Ryuichi Sakamoto, l'uomo che vedeva il suono e sentiva il tempo

Sono davvero pochi gli artisti contemporanei che sono riusciti a far dialogare musica, tecnologia e arti visive espandendo i confini dell'espressione creativa. Uno di questi è stato sicuramente Ryuichi Sakamoto, musicista, autore premio Oscar di memorabili colonne sonore, attivista, attore e creatore di installazioni multimediali, scomparso dopo una lunga malattia nel 2023 a 72 anni. In queste settimane il Museo di Arte Contemporanea di Tokyo presenta la mostra “Ryuichi Sakamoto: Seeing Sound, Hearing Time”, la più grande esposizione mai tenutasi in Giappone dedicata all’opera del visionario compositore e artista. Chi era Ryuichi Sakamoto Ryuichi Sakamoto ha attraversato gli ultimi 50 anni della musica contemporanea globale passando dal pop elettronico alle grandi composizioni sinfoniche, dal jazz alla musica brasiliana e combinando creativamente tutti questi linguaggi anche con l'arte visiva. All'inizio degli anni 80 diventa un'icona della cultura nipponica e un pioniere della musica elettronica con la Yellow Magic Orchestra, introducendo in Giappone sonorità d’oltreoceano e anticipando il synth-pop britannico . Nel 1983 firma la sua prima colonna sonora del film “Furyo ”, diretto da Nagisa Oshima, di cui è anche attore, insieme a David Bowie, da cui è tratta la sua canzone più celebre “Forbidden Colors” cantata da David Sylvian. Seguirono poi molte altre composizioni e colonne sonore tra cui alcune per le pellicole di Bernardo Bertolucci: “Il tè nel deserto”, “Piccolo Buddha” e “L’ultimo Imperatore” - con quest’ultimo film vinse un Oscar insieme a David Byrne. E poi tante collaborazioni con Peter Gabriel, Caetano Veloso, Jacques Morelembaum, Cesaria Evora e Youssou N'Dour solo per citarne alcuni. Una mostra sul suono come esperienza spaziale A partire dagli anni 90 Sakamoto inizia a sperimentare con alcuni rivoluzionari spettacoli multimediali e, successivamente negli anni zero, attraverso delle installazioni sonore immersive, spingendo i limiti del suono e degli spazi. Ed è proprio quest'ultima parte della carriera che viene raccontata nella mostra “Ryuichi Sakamoto: Seeing Sound, Hearing Time” attraverso dieci installazioni sonore e dinamiche che spingono i confini della musica e dell'arte multimediale fondendo la composizione classica con l'innovazione elettronica e integrando elementi visivi e spaziali nei suoi esperimenti sonori. Questa è la prima grande mostra in Giappone dedicata a questo aspetto della carriera di Sakamoto, che offre ai visitatori un'esperienza sensoriale e in cui l'artista giapponese esplora il suono come esperienza spaziale. Molte delle opere qui esposte – alcune delle quali già viste anche a Londra e a New York – indagano le modalità con cui installare il suono in un contesto espositivo per liberarlo da un'esperienza lineare del tempo. Il piano sopravvissuto a tsunami, Fukushima e sisma e la "Scultura di nebbia" Una delle installazioni più interessanti è il riallestimento della struggente IS YOUR TIME : il protagonista dell’opera è un pianoforte – sopravvissuto allo tsunami, a Fukushima e al grande terremoto del Giappone Orientale del 2011 – che riemerge dall’acqua gravemente danneggiato. Il piano non ha più la capacità di suonare musica creata dalle mani dell’uomo, ma solo di restituire il suono proveniente dalla terra. Gli altoparlanti e la luce dei pannelli Led allineati su entrambi i lati della sala diffondono i suoni riarrangiati dall’album di Sakamoto “async” , mentre lo «tsunami piano» è collegato a una macchina che misura i movimenti sismici della terra, visualizzati dai Led. Un'altra opera da segnalare si trova sulla Sunken Terrace, all'esterno del museo, ospita una «scultura di nebbia» realizzata in collaborazione con Shiro Takatani e Fujiko Nakaya che crea una fusione ultraterrena di elementi naturali e sintetici. Nel cortile i dati delle onde elettromagnetiche di telefoni cellulari, Wi-Fi e digitale terrestre sono raccolti da antenne che li convergono in immagini e suoni in tempo reale: tutti questi flussi di onde elettromagnetiche presenti nella metropoli, che generalmente non sono percepibili dagli esseri umani, sono resi visibili e udibili attraverso display led e altoparlanti. Ogni installazione presente nella mostra è un esercizio per rappresentare il suono come “scultura sul tempo”: in fondo l'obiettivo principale di Sakamoto è sempre stato quello di trovare nuove forme musicali che trascendono lo spazio, i confini e il tempo.

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