I CONSIGLI DI LETTURA La responsabile della più autorevole delle collane della Mondadori va in pensione. E alla rubrica dell'account Instagram racconta cinquant'anni di editoria: dall'insospettabile capacità di rinnovamento dei classici al valore (anche economico) di una buona traduzione, passando per i ricordi e gli incontri con poeti e scrittori come Luzi, Camilleri e Bertolucci
C’è Attilio Bertolucci, che alla notizia di essere canonizzato in vita nei Meridiani esprime la sua gioia ma avverte: “Per carità, non voglio finire come il povero Vittorio Sereni, sepolto dalle varianti”. E c’è Mario Luzi, "uno che il Meridiano lo accolse come un atto doveroso e in qualche modo dovuto”. C'è Andrea Camilleri ("che invece ha lasciato grande libertà ai curatori") e ci sono le infinite attese per arrivare al volume dedicato a Sandro Penna.
Per più di mezzo secolo Renata Colorni ha lavorato coi libri. Una lunga esperienza affollata di ricordi e di aneddoti e culminata nei venticinque anni di direzione della più autorevole delle collane della Mondadori.
Da qualche giorno Colorni ha lasciato Segrate, concludendo così una lunga attività iniziata molti anni prima come traduttrice. È a lei, infatti, che si deve negli anni Settanta la supervisione e buona parte della traduzione dell’opera completa di Freud per Boringhieri; ed è stata sempre lei a coordinare (e anche qui, in qualche caso, a tradurre) le opere di grandi scrittori di lingua tedesca che negli anni Ottanta sono stati la spina dorsale della Adelphi.
"Una buona traduzione è decisiva per il successo di un autore"
Un aspetto, questo, per Colorni decisivo : “Col passare degli anni - racconta durante l'intervista alla rubrica Instagram sui 'Consigli di lettura' – ho imparato che una mediocre traduzione può decretare la sordità o la disattenzione nei confronti di autori di grande qualità, mentre una buona curatela è decisiva per il successo e l'attenzione della critica e del pubblico. Basti pensare a uno scrittore come Georges Simenon che in Adelphi è nato a nuova vita”.
L'arrivo a Segrate
Nell’intervista Colorni ricorda il suo arrivo, nel 1995, a Segrate, chiamata da Gian Arturo Ferrari con un obiettivo chiaro e ambizioso: “Sgominare la concorrenza". "In quel mercato - ricorda - non eravamo soli. Occorreva dare un segno di leadership editoriale e, per farlo, serviva sì una grande qualità ma anche una notevole quantità. Due obiettivi resi possibili grazie a una redazione straordinaria, coordinata da Elisabetta Risari”.
"Ampliare il perimetro con grandi autori"
I Meridiani esistevano dal 1969, ma all'arrivo di Colorni in tanti, troppi nomi erano ancora fuori da quel catalogo: “Sin da subito siamo stati consapevoli che bisognava ampliare il perimetro e dare ospitalità a quegli autori di genere o di alto intrattenimento che avevano un unico difetto: quello di essere molto amati”. Spazio così, a Raymond Chandler e Dashiell Hammett, tra i primi; a Carlo Cassola e a Piero Chiara, tra i secondi. "La cosa importante non è stata solo ospitarli, ma studiarli per la prima volta come classici con gli adeguati strumenti critici e filologici".
I classici e la capacità di rinnovarsi
Nuovi titoli, certo, ma anche la scrupolosa revisione di vecchi. Non è un caso che il il volume di debutto della collana, "Vita di un uomo" di Ungaretti, sia tornato nel 2009 in nuova edizione a cura di Carlo Ossola. “Uno degli aspetti che mi stanno più a cuore dei Meridiani - spiega Colorni - è che anche loro, come tutti noi del resto, tornano sui loro passi, dando un occhio all’evoluzione degli studi e un altro agli orientamenti dei lettori. La forza di un classico, in fondo, risiede anche in questo: nella sua consolidata, e al tempo stesso imprevedibile, capacità di rinnovarsi".