Cosa leggere ai bambini? Un volume consiglia 101 libri imperdibili da 0 a 7 anni

Non è mai troppo presto per avvicinarsi alla lettura e i benefici del leggere storie ai bambini sono noti. Su questi aspetti, ormai assodati, si è sviluppata anche una ricchissima fetta di mercato editoriale, che si rivolge alla primissima infanzia e affolla gli scaffali delle librerie. Ma perché leggiamo a bambini, anche piccolissimi? E cosa vale la pena di leggere? A fare chiarezza sul tema ci pensa ora il volume, in uscita il 1° aprile, "101 libri da leggere prima dei 7 anni" di Maria Polita, studiosa esperta di letteratura per l'infanzia e fondatrice del sito dedicato al settore Scaffale Basso. "La lettura – dice a Sky Tg24 – è uno strumento per permettere ai bambini di raggiungere le storie, la letteratura, qualcosa che apre progressivamente occhi e interessi dei più piccoli, che risponde alle loro domande. La lettura ad alta voce, inoltre, è un atto di cura, un modo per stabilire una relazione. Non leggiamo, insomma, ai nostri figli, come alcuni credono, per farli diventare più intelligenti, ma per prenderci cura di loro". Una relazione che passa, fin dalla gestazione, attraverso lo strumento della voce, anche quando il bambino non ha ancora la capacità di comprendere il senso di quelle parole. Un canone di libri per l’infanzia Da qui l’idea di proporre un canone di libri per l’infanzia. Una selezione che conduce il lettore a scoprire che si può parlare di vera e propria letteratura anche quando si tratta di libri pensati per i bambini e che tiene conto delle specificità di ogni fascia di età. Ecco allora che tra i “101 libri da leggere prima dei 7 anni” compaiono le filastrocche della raccolta Mammalingua di Bruno Tognolini, pensate “per i neonati e per la voce delle mamme”, dove più di tutto contano la sonorità e le emozioni che la mamma può trasferire al bambino, o le opere di Tana Hoban pensate per bambini di pochi mesi, che riproducono in bianco e nero forme stilizzate della quotidianità. E ancora i libri tattili o quelli fotografici, come Ciccì Coccò di Bruno Munari, con la sua geniale intuizione di proporre a bambini piccoli scatti in bianco e nero che ritraggono loro coetanei, accompagnati da testi ritmati e dai suoni ripetuti, perfetti per far divertire i piccoli di uno-due anni. Oppure mostri sacri come lo scrittore e illustratore Maurice Sendak e la scrittrice svedese Astrid Lindgren o la nostra Beatrice Alemanga, autrice e illustratrice contemporanea pluripremiata. L’equivoco dei libri “aspirina” Da evitare invece, secondo Maria Polita, quelli che ironicamente definisce "libri aspirina": "Libri pensati per rispondere alle ansie degli adulti e che vogliono trovare una soluzione a una serie di passaggi fisiologici della crescita, come togliere il pannolino, abbandonare il ciuccio, superare la paura del buio". "Chiunque abbia provato a ricorrere a questi testi – dice Polita - sa che non funzionano e rischiano anzi di far associare le storie a qualcosa di spiacevole, con il rischio di far nascere il rifiuto della lettura". A questo filone appartengono anche i libri nati con il proposito di insegnare ai bambini a gestire le emozioni. Anche qui "nella totalità dei libri appositi c’è una estrema banalizzazione del mondo interiore dei bambini e la gestione delle emozioni viene presentata come un problema da risolvere. Ma l’interiorità è difficile da catalogare e in realtà le belle storie parlano già di emozioni e le raccontano con tranquillità, come qualcosa che fa parte della vita". La lettura in autonomia e gli errori da non fare La seconda parte del volume è poi dedicata quel passaggio delicatissimo in cui il bambino comincia l’apprendimento della lettura autonoma. "In questa fase – dice Polita - diventa importantissimo non far percepire la lettura come un obbligo e bisogna tutelare il piacere dell’incontro con la letteratura, senza ricatti didattici. La capacità tecnica di leggere non deve andare a discapito di cosa si legge. Anche per questo è importante non abbandonare la lettura condivisa, anche perché le capacità del bambino di decifrare un testo scritto saranno molto diverse dal suo livello di comprensione di un testo ascoltato". Si può dunque continuare a leggere insieme testi più complessi e proporre per la lettura autonoma testi più semplici ma che siano sempre capaci di suscitare l’interesse dei piccoli lettori. E se poi il bambino fosse attirato da testi giudicati "brutti" dall’adulto, niente paura. "L’importante è offrire una ‘bibliodiversità’, all’interno della quale il bambino possa sempre scegliere, incontrando testi che lo rassicurano e altri dove possa trovare maggiore qualità".

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