Il Cile, la storia e la memoria: "La sottrazione" di Alia Trabucco Zerán è un esordio vero

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Filippo Maria Battaglia

IL LIBRO DELLA SETTIMANA Sur porta in Italia il debutto di una giovane autrice lotanissimo dalle mode italiane e in grado di imporsi grazie a una voce autentica e già definita

La cifra non è ufficiale, ma sembra comunque piuttosto credibile: in Italia le case editrici ricevono oltre tremila dattiloscritti al giorno.  Avete letto bene: tremila, in gran parte inviati da esordienti o aspiranti narratori che si sono affidati già una volta a un editore a pagamento. E cosa c’è dentro questi dattiloscritti? In genere, romanzi autobiografici o saghe familiari. 

Ho pensato subito a questi numeri quando ho iniziato a leggere “La sottrazione” della cilena Alia Trabucco Zerán (Sur, traduzione di Gina Masneri, pp. 186, euro 16,50) perché ho pensato che un esordio vero dovrebbe essere così. E non tanto per la storia, ma per il modo in cui è scritta e raccontata. 

Storia e memoria

Al suo debutto, Alia Trabucco Zerán ha deciso di affrontare il travagliato passato cileno di petto, ma non lo ha fatto nel modo più scontato. Ha creato tre personaggi (Felipe e Iquela, figli di ex militanti cileni, e Paloma, figlia di un’altra dissidente fuggita in Germania durante la dittatura di Pinochet), ne ha accennato la storia, li ha messi sulle tracce di una bara che non arriva mai. Ha affidato il racconto a due di queste tre voci, le ha intrecciate con un sapiente lavoro artigianale (perché la buona scrittura è, da sempre, buon artigianato). E ha parlato di memoria e di storia, senza mai esplicitarne il peso.

Una voce autentica e già definita

Ora, non sappiamo come sia arrivato alla casa editrice cilena che l'ha pubblicato, e non sappiamo neppure quanti manoscritti arrivino al giorno agli editori di Santiago. Di sicuro, sappiamo però che questo romanzo segna l'inizio di un percorso e di una voce autentica e già al suo esordio definita.

vitali fonseca

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