Come saranno (o dovrebbero essere) le città del futuro?

Come saranno le città del futuro? E come possiamo renderle più sostenibili e più "leggere" per il pianeta? Secondo Ann-Sofi Rönnskog e John Palmesino, i curatori dell'edizione 2025 della Triennale di Architettura di Lisbona, uno degli eventi più importanti sul tema che ogni tre anni riunisce i più influenti progettisti, designer e artisti di tutto il mondo, la soluzione è quella di “agire insieme e ripensare il concetto di abitare nel mondo, pensando a noi non come singoli esseri umani che coabitano la Terra, ma come una vera comunità”. Il fil rouge che quest'anno guida la Triennale portoghese è una provocazione: “Quanto pesa una città?”. Rönnskog e Palmesino hanno provato a rispondere con un percorso espositivo di tre mostre - Spectres, Fluxes e Lighter – in grado di evidenziare i problemi più urgenti che affliggono le grandi metropoli del mondo e anche i più piccoli centri urbani, dall'inquinamento alla deforestazione, fornendo spunti di riflessione e possibili soluzioni per ridurre l'impatto ambientale. “Non possiamo che essere ottimisti sul futuro delle città. Dobbiamo capire che abbiamo tutte le soluzioni, tutte le capacità, tutta l'intelligenza per cambiare le cose. Dobbiamo solo decidere, e dobbiamo farlo insieme”, spiegano i due curatori a Sky Tg24 Insider. “Quando gli alberi perdono le foglie in autunno non significa che la foresta sta per essere sommersa dai propri detriti. Purtroppo, però, è esattamente ciò che sta accadendo alle città contemporanee: stanno affogando nei propri detriti”, sottolineano ancora Rönnskog e Palmesino. La soluzione è quindi "ripensare la città". "Con l'attuale sovrautilizzo delle risorse e con l'impatto che le nostre attività hanno sulla Terra, avremmo bisogno di sette pianeti per sostenerci. Ma ne abbiamo solo uno, e dobbiamo preservarlo", hanno rimarcato. Come descrivereste questa edizione della Triennale di Architettura di Lisbona? Questa edizione porta il pubblico a riflettere sulla città in modo un po' diverso. Noi ci siamo chiesti: quanto pesa una città? Il modo in cui abbiamo concepito questa Triennale è quello di cercare di far immaginare al pubblico qualcosa che non è possibile percepire, cioè una nuova dimensione degli spazi umani. L'obiettivo è quello di aprire una discussione sulla nuova dimensione della tecnologia. L'impatto tecnologico sul pianeta è di tale portata che è quasi un sistema auto-organizzato che opera secondo le proprie logiche. L'obiettivo è quello di renderlo una condizione della città: e ciò significa cittadinanza, convivenza. L'obiettivo è proprio quello di iniziare a riflettere sulla trasformazione della politica urbana, sulla trasformazione della città, che è lo scopo principale dell'architettura. L'architettura è, di fatto, la tecnologia della trasformazione della città. Vogliamo quindi proporre un concetto di architettura diverso: non una condizione che ci influenza in qualche modo, ma una condizione di convivenza. Il tema di questa edizione è “Quanto pesa una città?". Vi chiedo la stessa cosa: quanto pesa una città? Trenta trilioni di tonnellate. Si tratta di una stima del peso di tutti i materiali che sono stati utilizzati e impiegati dall'attività umana. E questa costruzione è avvenuta principalmente attraverso l'uso di combustibili fossili: petrolio, gas. Trenta trilioni di tonnellate è la massa totale della cosiddetta “tecnosfera”, cioè tutto ciò che tiene in vita gli esseri umani. “Quanto pesa una città?” è una provocazione che richiama all'azione, una domanda semplice che porta a riflettere sull'impatto dell'uomo sul mondo e un invito a ripensare le città. Una delle grandi sfide del nostro tempo è il cambiamento climatico. In che modo architettura e sostenibilità possono coesistere? Con l'attuale sovrautilizzo delle risorse e con l'impatto che le nostre attività hanno sulla Terra, avremmo bisogno di sette pianeti per sostenerci. Ma ne abbiamo solo uno, e dobbiamo preservarlo. Il processo di convivenza pacifica su un unico pianeta richiede davvero di ripensare la città. La prima sfida è legata all'immediatezza. In 3.000 anni, il livello globale del mare è aumentato di circa 10 centimetri. Nei prossimi 30 anni, aumenterà di circa un metro, e continuerà a salire ancora. Se riusciremo a rispettare gli accordi del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico, assisteremo a un innalzamento del livello del mare di 3,6 metri entro il primo secolo. Si tratta comunque di un'area che copre un territorio attualmente abitato da circa un miliardo di persone. Quindi la sfida, a nostro avviso, è quella di guardare alle aree che saranno coperte dal livello del mare e comprendere il ruolo dell'architettura in questo senso. L'architettura ha costruito quelle aree, le ha trasformate. Ora abbiamo a disposizione trent'anni per decarbonizzare la nostra società. E, secondo noi, dovremmo farlo proprio trasformando ciò che abbiamo costruito fino ad oggi. Siete ottimisti sul futuro delle città? Non possiamo che essere ottimisti. L'ottimismo è l'unica cosa che si può avere se si è esseri razionali. E se si è irrazionali, si può solo pensare che le cose andranno male. Dobbiamo capire che abbiamo tutte le soluzioni, abbiamo tutte le capacità, tutta l'intelligenza, tutte le istituzioni. Dobbiamo solo decidere. Se decidiamo di non farlo, penso che sarebbe semplicemente una catastrofe. Quando dico che dobbiamo decidere, intendo davvero tutti noi: dobbiamo farlo insieme. Oggi possiamo contribuire con le nostre piccole capacità a migliorare la biosfera, tutto ciò che è vivo. Penso che questa sia una vera sfida. E dobbiamo pensare a noi come a molteplici comunità di esseri umani, e non come singoli umani che coabitano la Terra. Ed è proprio questo che cercano di trasmettere le mostre di questa edizione, perché le abbiamo concepite come un esperimento mentale. Speriamo che lo spettatore rifletta su questo nuovo modo di agire nel mondo, affinché tutti noi possiamo riunirci attorno alla causa del futuro del pianeta. In che modo l'architettura può contribuire a plasmare un futuro più sostenibile e intelligente per le città? Quando in autunno gli alberi iniziano a perdere le foglie non significa che la foresta sta per essere sommersa dai propri detriti. Al momento però la città contemporanea sta affogando nei propri detriti. E i detriti sono causati principalmente dalla combustione di combustibili fossili. Per questo, dobbiamo imparare da ciò che James Lovelock e Lynn Margulis hanno chiamato “Teoria di Gaia” , che è un insieme molto complesso di cicli di riciclaggio. La tecnosfera, che è la fase in cui ci troviamo oggi, però non ricicla: forse riutilizza, ma non ricicla. Dobbiamo quindi trovare un'altra fonte di energia, e ne abbiamo in abbondanza. Un esempio è l'energia dal sole perché abbiamo luce in abbondanza. E forse è proprio questa la sfida del futuro: avere più luce. Fluxes, Spectres e Lighter sono le tre mostre principali di questa edizione. Qual è il loro obiettivo? L'obiettivo è quello di iniziare a riflettere su come intercettare una nuova dimensione di pianeta. E per farlo, abbiamo voluto coinvolgere un gruppo, una coalizione di pensatori, professionisti, architetti, artisti, filosofi, sociologi, geologi e poeti. Lo scopo è quello di avere più punti di vista per capire non solo quanto sia pesante una città, ma anche come renderla meno impattante. Voi siete i fondatori di Territorial Agency, qual è il suo obiettivo? Territorial Agency è un'organizzazione indipendente che riflette sull'idea dell'Antropocene , caratterizzato da tutte le istituzioni, le strutture sociali, le economie, le reti logistiche. Ciò a cui stiamo assistendo oggi altro non è che il feedback del sistema terrestre. E Territorial Agency opera affinché la politica del sistema mondiale funzioni e si combini con lo spazio del sistema terrestre. Il nostro obiettivo è, in definitiva, quello di capire come possiamo connetterci con le strutture in cui viviamo e con le quali interagiamo. Pensiamo quindi che l'architettura sia una pratica fantastica quando è al suo apice, perché è in grado di connettere le persone con gli spazi in cui vivono. Ed è proprio la svolta di cui abbiamo bisogno oggi. Quale messaggio volete trasmettere al pubblico attraverso questa edizione? Unitevi alla coalizione, cercate di capire quanto è pesante una città e in che modo è possibile renderla più leggera. Unitevi alla coalizione, alleggerite le vostre città.

Cosa vedere:

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Silvia Donnini