"Voce", dentro il nuovo spazio musicale della Triennale di Milano

A Milano nasce Voce, che recupera il piano terra del Palazzo dell’Arte, dove ha sede la Triennale. Un luogo che si propone di essere catalizzatore di novità, fucina di sperimentazione e posto dove ritrovarsi all’insegna della musica e del suono. Da dove nasce Voce: un po’ di storia Voce è un esperimento, nasce in un luogo che è, da sempre, un luogo di divertimento. Negli anni ’30 del Novecento – in occasione di una Triennale – aprirono qui dentro un dancing. Nel corso del tempo si trasformò e negli anni ’50 divenne la sede del punto di irradiamento del terzo canale Rai della radio; così come il Teatro della Triennale era lo studio sperimentale della nuova televisione italiana. Pescando da questo DNA, si trasformò in Piper negli anni ’60, infiammando le notti milanesi; fu allora che qui si esibì, era il giugno del 1968, Jimi Hendrix. C’erano 400 persone ad ascoltarlo, un evento che fece entrare questo locale nella leggenda. Infine, dopo un’accurata ristrutturazione, divenne l’Old Fashion, prendendo il nome in prestito da un famoso long drink a base di whiskey e soda, molto di moda in quel periodo. Voce: cos’è e quali sono i suoi obiettivi Voce è una scatola sonora all’apparenza molto semplice ma in realtà, potremmo dire, completamente ribaltabile, come se fosse – per fare un esempio – un cubo di Rubik. In effetti, Voce può diventare una installazione sonora; può diventare un club, un luogo di concerti; può diventare un luogo di ascolti, perché possiede un sistema audio sonoro che consente di risentire musiche che conosciamo, ormai appiattite anche per via del consumo che ne facciamo attraverso i diversi dispositivi, in un modo assolutamente straordinario; e questo anche grazie ai numerosi punti sonori posizionati lungo il perimetro della sala. Qui si potrà discutere di musica, nell’dea che la Triennale acquisisca una parte in più, cioè, quella del design sonoro, del design acustico. Quindi, ci saranno anche opere uniche che entreranno a far parte di una collezione vera e propria di canzoni o oggetti musicali, che creano un esperimento unico, perché non è ancora stato fatto nulla del genere, almeno in Europa. Del resto, rientra nella tradizione milanese di un’industria musicale molto forte, fin dagli anni ’20, dopo quella napoletana, che è diventata assolutamente egemone dal Dopoguerra in poi. L’industria musicale è a Milano, così come l’industria delle edizioni musicali. A Milano ci sono tutti gli operatori principali del live, così come la radiofonia principale. In più, qui nel capoluogo lombardo ci fu un esperimento che si considera centrale: lo studio di fonologia, del 1955, di Luciano Berio e Bruno Maderna, situato in Corso Sempione, con alcuni pezzi dello stesso conservati ora al Castello Sforzesco. Uno studio nel quale ebbero luogo i primi esperimenti di musica elettronica. Insomma, Voce riprende quella tradizione di architettura sonora e di design sonoro, diventando, appunto, una nuova voce della Triennale di per sé. Il progetto architettonico di Voce È un pezzo importantissimo del piano di riqualificazione dell’intero Palazzo dell’Arte iniziato qualche anno fa. Tre sono i principi fondamentali di questo piano. Innanzitutto, tornare all’essenza del progetto originario di questo palazzo, firmato dall’architetto Giovanni Muzio, rivisitato in chiave contemporanea; riqualificazione energetica; rifunzionalizzazione, ossia, spostare determinate funzioni e, in questo senso, cercare di fare innovazione. Anche il piano parco sta subendo una profonda ristrutturazione. Da tantissimo tempo nessuno lo ha visto, quella che era la visione di Muzio e qui si potrà scoprire un Muzio diverso da quello dei piani superiori, un Muzio inedito, in grado di stupire i visitatori. L’intero piano parco, dunque, è stato riqualificato, con punti di ristorazione, gallerie espositive, recupero dei giardini, per un totale di 2.500 mq interni e 7.000 mq di giardino, ripiantumato e rivalorizzato nel suo insieme. Voce, da solo, misura 300 mq, è indipendente ma fortemente interconnesso con i percorsi di Triennale. È, però, indipendente perché ha una sua uscita, i suoi servizi e tutto ciò che può renderlo autonomo rispetto al resto del Palazzo. Il suono, la luce, l’arredamento di Voce Voce è una scommessa molto complessa, per rispondere a un’architettura che conserva lo scheletro del Palazzo voluto da Giovanni Muzio e in realtà tornato utile in questo progetto. La questione era per quale musica dovesse essere adatto: da Bach, al noise, all’elettronica. O alla funzione: tipo di ascolto diurno, performance serali, posto dove poter ballare. Tutto ciò ha portato a ridurre all’osso il concetto architettonico, rendendo questo luogo privo di immagini, focalizzato sul suono, uno spazio aniconico, che consentisse di potersi dedicare interamente al suono, con un’estetica dedicata del suono, creando un posto dove non soltanto emettere il suono ma dove esporlo. Uno spazio elastico, fatto di stratificazioni infinite, con sedici chilometri di cavi posati all’interno dei 300 mq di Voce. I tecnici, tenendo conto dell’ossatura di Muzio, della sua forma asimmetrica, si sono concentrati su una sorta di altare, rappresentato dal muro del suono, che è stato disegnato espressamente per Triennale in tutti i suoi microcomponenti, anche nella sua estetica di design da Giorgio Di Salvo, con tutto il sistema acustico, poi, ricontrollato con Lucio Visentini, che ha riportato il Teatro dell’Arte alla sua acustica. Anche allo studio delle luci si è posta molta attenzione, è una luce architetturale che può, però, svolgere molteplici funzioni, senza essere invasiva. Stessa attenzione è stata posta alle sedute, che devono – evidentemente – servire ed essere comodo per l’ascolto ma si devono spostare, liberare lo spazio, unirsi; grazie a un sistema modulare che ricorda le onde sonore e che si va a ricomporre. A seconda delle funzionalità della sala. Stefano Boeri – Presidente di Triennale Come è nata l’idea di recuperare questo spazio? Abbiamo un teatro, abbiamo spazi per le immagini, per la pittura, per la scultura, per mostre; ci mancava un luogo per la musica, che fosse, però, come succede in Triennale un luogo unico, dove si può fare musica, produrre musica ma, soprattutto, ascoltare musica in condizioni acustiche, oggi, credo, uniche in Europa. Voce a chi si rivolge? Questo è un luogo aperto a tutte le possibili forme musicali, è un luogo dove si potrà ascoltare musica, dove si potranno fare degli eventi dal vivo, dove si potrà produrre musica. Un giardino, molto ampio sarà anche un luogo dove d'estate e in generale nei mesi più caldi, questo spazio si potrà estendere. È molto bello, è uno spazio pubblico, uno spazio aperto a tutti ed è anche uno spazio dove noi abbiamo un progetto molto ambizioso, che è quello di costruire la prima collezione di opere uniche di musica al mondo. Un luogo dove autori diversi offrano opere che poi resteranno soltanto qui e potranno essere ascoltate soltanto qui. Che effetto le ha fatto quando lo ha visto finito? Ne ho avuta un’impressione bellissima. Il lavoro che è stato fatto da Carlo Antonelli e Luca Cipelletti, con la “regia” di Carla Morogallo è eccellente. Ha rispettato l’architettura di Giovanni Muzio, l’architetto che ha creato questo palazzo e verso cui noi, come dire, stiamo tornando, in un certo senso. L’ho detto sin dal 2018, quando abbiamo cominciato a lavorare in Triennale, che Triennale è un edificio straordinario, che andava riportato un po’ ai suoi caratteri originari. Tutto questo piano terra sarà una sorpresa straordinaria per tutti, a partire dall’imminente estate. Carla Morogallo – Direttrice generale Triennale Che cosa significa l’apertura di Voce, per Triennale? Questo è davvero un momento storico per Triennale Milano, che riacquisisce uno spazio di straordinaria progettualità dedicato alla musica. Dal 1933 questo spazio era stato dedicato al dancing, negli anni '50 diventato il Piper e oggi - possiamo dire che è riconnesso pienamente alla straordinaria visione culturale di Triennale che dà ancora più forza e concretezza a quella intersezione fra le discipline, permettendo, quindi, alla musica di assumere un ruolo predominante e protagonista. Questo spazio si riconnette in maniera coerente a un lavoro di riqualificazione di tutto il palazzo, che abbiamo avviato nel 2018; che lo scorso anno ha dato vita a Cuore, centro studi e archivio permanente, inaugurato a febbraio e proseguirà all’insegna di uno sviluppo ulteriore di tutto il piano parco che presenteremo insieme alla prossima Esposizione internazionale il 12 maggio. Quale sarà l’effetto sul pubblico? Credo che ci saranno sorpresa e stupore, perché questo spazio non è soltanto dedicato al suono e alla musica ma uno spazio di vera e pura sperimentazione contemporanea. Non è usuale, anzi, credo che Triennale sia l’unica istituzione culturale che è stata in grado di restituire alla musica uno spazio, una casa così particolarmente strutturata anche dal punto di vista tecnico e contemporaneo. Immaginiamo grandissimo stupore e grandissima partecipazione attiva, che potrà – quest’ultima – anche contribuire ad aggiungere valore e contenuto a quella che sarà la nostra programmazione.

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