Pellegrino Artusi, l'uomo che ha unito l'Italia in cucina

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Il 4 agosto 1820 nasceva l'appassionato di cucina di origini romagnole. Ecco tutto ciò che c'è da sapere sulla sua opera più importante e sulla sua vita

Il 4 agosto 1820 nasceva Pellegrino Artusi, celebre autore del primo trattato culinario italiano "La scienza in cucina e l'arte del mangiar bene". Prima che un ricettario lo rendesse famoso, Artusi si è dedicato al commercio, coltivando la passione per i classici della letteratura. A 50 anni ha iniziato una nuova vita, fatta anche di ricette e sperimentazioni con i suoi fidati servitori. Quest'anno ricorre l'anniversario per i 200 anni dalla sua nascita. Ecco tutto quello che c'è da sapere su Pellegrino Artusi.

Chi era Pellegrino Artusi

Pellegrino Artusi nasce il 4 agosto 1820 a Forlimpopoli. Figlio di Agostino, un droghiere benestante, studia nel seminario della vicina Bertinoro. Ma il percorso scolastico è breve. Nella sua autobiografia, edita in Italia da Slow Food Editore, racconta di considerarsi praticamente un autodidatta. Il padre infatti, volendolo avviare al commercio, pensa che non sia necessario istruirlo a lungo. Pellegrino Artusi completa la sua istruzione viaggiando per imparare le pratiche del commercio. Poi si appassiona ai classici. Fino ai trent'anni si dedica all'attività di famiglia, inserendo tra i beni da vendere anche libri, stoffe e spezie. Il 25 gennaio 1851 la famiglia Artusi è tra quelle colpite dal duro saccheggio del brigante Stefano Pelloni. Si trasferiscono tutti a Firenze, dove rilevano un banco di vendita di seta. Gli affari vanno molto bene tanto che a soli 50 anni, Pellegrino Artusi si ritira a vita privata per godere dei suoi beni.

La nuova vita di Pellegrino Artusi

È in questa seconda fase della sua vita che approfondisce la conoscenza dei classici della letteratura, firmando il libro "Vita" di Ugo Foscolo e altri testi simili. In quegli anni si appassionò alla cucina, mescolando vecchie e nuove esperienze. Nel 1891 pubblica la prima edizione de "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene", di cui cura 15 edizioni, aggiornando costantemente il linguaggio delle ricette. Celibe, vive nel villino Puccioni di Firenze insieme con due gatti e due fedeli domestici: il cuoco Francesco Ruffilli e Maria Sabatini detta Marietta, la sua governante. A loro due, alla sua morte, lascia tutti i proventi dei diritti d'autore legati al suo celebre manuale culinario.

La scienza in cucina e l'arte del mangiar bene

Se la sua Autobiografia non cita mai la folgorazione per la cucina né i piatti del suo ricettario emotivo, la memoria dei suoi incontri con i sapori è contenuto nel volume  "La scienza in cucina e l'arte del mangiar bene". Questo libro, noto anche come L'Artusi, non sarà solo una sorta di diario personale, ma anche un primo vocabolario enogastronomico dell'Italia unita. Nelle pagine del volume viene valorizzata per la prima volta la tradizione culturale nazionale, condita con una buona dose di ironia. Uscito nel 1891 a spese dell'autore, dopo una prima analisi da parte del professor Francesco Trevisan, Artusi si sentì dire: "Questo è un libro che avrà poco esito". Mai profezia fu più errata. La prima edizione vendette mille copie e, fino alla fine dei suoi giorni, Artusi curò 15 edizioni. Dalla prima stampa ad oggi il volume conta cento edizioni, ha venduto oltre un milione di copie ed è oggi tradotto in molte lingue. L'ultima in ordine d'arrivo è il giapponese. "La scienza in cucina e l'arte del mangiar bene" si compone di 790 ricette, raccolte da tutta Italia, ognuna provata insieme al cuoco di fiducia di Artusi, Francesco Ruffilli, per renderla comprensibile a tutti i lettori. Ad ogni preparazione si accompagnano aneddoti e riflessioni dell'autore. Per questo l'autore amava definirlo un "manuale pratico per le famiglie". Ai suoi lettori Artusi scriveva: "Basta la passione, molta attenzione e l’avvezzarsi precisi poi scegliere sempre per materia prima della più fine, che questa vi farà figurare". In tanti gli riconoscono il merito di aver dato dignità a un enorme patrimonio frammentario di tradizioni regionali, ma anche di aver creato un primo modello linguistico per la cucina italiana.

L'Artusi e il Minestrone

Una delle ricette più interessanti è quella del Minestrone. Era il 1855. Pellegrino Artusi si trovava a Livorno. Consuma la pietanza durante una cena in trattoria, per poi alloggiare nella palazzina di un amico. La notte trascorre tra dolori atroci e scariche intestinali. Artusi dà la colpa al minestrone e abbandona la città, tornando a Firenze il mattino dopo. Solo giunto a casa scopre che a Livorno è appena scoppiata un'epidemia di colera, causa scatenante dei suoi dolori. L'aneddoto è finito dritto dritto nel suo libro. Tra gli ingredienti ci sono fagioli, verza, prosciutto, bietola e patata.

Libri su Pellegrino Artusi

In "Le Stories di #Artusi" (Giunti) Luisanna Messeri e Angela Simonelli approfondiscono tutte le vicende biografiche di Pellegrino Artusi, menzionando spesso e volentieri anche le sue battute di spirito. Se Simonelli indaga l'aspetto dell'impiattamento e delle forme, Messeri studia l'elaborazione culinaria tra classicismo e tradizione. "Pellegrino Artusi. Il fantasma della cucina italiana" di Alberto Capatti (Mondadori) racconta le tre vite di Artusi: dalla giovinezza al trentennio fiorentino, culminata con la pubblicazione del celebre ricettario, fino ai successivi anni di pieno successo editoriale. Inoltre, Cappati descrive l'impatto che l'opera di Artusi ha avuto dalla sua morte a oggi nella storia della gastronomia italiana. Una menzione importante merita la nuova edizione di "La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene" di Giunti Editore, che unisce all'opera del gastronomo fiorentino la prefazione di Massimo Bottura. Lo chef tristellato descrive l'opera di Artusi come espressione e ricerca che trascende l'essere cuoco, ma anche come la prima vera lettura della cultura gastronomica italiana.

Uno spazio tutto per Artusi

A Forlimpopoli oggi è attiva Casa Artusi, una fondazione che racchiude una scuola di cucina, uno spazio per eventi e convegni, una biblioteca, il ristorante, la cantina e una bottega. Viene definito "primo museo vivo della cucina domestica". Casa Artusi è stata creata nel complesso monumentale della Chiesa dei Servi, una struttura di 2.800 mettri quadri. Nella Biblioteca Pellegrino Artusi è racchiusa la collezione Artusiana, la Raccolta di Gastronomia Italiana e i volumi della Civica cittadina. Tutti gli spazi, compresa la bottega, hanno lo scopo di celebrare il gastronomo. Per il bicentenario Casa Artusi ha organizzato la Festa Artusiana, una rassegna di eventi che si terranno a Forlimpopoli dal 1° al 9 agosto (qui il programma). 

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