Batman: L'Era Oscura, Mark Russell porta Bruce Wayne in Vietnam
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Ambientato nello stesso contesto narrativo di Superman: L'Era Spaziale ma in un altro universo, l'ultimo fumetto dell'autore americano per la DC Comics è una rivisitazione del mito di Batman inserita nella storia americana tra gli anni 60 e 70
Se Superman è luce e speranza, Batman è oscurità e tensione. Così, dopo aver cesellato il suo Superman: L’Era Spaziale intorno a un decennio di ottimismo e fiducia nel futuro, Mark Russell ha giustamente spostato le lancette del tempo avanti di dieci anni per calare Batman: L’Era Oscura in quella fase della storia americana, a cavallo tra i Sessanta e gli Ottanta, fatta di speranze disattese, guerra, degrado, violenza, malcontento e contestazione.
Il talento di Mark Russell
Batman: L’Era Oscura (Panini Comics, cartonato, 264 pagine a colori, 30 euro) gode come il suo già citato predecessore, con cui condivide l’ambientazione temporale pur essendo ambientato in un universo differente, di tutta l’arte e la maestria di Mike Allred, oltre che di una scrittura senza dubbio ispirata in ciò che a Russell riesce benissimo: prendere personaggi iconici di fumetti e cartoon, supereroi o meno, e usarli come strumenti per raccontare la storia dell’umanità, analizzare la società, fare satira sociale.

Batman secondo Mark Russell
Il Bruce Wayne di Batman: L’Era Oscura condivide col suo omologo canonico il trauma primigenio, la perdita dei genitori, ma segue poi uno sviluppo diverso, più realistico, calato negli eventi storici che sconvolsero l’America tra gli anni ’60 e ’70. Ragazzo perduto, Bruce vive una adolescenza di forte ribellione, con Alfred che fatica a educarlo, finisce persino in carcere più volte, viene allontanato dalla Wayne Enterprises da un cda che vede nel suo carattere irrequieto un eccellente pretesto per escluderlo dall’azienda che ha ereditato, finisce in Vietnam e torna profondamente cambiato, deciso a portare avanti il lascito del padre e a perseguire il suo sogno di una Gotham migliore.

Sull'orlo del baratro
Ma Gotham e gli Stati Uniti vanno in un’altra direzione, verso un baratro di incertezza e criminalità da cui sembra non esserci uscita, mentre l’universo, pardon, gli universi, si approcciano al collasso di Crisi sulle Terre Infinite. Così, se la nascente Justice League sarà impegnata nel difendere il Multiverso intero dal disastro totale, Batman si chiuderà sempre più in se stesso, pensando esclusivamente alla salvezza di Gotham.

I ricordi di Bruce Wayne
A raccontare la storia è lo stesso Bruce, anziano e incanutito, in un futuro molto vicino al nostro presente. Ricoverato all’Arkham Asylum e alle prese con i primi sintomi di demenza senile, Bruce viene spinto a ricordare ciò che è stato prima che la memoria gli venga cancellata del tutto. Ma i suoi ricordi sono ingannevoli, la malattia incipiente, e alcuni pezzi del puzzle potrebbero essere profondamente diversi da come li ricorda lui.

I disegni di Mike Allred
Il tratto cartoonesco vintage di Allred calza ancora una volta perfettamente sul racconto, così come il design di Batman, che ricorda la versione precedente il restyling di Neal Adams, sostanzialmente padre del Batman moderno. Spettacolare il lavoro sulle ambientazioni, in particolar modo quelle indocinesi, che rievocano potentemente i templi della Cambogia, e la avveniristica Gotham del futuro.
Un inno alle seconde chance
Russell gioca ancora una volta abilmente con la psicologia e la caratterizzazione originale dei personaggi, riesce a sfruttarne le caratteristiche fondamentale modellandole per i propri fini narrativi senza per questo mancar loro di rispetto. Il suo Bruce Wayne è solitario e tormentato, ma anche se la storia si dipana in atmosfere profondamente cupe, si apre poi a un finale riconciliatorio che sembra quasi un inno alle seconde occasioni. E poco importa, alla fine, se è tutto vero o è solo nella mente di Bruce Wayne, a ogni singolo lettore la libertà di scegliere in cosa credere.
