Da Milano a New York, i dieci anni del Bosco Verticale

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Cristiana Mancini

Cristiana Mancini

Per celebrare i dieci anni del Bosco Verticale, Stefano Boeri ha presentato a New York un libro che ne racconta la sua storia. Un progetto che, fin dalla sua creazione, è diventato una fonte d'ispirazione ed esempio per molti architetti di fama mondiale. Lo raccontiamo per la rubrica FLASH

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In soli 10 anni è diventato un’icona: il Bosco Verticale è l’edificio-prototipo dell’architettura della biodiversità. Lodato, celebrato e preso ad esempio. Criticato, a volta, per non essere un progetto alla portata di tutti. Come uno dei suoi alberi, però, il Bosco cresce e cambia, così tanto gli elogi quanto gli appunti sono serviti per renderlo più grande e più forte.

Bosco Verticale: da Milano a New York, un decennio di innovazione verde

Da Milano i creatori del Bosco sono arrivati a New York, per fare il punto e ragionare sulle sfide future. Per l’occasione è stato realizzato un libro, edito da Rizzoli e curato dallo studio Stefano Boeri Architetti, che ripercorre la storia del progetto.

“Dieci anni rappresentano un traguardo importante”, racconta Boeri, “perché il Bosco Verticale è stato un esperimento, e come nella ricerca scientifica gli esperimenti richiedono tempo per poterne misurare gli effetti, i risultati, le reazioni, le conseguenze, e infine per poter essere testati. In questi dieci anni”, sottolinea ancora Boeri, “abbiamo fatto questo, abbiamo cercato di capire cosa stesse accadendo agli alberi, alle piante, agli insetti, agli uccelli e agli umani che abitavano in questo strano ecosistema a Milano”.

Stefano Boeri a New York: il Bosco Verticale come modello per le città del futuro

All’interno della storica libreria italiana Rizzoli di Midtown Manhattan sono venuti in molti per assistere alla presentazione. Tanti italiani, certo, ma soprattutto cittadini della Grande Mela, tra cui alcuni dei più illustri architetti americani viventi, curiosi e pieni di domande per gli architetti venuti dalla lontana Milano. Le domande ruotano attorno al Bosco Verticale, esattamente come se – a seimila chilometri di distanza – l’intera platea stesse passeggiando attorno al mosaico verde delle sue facciate, interrogandosi sulle origini e le potenzialità di un progetto “aperto”. Ci si interroga soprattutto sulla fattibilità e la realizzazione di un edificio simile a New York, la patria dei grattacieli.

“L’idea di vedere le piante crescere a duecento, trecento metri”, dice Boeri, “e dimostrare che questo è possibile è una sfida che possiamo accogliere. Quello che abbiamo capito lavorando così a lungo sulla natura, sul rapporto tra natura vivente e architettura, è che questo è possibile”.

Architettura e natura vivente, appunto. Il legame tra questi due aspetti, e l’intuizione su come stringerlo più saldamente, è ciò che in questi dieci anni ha garantito al Bosco Verticale premi e riconoscimenti. L’edificio è stato eletto a simbolo dell’undicesimo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile dell’ONU.

“Il Bosco Verticale”, spiega Boeri, “è uno dei modi con cui oggi dobbiamo pensare alla transizione ecologica e soprattutto intervenire nelle nostre città, che sono città fatte di asfalto, di vetro, di cemento, dove il verde è o recintato o espulso. Eppure c’è sempre più bisogno della presenza degli alberi: gli alberi danno ossigeno, assorbono l’anidride carbonica, assorbono i veleni delle città. Gli alberi hanno una funzione fondamentale: fanno ombra, riducono il calore. Il calore è una delle grandi questioni dei prossimi anni, quando guardiamo alle città”.

L'onda verde del Bosco Verticale: progetti in Europa e oltre

Così il Bosco Verticale ha tenuto le proprie radici ben salde nel terreno di Milano, ma ha allargato la propria chioma in tutto il mondo, come spiega Francesca Cesa Bianchi, Partner e Director dello studio Stefano Boeri Architetti.

“Negli ultimi dieci anni lo studio ha sviluppato circa 200 progetti: in Europa, Nord Africa, Cina e Sudamerica. Non c’è un mercato specifico. Circa tredici progetti sono stati già completati, ma ce n’è un’altra quindicina in fase di progettazione. In Europa si sta lavorando molto in Olanda, Francia e Belgio”.

Il fiore all’occhiello la torre di Eindhoven in Olanda, che è stata progettata per accogliere prevalentemente un’utenza a basso reddito e adatta quaindi il modello del Bosco Verticale all’edilizia sociale.

“E’ una risposta alle critiche mosse negli anni al Bosco Verticale”, spiega Francesca Cesa Bianchi, “quando è stato sostenuto che si trattasse di un edificio accessibile solo ad un determinato tipo di popolazione, molto facoltosa. Il Bosco Verticale di Eindhoven, essendo un social housing, è accessibile a tutti, è abitato da giovani coppie, studenti, artisti. Ma non ci si ferma qui: progetti simili sono in via di realizzazione anche in altre città. Pensiamo sia importante fare in modo che i benefici di vivere a contatto con la natura non siano un privilegio di pochi, ma un beneificio per tutti”.

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