardi e Mauro Clerici, vengono ipotizzati i reati di distrazione di beni dal fallimento e di aggiotaggio informativo (oltre ad un fascicolo autonomo per omessa dichiarazione dei redditi su una società lussemburghese di ArcelorMittal). Gli inquirenti stanno cercando di capire se i manager del gruppo abbiano o meno svuotato le casse e il magazzino dell'ex Ilva "pilotando una crisi" per recedere dal contratto, 'uccidere' così un concorrente della stessa multinazionale e andarsene dall'Italia.

L'ipotesi di una crisi pilotata

Uno dei focus dell'inchiesta sulla presunta 'crisi pilotata' è l'acquisto a prezzi gonfiati di materie prime da una società brasiliana e attraverso un'altra di trading. Materiali comprati dalla filiale italiana del gruppo e venduti anche dalla società brasiliana Itabrasco, che è una joint venture con Ilva, e attraverso l'intermediazione nelle compravendite di una società di trading olandese, sempre del gruppo ArcelorMittal. Ancora da verificare se i prezzi a cui Mittal ha comprato siano stati davvero più alti rispetto ai valori di mercato, anche tenendo conto dei costi di intermediazione.