In città camminiamo più veloci di 40 anni fa. Anche per il cellulare

L’idea diffusa che nelle grandi città le persone camminino sempre più in fretta e che la vita urbana sia diventata più frenetica non è più soltanto un’impressione, ma recentemente è stata confermata da uno studio del MIT. La ricerca, pubblicata a fine luglio, per ora si è concentrata solo su alcune città americane, ma presto sarà estesa anche a 40 località europee per capire se le stesse trasformazioni osservate negli Stati Uniti abbiano carattere globale. Analizzando con l’intelligenza artificiale circa 600 ore di filmati girati nel 2010 in quattro luoghi simbolici di tre città americane e confrontandoli con riprese analoghe girate dal celebre urbanista William Whyte negli anni ’80, i ricercatori hanno riscontrato due tendenze chiare: la velocità della camminata media è aumentata del 15%, mentre le persone che si fermano a sostare negli spazi pubblici sono diminuite del 14%. Inoltre, le interazioni tra estranei in piazza o in strada sono diventate molto più rare: nel 1980 circa il 5,5% dei passanti si fermava in maniera spontanea, nel 2010 solo il 2%. Al contempo, un elemento rimasto pressoché stabile è la quota di persone che camminano da sole: il 67% negli anni ’80 e il 68% nel 2010. Secondo gli studiosi, questi cambiamenti riflettono una trasformazione del ruolo dello spazio pubblico, che è sempre meno un luogo di incontro e socialità e sempre più un mero “corridoio di passaggio". A loro parere, le cause potrebbero essere molteplici. Da un lato, l’uso dei telefoni cellulari ha reso superfluo l’atto di aspettare gli amici in piazza – un momento che poteva causare interazioni spontanee: oggi si fissa un appuntamento via messaggio e ci si muove in modo più rapido e mirato. Dall’altro – anche se si tratta di un fenomeno prettamente americano – la diffusione di catene come Starbucks e altri caffè ha spostato parte della socialità dagli spazi aperti a quelli privati, più confortevoli e protetti dagli elementi atmosferici. Negli anni ’80 questo tipo di locali era infatti quasi assente nelle città statunitensi. A loro volta, la gentrificazione e un diffuso aumento del reddito sono tra le concause di questi cambiamenti. Un nuovo strumento per l'analisi urbanistica Lo studio, pubblicato sul giornale accademico PNAS con il titolo “Exploring the social life of urban spaces through AI”, non solo documenta queste trasformazioni, ma propone un metodo innovativo di ricerca: l’uso di intelligenza artificiale tramite la computer vision per analizzare grandi quantità di filmati e categorizzare i comportamenti urbani. Questo approccio, che automatizza ciò che Whyte faceva manualmente annotando ore di pellicola, apre a nuove strade per capire come le persone vivono le città e per progettare spazi pubblici capaci di incoraggiare di nuovo la socialità. I ricercatori hanno infatti scovato alcuni luoghi dove il declino della socialità è avvenuto con minore intensità. Nonostante questa tendenza alla fretta e all’isolamento, l’esempio della grande scalinata del Metropolitan Museum di New York mostra che un design urbano ben concepito può ancora favorire l’aggregazione: anche se meno rispetto al passato, lì le persone continuano a fermarsi più che altrove.

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In città camminiamo più veloci di 40 anni fa. Anche per il cellulare

Gianluca De Feo