Carla Madeira: “Famiglia, il luogo in cui si riproduce la violenza"

Ha avuto bisogno di anni e anni per finire il suo primo romanzo, “L'amore è un fiume”, edito in Italia da Fazi, che l’ha resa celebre in Brasile e poi nel mondo. Ci ha descritto, quando l'abbiamo incontrata al Salone del Libro di Torino, il flusso impetuoso che la travolse rendendola incapace per lungo tempo di terminare il manoscritto. “Fui sopraffatta dai personaggi, sperimentai così la potenza della letteratura”. Nel 2014 quel libro che l’aveva logorata venne pubblicato con una tiratura limitata, una mancanza di fiducia per una cinquantenne esordiente, ma furono sufficienti una manciata di copie per innescare un passaparola inarrestabile. Dopo quella storia di un triangolo amoroso e di un naufragio familiare che ha tenuto centinaia di lettori incollati fino all’ultima pagina, Madeira si spinge ancora più giù nell’abisso delle relazioni familiari, raccontando la genesi della violenza domestica. Partiamo dal titolo. Perché ha scelto di intitolarlo “Preludio”? Parla di quello che succede prima dell’atto violento. La violenza non comincia mai nel momento in cui si compie, ma comincia con una serie di circostanze precedenti. Volevo che fossero al centro della mia storia. E poi c’è un secondo aspetto: la mia ricerca si concentra su quanto le famiglie siano responsabili di riprodurre l’atto. La famiglia è il primo luogo da cui la gente guarda il mondo. La violenza nasce lì. Carla Maderia, Cristina Rivera Garza, Camila Sosa Villada: tutte scrittrici centro e sudamericane che stanno portando alla ribalta la questione di genere. Possiamo parlare di un movimento letterario? E secondo lei perché questa concentrazione di voci? Penso che siamo immersi in una realtà, quella sudamericana, in cui dobbiamo ancora lottare fortemente per i diritti delle donne. La letteratura riflette questa necessità di affrontare questi problemi e di parlarne, perché la violenza di genere fa parte della quotidianità nei Paesi in cui viviamo: è una questione di risonanze. Una missione? No, non credo che la letteratura possa impegnarsi in alcuna dimensione utilitaristica, sebbene sia estremamente necessaria. Penso che, quando si comincia a scrivere con l’obiettivo di inviare messaggi o di realizzare un manuale di buona condotta, si corra sempre il rischio di fare cattiva letteratura. Penso che il ruolo della letteratura non sia quello di esaminare la realtà, ma di riflettere sull'umanità, su ciò di cui siamo capaci, su quali siano i nostri punti di forza e i nostri limiti. Si tratta di osservare quel particolare personaggio e di pensare a quel personaggio in una data circostanza, a cosa farebbe e cosa non farebbe. E da questa scrittura il lettore avrà spesso l'opportunità di capire meglio la propria realtà, se stesso. Cos’è per lei la leggerezza, che è il tema del Salone, e che apparentemente ha poco a che fare con il suo romanzo? La leggerezza è la capacità di guardare le cose della realtà senza essere annientati.

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Carla Madeira: “Famiglia, il luogo in cui si riproduce la violenza"