Emanuele Trevi a Sky Tg24: “La bruttezza in letteratura si annida nell’eufemismo”

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Filippo Maria Battaglia

I CONSIGLI DI LETTURA Lo scrittore e critico letterario torna in libreria con il romanzo "Due Vite" (Neri Pozza). E durante l'intervista sul nostro account Instagram dice:  "L’unica scrittura buona è la scrittura efficace, e cioè quella che ha una resa emotiva del mondo"

“Quando si è giovani si pensa che la letteratura sia uno stato della lingua con un suo codice, e non è un caso che quasi tutti i giovani scrittori cerchino parole letterarie. Poi, a un certo punto, a forza  di scavare (e soprattutto a forza di essere frustrati), si scopre che l’unica scrittura buona è la scrittura efficace, e cioè quella che ha una resa emotiva del mondo. Scrivere è innanzitutto una rappresentazione della voce”. E’ quanto racconta lo scrittore Emanuele Trevi durante i “Consigli di lettura”, la rubrica sui libri dell’account Instagram di Sky Tg24.

 

"Aprire la scrittura al fiato"

Da qualche settimana Trevi è tornato in libreria con Due Vite (Neri Pozza, qui la recensione), in cui rievoca il ricordo due scrittori, Rocco Carbone e Pia Pera. Un romanzo sull’amicizia dove frustrazioni, rimpianti e rimorsi si mescolano in una scrittura tagliente. Ed è proprio sulla scrittura che, secondo Trevi, si misura la sfida di una narrazione. “La bruttezza  in letteratura si annida nell’eufemismo”, spiega. Un buon scrittore deve invece “aprire la scrittura al fiato, alla voce. Perché la voce umana, che di per sé è un miracolo, è il veicolo delle nostre emozioni”.

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