Ezio Mauro: “Quella italiana è una sinistra senza nome, i suoi mali nascono un secolo fa”

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Filippo Maria Battaglia

INCIPIT - In un saggio Feltrinelli l'ex direttore di Repubblica ripercorre la storia del congresso di Livorno che provocò la più grave lacerazione della sinistra italiana. E a Sky TG24 racconta le conseguenze di  "un vizio che porta a predicare la fraternità e la solidarietà salvo poi a non praticarla nella vita concreta del partito"

“Quella italiana è una sinistra senza nome, perché i due nomi che l’hanno per anni definita nella sua storia centenaria sono durati uno troppo a lungo (comunismo) e l'altro troppo poco (socialismo)”. Ezio Mauro parte da qui per spiegare la rilevanza del congresso più lacerante della sinistra italiana, quello che a Livorno nel gennaio del 1921 porta alla nascita del Partito comunista d'Italia. A quel congresso e alle sue conseguenze è dedicato il suo ultimo libro, La dannazione, arrivato in libreria per Feltrinelli proprio a ridosso dell'anniversario.

"Questa unicità tutta italiana - racconta a Incipit, la rubrica dei libri di Sky TG24 - nasce dal settarismo della nostra sinistra, e in particolare da quel vizio che porta a predicare la fraternità e la solidarietà salvo poi a non praticarla nella vita quotidiana del partito, trasformando il proprio compagno nel peggior nemico".

La sottovalutazione del fascismo

Una contrapposizione, spiega Mauro, che "nell'ultimo secolo ha provocato divisioni e obnubilazioni, a partire proprio da quel congresso durante il quale nessuno vede la gravità della violenza fascista. Per quasi tutti i delegati l'eversione squadrista è una coda della guerra che sarà presto riassorbita dal sistema. E questa sottovalutazione  proseguirà sostanzialmente fino al celebre discorso del 1924 di Giacomo Matteotti, nonostante i morti, i feriti e i giornali zittiti col ferro e col fuoco".

 

Il ruolo di Mosca e il mito della rivoluzione

Ma La dannazione racconta anche il ruolo di Mosca in quella scissione, con le sue pressioni e le sue ingerenze: "Il Cremlino - ricorda Mauro - è un protagonista di quel Congresso. In pochissimo tempo i socialisti si sentono dire che occorre cambiare il nome al partito, che serve organizzare una milizia clandestina per scatenare al momento opportuno l'insurrezione e, soprattutto, che devono cacciare i riformisti".  Solo l'esempio più iconico ed evidente di un atteggiamento, conclude il giornalista, iniziato mesi prima: "Già durante il congresso della Terza internazionale la delegazione italiana aveva scoperto la differenza tra l'utopia rivoluzionaria vista da lontano e la maglia di ferro che calava sui partiti desiderosi di farne parte. La rivoluzione russa aveva accorciato gli orizzonti: non era più solo un mito, ma qualcosa di concreto che avrebbe portato a scelte cariche di conseguenze visibili ancora oggi".

Lo sguardo assorto, incredulo, di uno storico, Frederic Lane, profondo conoscitore della 'Serenissima', che dalla finestra di una pensione contempla la città immersa nell'acqua. E' una delle immagini offerte dalla mostra "Venezia 1966-2016. Dall'emergenza al recupero del patrimonio culturale. Storie e immagini dagli archivi della città", organizzata nel cinquantennale dell'alluvione del 4 novembre 1966 dall'Archivio di Stato di Venezia, dalla
Biblioteca Nazionale Marciana e dal Comune di Venezia. La mostra, realizzata a cura di Alessandra Schiavon, è allestita nelle Sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana fino al 27 novembre e presenta documenti e fotografie provenienti da diversi archivi pubblici, 28 ottobre 2016. ANSA/UFFICIO STAMPA ++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++

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